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Il magnifico cornuto

Creato il 14 settembre 2011 da Robydick
Il magnifico cornuto1964, Antonio Pietrangeli.
Tognazzi Ugo alias Artusi Andrea, commendatore bresciano che ha fatto fortuna con il cappelificio. Aria da boom economico, scalata sociale, soldi e rispettabilità. Ma non solo. Ossessione, gelosia, adulterio nella società bene del Nord Italia industrializzato.
Comincia con la macchina da presa che tallona il protagonista, questo "Il Magnifico Cornuto" di Pietrangeli, con Brescia a fare da sfondo; lo segue, lo pedina, non lo lascia nemmeno quando monta in auto, anzi, la cinepresa gli é proprio alle spalle, ossessiva come sarà ossessiva la gelosia di Artusi per la moglie Maria Grazia (Claudia Cardinale). Gelosia motivata dal fatto di essere lui stesso un adultero. Il buon Artusi infatti si intrattiene con la splendida Michèle Girardon, a sua volta sposata, e comincia a nutrire seri dubbi sulla fedeltà della consorte. Impensabile che alla bella Maria Grazia possa solo venire in mente di cercare sollazzo in un altro uomo. Impossibile.
Tognazzi/Artusi si angoscia, fa pedinare la moglie, non si fida di nessuno, amici compresi, e, soprattutto ha delle visioni in cui la moglie si mostra seminuda, puttaneggiante con diversi uomini, bellissima, arrapante fedifraga a disposizione di tutto il ceto medio-alto di Brescia. In questo senso, Pietrangeli offre al pubblico delle sequenze oniriche di grande riuscita, con particolare riferimento allo strip della Cardinale sul letto in mezzo a tutti i partecipanti maschili della festa tenutasi in casa Artusi e la bellissima sequenza ambientata al salone di bellezza, dove la cinepresa segue l'attrice nel suo cammino in ascensore, sempre contornata da maschi occhieggianti, fino alla stanza dell'assessore Gian Maria Volontè, tra i papabili cornificatori temuti da Tognazzi. Dall'amaro realismo del precedentemente affrontato "Adua e le Compagne" (1960) lo stile di Pietrangeli é riconoscibile anche nella commedia all'italiana basata sulla pochade "Le Cocu Magnifique" (1921) di Fernand Crommelynk, con Tognazzi, ovviamente, in grande spolvero, in un ruolo fumoso e "antipatico" comunque a lui particolarmente congeniale. Implacabile, Pietrangeli, nel tratteggiare con sarcasmo il borghesuccio vigliacco di Tognazzi e, specialmente la figure femminili, fredde e manipolatrici, utilizzanti l'immagine della "moglie" come assoluto paravento sociale, al quale si adeguerà pure la giovane Maria Grazia, delusa, basita dal comportamento irrazionale del marito, un tempo "impeccabile", che confesserà un tradimento inesistente per poi dedicarsi fattivamente all'adulterio. Bellissimo e cattivo il finale, con la "divisione" irreparabile tra cornuti, seduti al tavolo a parlare del nuovo passatempo domenicale, e le mogli che ballano disinvolte mentre si mettono d'accordo con i giovani, potenziali amanti.
Il magnifico cornutoSceneggiatura "quadrata" di Ettore Scola, Ruggero Maccari, Diego Fabbri e Stefano Strucchi cucita sul grande Ugo, che fu regista nel 1961 di un piccolo film scritto con Luciano Salce e Castellano e Pipolo, "Il Mantenuto", in cui non riesce a sfuggire al ruolo "impostogli" dalle convenzioni societarie, così come in questo caso non potrà far altro che essere, di fatto, un cornuto, magnifico come da titolo, contento e sicuro di aver debellato la febbre che lo consumava. Film valido, ancora godibile, anche se non il migliore di Pietrangeli, naturalmente giudizio personale, che gli amanti del regista apprezzeranno senza meno, in caso di prima o seconda visione, mentre i detrattori, non in sintonia con lo stile "rigoroso" del Nostro, potranno storcere il naso, anche per via della lunghezza del metraggio, più o meno 120 minuti. Cosa che non impedisce di consigliare la pellicola a chi apprezza la commedia all'italiana di marca sessantesca, sia per la bellissima fotografia del "solito" Armando Nannuzzi, sia per la regia ispirata di Pietrangeli (tecnicamente impeccabile), sia per l'ottimo cast impiegato, dai famosissimi protagonisti, che non hanno certo bisogno di essere qui citati, ai comprimari come Bernard Blier, Paul Guers, Ester Carloni, un giovane Lando Buzzanca e la già nominata Michèle Girardon, attrice bellissima che partecipò a "Les Amants" (1958) di Louis Malle, "L'Ammutinamento" (1961) di Silvio Amadio, "Le Avventure di Scaramouche"(1964) di Antonio Isasi-Isasmendi, morta suicida il 25 marzo 1975 a 36 anni, dopo la separazione da Jose Luis De La Villalonga, nobile spagnolo che recita una piccola parte nel film in questione. Apparizione pure per Susy Andersen, alias Maria Antonietta Golgi, bellissima bionda attiva fino alla fine degli anni sessanta pure in ambito bis ne "La Legge dei Gangsters" (1969) di Siro Marcellini con Klaus Kinski e Franco Citti, ma ricordata dagli appassionati per essere stata Sdenka ne "I Tre Volti Della Paura" (1963) di Mario Bava.
Co-produzione francese di Alfredo Sansone. Musiche del Maestro Armando Trovajoli. La canzone sui titoli di testa è "La Notte che son partito" di Jimmy Fontana.
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