Il mandarino.

Creato il 24 gennaio 2012 da Tazzina @tazzinadi
Era una casa bellissima, elegantissima. Tutta arredata alla perfezione. Non un granello di polvere, non un mobile povero o vecchio o sbreccato. Tutto bene, nel migliore dei mondi possibili. Eppure. Diana si era avvicinata di scatto alla parete, per capire se da lì provenisse quella sensazione di stonato. Come se sul pentagramma una nota fosse colorata di arancione o giallo anziché di nero.
Ma perché? Che scherzo è? 
Però niente. Parete bianchissima, lucida: dipinta da professionisti. Allora l'odore. Diana aveva provato ad annusare l'aria. Non c'erano animali nella casa, né bambini, né broccoli, né fritti, né spiedini, né cose volgari ma neanche profumi raffinati, neanche pesce fresco, neanche caviale, neanche champagne, un deserto: si cucinava ben poco tra quelle mura bianchissime, casomai uno schizzo di olio o di aceto balsamico finisse sul muro bianchissimo. Nessuno fumava, nessuno gesticolava al punto da rovesciare qualcosa per terra, mai. 
Dunque la cosa doveva essere altrove. 
Invece l'anomalia, come l'uovo di colombo, era lì a un passo: era un mandarino. Un mandarino, accanto al televisore spento. Un mandarino vero. 
Cos'è? Aveva osato chiedere Diana alla padrona di casa. Arte! Aveva risposto lei, con un sorriso sicuro. Santo cielo! Aveva pensato Diana. Santo cielo!

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