In uscita per Kleiner Flug, “La notte che arrivò l’inverno” è una raccolta di nove brani estratti da “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov, ritradotti, musicati dai Musica ex Machina e illustrati da Francesco Frongia.
Francesco Frongia è uno dei fondatori dell’Associazione Culturale Mammaiuto e del sito Mammaiuto.it. Ha realizzato fumetti per Coniglio Editore, Pulp Libri, Giunti Editore. E’ stato tra i fondatori dell’ l’Associazione Culturale Double Shot con la quale ha pubblicando i libri illustrati “Materiali ai margini di un viaggio” e “Appendice Illustrata ai Materiali” e partecipato all’antologia “Fascia Protetta”. Per Kleiner Flug ha disegnato il fumetto “Giotto” scritto insieme Claudia Tulifero. Insegna alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze. Il suo blog è viafracastoro.blogspot.it.
GIOTTO
Ciao Francesco, benvenuto. Parliamo per cominciare di Giotto, il volume precedente a “La notte che arrivò l’inverno”, sempre per Kleiner Flug. Dalla scelta narrativa che tu e Claudia Tulifero avete operato (raccontare una giornata lavorativa dell’artista nella chiesa di Santa Croce a Firenze) e anche dai contenuti del volume, come il glossario finale, è evidente la presenza, a monte, di un forte lavoro di documentazione: oltre al citato “Libro dell’arte” di Cennino Cennini, quali fonti avete consultato? Visto che tu risiedi a Firenze, durante la realizzazione delle tavole hai effettuato dei “sopralluoghi” nelle cappelle della Chiesa di Santa Croce affrescate da Giotto?
Si, certamente abbiamo fatto dei sopralluoghi in Santa Croce per renderci conto dal vivo delle dimensioni del luogo. Per quanto riguarda la documentazione a cui ci siamo riferiti, abbiamo utilizzato come fonte iconografica soprattutto un set di fotografie di Alinari (comprato al mercatino dei Ciompi per pochi euro) in cui la cappella Bardi appariva ancora con l’aspetto che aveva prima del restauro con le ricostruzioni del pittore Bianchi quindi precedenti al 1958, anno in cui queste ricostruzioni furono eliminate.
Le pitture infatti nella prima metà del ’700 erano state scialbate (ricoperte da una imbiancatura) e danneggiate dall’aggiunta di monumenti. Il pittore restauratore Bianchi nel 1849-50 riportò alla luce le pitture e ridipinse le parti perdute.
Nel 1958-9 le ridipinture furono rimosse durante il restauro di Leonetto Tintori.
Naturalmente la gran parte delle informazioni tecniche sul cantiere e sulla pittura ad affresco sono dovute all’esperienza di lavoro di Claudia Tulifero come restauratrice di opere d’arte e copista di tecniche antiche.
Ritengo che uno dei motivi di riuscita dell’”esperimento Giotto” sia il potenziale didattico che ha il volume che potrebbe essere tranquillamente usato, nelle scuole primarie e secondarie, quasi come compendio ai libri di testo di storia dell’arte per gli studenti che per la prima volta si avvicinano alla figura di Giotto e a quel periodo storico. Durante la realizzazione dell’opera avete mai pensato a questo aspetto e, in generale, cosa pensi del medium fumetto in chiave didattica?
Ho iniziato il mio lavoro come illustratore grazie a Giuseppe Palumbo e lo Studio Inventario realizzando libri di didattica per le scuole. In generale lavoravo su testi di altri. Giotto mi sembrava la buona occasione per realizzare un libro di didattica utilizzando appieno il medium fumetto, unendo “fiction” e informazioni tecniche, fumetto e illustrazione. Penso che il fumetto come linguaggio sia in grado di veicolare contenuti complessi con una fruibilità immediata.
Nella storia l’uso del bianco e nero ho trovato una scelta narrativa precisa: il bianco e nero sottolinea l’ipotetica realtà narrativa della vostra storia, mentre il colore entra in scena in presenza degli affreschi, dato certo e nota reale rispetto alla ricostruzione da voi effettuata.
Siamo perfettamente d’accordo, questo era il nostro intendimento e sono molto felice che questo traspaia dalla lettura e sono altresì felice che un editore abbia creduto a un progetto che unisca fumetto, illustrazione e affreschi accordandomi la massima libertà. Per inciso la parte a colori è stata realizzata fotografando gli affreschi realizzati da Claudia Tulifero e montandoli digitalmente.
LA NOTTE CHE ARRIVO’ L’INVERNO
Passiamo a “La notte che arrivò l’inverno”. Ho avuto modo di scoprire dalla tua voce come è nato e si è sviluppato il progetto. Vuoi riassumerlo per i lettori?
Si tratta di un libro illustrato e a fumetti con allegato un CD del quartetto jazz Musica ex Machina (www.musicaexmachina.eu) il cui contenuto è basato su 9 storie brevi tratte dal “Maestro e Margherita” di Bulgakov. Le nove storie sono degli estratti che assumono la dignità di storie autonome, trattate come se ci si affacciasse su un flusso di vicende in corso, secondo una “estetica del frammento” propria del fumetto di fantascienza d’autore (Moebius, Jodoroski, ecc.). A ciascuna storia è associato un brano del disco, e tanto i generi musicali quanto quelli del disegno variano e si adattano ai contenuti della narrazione, proponendo così una ricca tavolozza di stili e registri (striscia, racconto illustrato, fumetto d’azione, racconto per immagini, ed ancora, funky, tarantella, valzer, son cubano, ecc.). La varietà delle forme è comunque sempre riportata alla struttura breve sia del racconto che delle song associate.
Mi sembra un grande esempio di incroci artistici che esulano dal mezzo come fine a sé stesso, ma piuttosto pone al centro una storia e cerca di creare attorno a essa una serie di riflessi, di onde concentriche. Cosa ha significato per voi prendere il romanzo di Bulgakov e usarlo come base per altre opere artistiche?
I Musica ex Machina nella loro produzione da sempre portano avanti un approccio “rigorosamente eclettico”, senza cadere nella semplificazione della “commistione di stili”; da parte mia ho esplorato questa direzione con i due libri illustrati “Materiali ai margini di un viaggio” e “Appendice illustrata ai materiali ai margini di un viaggio”, mescolando diverse forme narrative e stilistiche.
Il libro non si propone come una narrazione per episodi del romanzo di Bulgakov, ma usa questo come una miniera di storie, a volte solo parzialmente sviluppate dall’autore; storie che vengono decostruite e riorganizzate, traslandole nel tempo e nello spazio.
Storie che distanza di anni mantengono una universalità e un carattere “fantastico” molto evocativo, il Poeta, la Donna Innamorata, lo Studente, la Burocrazia, il Diavolo e i suoi scagnozzi , Pilato, Gesù e tanti altri ancora.
Come potete ben vedere, anche solo citando alcuni protagonisti de Il maestro e Margherita si potrebbero scrivere storie da qui all’eternità. Ci siamo immersi in questo mare di narrazioni e abbiamo confezionato un altra possibile storia delle tante de Il Maestro e Margherita.
Il fumetto, il disegno in particolare, come espressione dal vivo. Di primo acchito non sembra esattamente il suo ambiente naturale. Cosa significa per te disegnare in pubblico, in diretta, e che risposta hai avuto?
Il percorso musicale e quello visuale si affiancano e si sostengono per dar luogo ad una nuova esperienza narrativa integrata.Con il collettivo dei Mammaiuto (di cui sono fondatore) ed i Musica Ex Machina abbiamo sceneggiato, illustrato e musicato in eventi live (tra cui il festival Marina Café Noir ed. 2008 ed il Premio Letterario Giuseppe Dessì ed. 2011) racconti brevi e romanzi veri e propri.
Giocando con la spontaneità dell’esecuzione dal vivo si rafforza la “gestualità” del disegno e si potenzia l’errore creativo.
Il confronto con il pubblico è sempre salvifico, aiuta l’alienazione del disegnatore, inchiodato com è al tavolo di lavoro, si dimentica il mondo che scorre fuori dalla finestra.
L’idea di fondo è comunque rintracciabile nella volontà di portare il fumetto fuori dalle rotte consuete (fiere, librerie ecc..) per andare a cercare persone diverse, diversi stimoli e nuove storie da raccontare.
Cosa si perde e cosa si guadagna quando si ferma su carta questa esperienza fatta dal vivo?
A guardare i live di action 30 di e con Giuseppe Palumbo si direbbe che non si perde niente, anzi…, tuttavia, lui è un maestro.
Direi che si guadagna in freschezza e spontaneità, purtroppo la messa in bella pagina tende a raffreddare la gestualità del disegno e la sintesi (il fumetto è sintesi!), si cerca la messa in scena perfetta, la bella linea e ci si dimentica che si sta cercando di raccontare una storia.
Il maestro e Margherita sembra un romanzo decisamente inadattabile. Da questo la scelta di scomporlo e di estrarne alcune episodi o personaggi. Ci vuoi spiegare il processo di scelta di cosa mettere in fumetto?
Il Maestro e Margherita è decisamente inadattabile: i troppi cambi di unità temporale e spaziale e una grande pluralità di “narratori” lo rendono molto complesso da adattare per il linguaggio del fumetto. È un’opera molto stratificata: è una biografia, un libro di denuncia, un libro “spirituale” o se preferite “religioso”, un libro storico, uno di incantevole “immaginazione” quasi favolistica, un libro di formazione etc è insomma un libro che contiene tantissimi libri al suo interno, francamente adattarlo a fumetti sarebbe quantomeno riduttivo e si finirebbe per fare comunque un racconto di genere, a “ridurlo” perdendo in maniera irrimediabile questa ricchezza e questa specificità.
Scelto dunque, un approccio complessivo all’adattamento, abbiamo cercato ”frammenti” che si prestassero alla sequenzialità, altri indicati per essere illustrati lasciandosi suggestionare dalla Parola e altri ancora che ci permettesse di giocare; un frammento è dedicato al mio cane bassoto con un omaggio al Signor Buonaventura, quindi nella forma della Strip.
Due mi sono sembrate le possibili chiavi per adattarlo: condurre uno scavo critico per sondare le diverse metafore del testo o incoscientemente lasciarsi suggestionare dalle immagini.
Sono un incosciente, ma il rischio era la paralisi.
Volo di notte
Le storie da te selezionate vengono strappate dal loro tempo e dal loro spazio originali per diventare storie universali: perché questa scelta? È stato un lavoro di pesante adattamento, o hai trovato nel romanzo di Bulgakov i semi per questa operazione?
La scelta delle storie è stata proposta dai Musica ex Machina e da me condivisa.
La scelta di traslarli nel tempo e nello spazio è appunto pensata per preservare il loro carattere di universalità, così come la scelta dei protagonisti delle “storie”.
Qual è stata la storia per te più sentita a livello personale?
“Volo di notte”.
Margherita cavalca una spazzola e vola nella notte russa tra città e campagne.
Forse è la più sentita da un punto di vista tecnico, è stata realizzata senza alcun disegno preparatorio, in una pausa tra le lezioni a scuola, di getto senza alcuna mediazione.
E la più difficile da trasporre?
“Il confine del giorno”.
Un poeta male in arnese, una bettola triste, la vita che si dilegua.
Arrischio che sia una metafora dell’età della vita, una tragedia da illustrare per la delicatezza delle immagini proposte dall’autore.
Probabilmente è stata la storia più difficile da illustrare ma anche la più sentita personalmente.
Quale obiettivo ti sei dato con questo adattamento?
Più che altro ho amato moltissimo questo libro da adolescente ritrovarmi ora a scriverci e disegnarci sopra, beh, è quasi un riassunto di una parte della mia vita.
Il confine del giorno
Hai in programma altri adattamenti del genere? Pensi che l’approccio con questo romanzo possa aver cambiato il modo di pensare a queste operazioni?
Non saprei, in tutta sincerità, cosa risponderti… per quello che mi riguarda un approccio al lavoro, come in questo caso, collaborativo è una urgenza e probabilmente un moltiplicatore di stimoli.
Si porterà in giro e staremo a vedere.
Per ciò che riguarda la forma, direi di si, racconto illustrato, misto a fumetto e illustrazioni è una forma che mi appaga tantissimo, in questo senso stò pensando in accordo con i Mammaiuto di provare a portare al Lucca prossimo, una versione estesa dei “Materiali ai margini di un viaggio”, il protagonista si chiama Bakis ed è il più celebre degli Europei estinti.
Grazie Francesco, a presto!
Intervista condotta via mail ad Aprile 2014