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Il M5S sulle montagne russe, ma questo non e' il Luna Park...
Creato il 12 giugno 2013 da David AsìniHo ascoltato con un certo fastidio le critiche a Grillo, per le scelte fatte nell'elezione del Capo dello Stato. Non che non siano stati fatti errori, strategici e di comunicazione, ma mi sembrava oltremodo indecoroso attaccare chi si era prodigato per imporre il movimento a essere cosi decisivo nella vita politica di questo paese. Mi pareva quasi come quel giocatore bravissimo, al quale i tifosi, al primo errore sotto porta, voltassero le spalle senza pensarci due volte. Nessuno poteva prevedere quali potevano essere le conseguenze dell'appoggio ad oltranza al candidato Rodotà; e se il Pd, in un impeto di decenza, lo avesse appoggiato? Non sarebbe stata una rivoluzione, questa volta vera, per questo paese? La questione non è, come raccontano, i presunti passi falsi o i miracoli elettorali di Grillo, ma il percorso che, necessariamente, deve portare a meccanismi di scelte condivise e trasparenti all'interno del movimento. Il peso, enorme, di tutte le scelte strategiche, di tutte le prese di posizione necessarie a stretto giro di avvenimenti, metterebbero chiunque in difficolta', offuscandone i ragionamenti e le capacita' analitiche. È quello che sta succedendo. Sostenere Gabanelli for president, e dire che non è una giornalista libera, nell'arco di due settimane, non è solo incoerente; è un suicidio politico. Stesse dinamiche, più o meno negli stessi tempi, per Rodotà. E pure la questione tv non tv ha subito gli umori mutevolissimi del "capo", e quelli ancor più mutevoli degli elettori. Così, non si può andare avanti.E non perché non si possano commettere errori, ma perché la responsabilità degli stessi deve essere condivisa. C'è gia un movimento in cui decide tutto il fondatore, e si chiama Forza Italia. Forte alle politiche nazionali, nullo sul territorio, guarda caso lo stesso destino del M5S. E mentre le dichiarazioni di Beppe viaggiano sulle montagne russe, il "governo" Letta guarda, da una rilassata e distaccata posizione di pseudocomando, l'Italia affondare. Il melodramma, tanto amato dai "telemorenti" sulla crisi e la povertà, da farsa si sta trasformando in tragedia reale. Stiamo diventando un paese triste, sospettoso, rancoroso.In mezzo a questo putiferio, le conflittualità dell'unico movimento reale espressione del desiderio comune di cambiamento, ne bloccano e circoscrivono l'azione. Grillo ha chiesto un referendum su di sé, ma non è questa la maniera di affrontare la questione. Meccanismi trasparenti che garantiscano la partecipazione degli iscritti alle decisioni politiche sono improcrastinabili; chiunque abbia un po di lucidità lo può vedere. E pare senz'altro necessaria la presenza del fondatore, che aiuti il neonato movimento a camminare sulle sue gambe, senza avere la pretesa di direzionarne ogni passo.La questione non è se Grillo sia necessario o meno, ma in quale ruolo sia piu utile al movimento: quello del padre padrone, o quello del padre nobile, fuori dalla mischia, le cui parole, pronunciate di rado, abbiano tutto il peso e l'autorevolezza di cui può essere portatore. Il problema, più che politico, pare psicologico. L'incapacità di "lasciar andare" la creatura, è esclusiva responsabilita' del creatore, chiamato allo sforzo di saper riconoscere tra interessi collettivi e personali, magari subconsci. E poco importa se errori verrano commessi, e se i simpatizzanti voteranno in maniera imprevedibile: sono i rischi della democrazia. È necessario che Grillo riponga nella capacita di giudizio della base, la stessa fiducia che gli è stata concessa.Possiamo "crescere", con uno sforzo comune, o lasciare il paese in balia di se stesso, con il giovane ed il vecchio Letta a garantire interessi di casta bipartizan e null'altro. Fai un referendum con te stesso su questo Beppe; cosa è meglio?
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