Magazine Italiani nel Mondo

Il maniaco sul treno verso Napoli

Creato il 21 giugno 2010 da Andima
Ieri ero sul treno diretto a Napoli, dove mi aspettava la freccia rossa diretta a Roma, dove mi aspettava il volo diretto a Charleroi, dove mi aspettava l'autobus di rientro a Bruxelles (e per finire, il taxi fino a casa). Partire alle 8 di mattina dopo una serata a salutare amici non è sicuramente il viaggio ideale, con gli occhi semichiusi ancora pieni di sonno. Prendo subito posto vicino al finestrino, perché il fascino del treno è anche perdersi nel paesaggio che scorre veloce e con esso i mille intrecci di pensieri dei ritorni a casa e ripartenze veloci. Il vagone semivuoto a quell'ora e ognuno è mezzo accasciato sul proprio sedile, probabilmente ancora immerso in un sonno profondo o cercando di ricordare il sogno interrotto dalla sveglia maledetta.
D'improvviso un signore sulla 60ina si affianca, distinto ed educato. Ha un problema con il cellulare, non riesce a capire un messaggio di errore. Può essere mio nonno - penso - vediamo che problema ha. Alla fine è una sciocchezza, un numero di segreteria errato o qualcosa del genere. Inizia a chiamare qualcuno, parlando in napoletano abbastanza stretto. Poi mi chiede le solite cose, dove vai, sei studente, lavori, ma le mie risposte sono brevi, tra sonno e riservatezza.
All'improvviso sento la sua gamba che sfiora la mia. Di nuovo. La sposto con disinvoltura avvicinandomi al finestrino. Sento di nuovo quella gamba strofinarsi alla mia. Stai calmo - penso, muovendomi di nuovo - è solo la tua immaginazione, non può essere, dai. Ma il signore torna a strofinare la sua gamba alla mia e addirittura muove il suo piede in mezzo ai miei! A quel punto mi volto e me lo trovo faccia a faccia. Vuoi venire in bagno con me? - Mi bisbiglia. Tra i mille rumori del treno, spero di non aver capito bene e tutto quello che riesco a balbettare tra stupore e incredibilità è un C-o-s-a?. Ti piacerebbe masturbarmi? - Mi sussurra ancora, puntandosi la mano in mezzo alle gambe dove una protuberanza lasciava poco spazio ad incertezze e dubbi.
Per un attimo, un secondo, ho pensato di ammazzarlo, lo ammetto. Forse lui me lo legge in faccia - Zitto, zitto, non dirlo a nessuno.
Mi scusi un attimo, devo prendere una cosa in valigia - dico e mi faccio spazio per passare, cercando di mantenere una calma fredda e silenziosa. Poi prendo lo zaino e mi sposto qualche fila più avanti, senza voltarmi, senza dire nulla. Mi siedo ed un senso di disgusto, di sconforto, di pena e di sporcizia mi assale. Mi son sentito violentato, come se soltanto quell'idea, quello strofinio, quell'intento avessero lasciato tracce indelebili sulla mia persona.
Finalmente Napoli, non ho mai desiderato così fortemente quella stazione, mi dirigo veloce verso il mio posto nella freccia rossa. Son rimasto tutta la giornata nervoso, traumatizzato, d'umore inquieto, pensando a tutto quello che avrei potuto o dovuto fare e a quel vecchietto, quella mente malata, quelle poche parole d'un peso enorme.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :