Magazine Diario personale

Il Mambo degli Orsi di Joe R. Lansdale (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

In questo periodo, sto leggendo soprattutto novellette, come vi dicevo. Ho finito volentieri un paio di romanzi (e li ho recensiti), altri li ho messi in stand by. Non ho la concentrazione e l’attenzione per seguire una storia che si dipana su centinaia di pagine, specialmente quando per realizzare ciò l’autore la prende alla lunga, come si dice dalle mie parti. E poi… e poi c’è Lansdale. Perché un Lansdale all’anno ci vuole.

Le copertine Einaudi mi piacciono sempre. Le traduzioni un po' meno.

Le copertine Einaudi mi piacciono sempre. Le traduzioni un po’ meno.

Trama

Hap e Leonard vengono ingaggiati da un loro amico, attuale fidanzato di Florida, ex fiamma di Hap, per cercare la ragazza, scomparsa ormai da giorni. Florida si era recata a Grovetown, per indagare sullo strano suicidio di un detenuto.
Ma Grovetown non è esattamente un posto per neri, né per i loro amici…

lansdale

Considerazioni

Apro il libro (il primo ebook che compro del buon Joe) e scatta la magia, quella magia che funziona con pochi, per il sottoscritto. Una pagina tira l’altra, rido da solo mentre leggo le battute dei protagonisti, ogni scusa è buona per continuare a leggere.

Parlo sempre di gusti personali, lo ammetto, ma sono gli autori come Lansdale che mi fanno venire voglia di scrivere, di leggere altro, e di scrivere ancora e ancora. Il suo stile è unico, si può dire, e se ne frega di fronzoli, particolari inutili, riempitivi e abbellimenti fatti di logorrea. Lansdale va dritto al punto, le frasi sono dinamiche, i dialoghi fanno il lavoro.
Anche in questo caso, è la voce narrante di Hap a dirci cosa succede, e da lui apprendiamo quello che ci serve durante il cammino. E come dicevo sopra, è dai dialoghi che possiamo capire chi e come sono gli altri personaggi, senza perdersi in lunghe descrizioni fisiche o degli ambienti. Poche parole misurate sono più che sufficienti.

copusa

Di questa edizione, ho apprezzato molto anche la postfazione di Dazieri. Leggendola, mi pareva mi stesse rubando le parole di bocca, in un’analisi perfetta sia dello stile dell’autore, sia della storia che avevo appena letto. Dice una cosa in particolare: la trama non ha nulla di eccezionale, non ha niente di originale né di già letto, ma è come è scritta che la rende unica. Ed è una cosa che, se ci pensiamo, dovrebbe farci riflettere ogni volta che sediamo alla tastiera per scrivere qualcosa di nostro.

A cosa serve scervellarci per andare oltre le 7 note della musica, se poi non abbiamo nessuna personalità nel suonare? Cerchiamo di usare ingredienti comuni in un modo che risulti unico agli occhi di chi ci legge.
Joe, in questo sei davvero un mago!


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