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Il Mandela della Mauritania

Creato il 24 ottobre 2014 da Simone D'Angelo @SimonDangel
Il Mandela della Mauritania

Biram Dah Abeid, attivista contro la schiavitù, alle ultime elezioni ha ottenuto un insperato 10% dei voti

In Mauritania la schiavitù è ancora una realtà. In questo Paese poverissimo di 3 milioni e mezzo di abitanti si calcola che siano almeno 700mila (il 20% della popolazione) le persone costrette a vivere alle dipendenze di un padrone e di queste 100mila sono in totale schiavitù. Anche chi si emancipa subisce continue discriminazioni. I crimini contro schiavi ed ex schiavi molto spesso non vengono perseguiti o comportano pene lievi. Tutta la vita politica ed economica del Paese è sbilanciata a favore degli arabo berberi. Nel 2013 solo 5 dei 95 seggi presso l’Assemblea Nazionale erano occupati da neri.

Un segno di speranza è arrivato dalle ultime elezioni del giugno 2014 in cui ha stupito il 10% ottenuto dall’outsider Biram Dah Abeid, ex schiavo, leader dell’Ira (Initiative de résurgence du mouvement abolitionniste) e membro di SOS Esclaves, associazione che tenta di rendere consapevoli dei loro diritti gli schiavi.

«Servi il padrone e taci – spiega – Sai che anche tuo padre lo fa e anche il padre di tuo padre lo faceva. Vivi nella stessa casa di chi ti possiede e cresci assieme ai suoi figli ma poi capisci che sei diverso. Non potrai studiare e se non lavorerai verrai picchiato».

Nel 2012 Dah Abeid bruciò pubblicamente alcuni libri pseudoislamici che indottrinavano gli schiavi ad essere fieri della loro condizione. Quel gesto eclatante gli costò il carcere ma gli aprì la strada al favore di molti e all’attenzione nazionale e internazionale. Dah Abeid ha ottenuto una nomination al Premio Sakharov per la libertà di pensiero ed è stato invitato dal presidente Obama alla Casa Bianca.

Ma la strada da percorrere per l’emancipazione degli schiavi mauritani è ancora molto lunga. «Subiscono regolarmente arresti, torture e incarcerazioni – dichiara Dah Abeid – In questo momento tre nostri attivisti stanno scontando una detenzione per aver difeso un gruppo di donne espropriate delle loro terre. I tempi non sono maturi ma la rivoluzione in Mauritania sarà fatta dagli schiavi».

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