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Il lungo addio - Parte 2

Creato il 03 giugno 2010 da Lilloarzillo
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Erano in viaggio da circa mezz’ora sulla statale litoranea, una lingua d’asfalto che separava dune sabbiose da un susseguirsi di alberi d’ulivo e vitigni. L’auto procedeva ad andatura sostenuta, e il gran caldo era in parte mitigato dalla brezza che inondava l’abitacolo. Ad un tratto, Nemico riconobbe alla radio una canzone cui era affezionato. Il testo raccontava di due vecchi amici e del rapporto che li legava; il guidatore si rivolse al suo passeggero: 
- Ascolta questa gli disse, mentre alzava il volume.
Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo, venticinque anni son tanti e diciamo un po' retorici che sembra ieri. Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato: io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai. 
Nemico si lasciò assorbire dal testo, e venne investito da un turbinio emozionale. Lui, il principe dei Cattivi, figlio di Doktor Terror e nipote dell’Avvocato del Diavolo, sentiva quasi i suoi occhi inumidirsi.
Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita, come l'avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre. 
Ormai stringeva le labbra per non tradire la sua emozione. Il parallelismo tra la canzone e il suo rapporto con Party Boy era lampante, tant’è che si aspettava da un momento all’altro di vivere una di quelle manifestazioni di affetto amicale così rare da rimanere scolpite nella memoria.
Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire, sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l' estate. 
Nemico aveva alzato bandiera bianca. Stava per commuoversi, quando Party Boy si girò verso di lui. Era chiaro che stava per dirgli qualcosa. Nemico pendeva speranzoso dalle sue labbra.
- Mamma che palle, ma non possiamo mettere i Guns’n’Roses? 
In un primo momento, Nemico si sentì spiazzato da quell’uscita apparentemente così fuori luogo. Subito dopo esplose in una fragorosa risata, che continuò anche dopo che l’inconfondibile riff di “Welcome to the jungle” venne sparato fuori dalle casse dello stereo. Il pragmatismo estremo che contraddistingueva Party Boy aveva prevalso ancora.
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