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Il manifesto di Venezia 71: scusate, non si poteva far di meglio?

Creato il 06 luglio 2014 da Luigilocatelli

Manifesto_71MIACSpiace dirlo, ma il manifesto dell’edizione numero 71 del Venezia Film festival è davvero brutto. Irrimediabilmente. Quando l’altro giorno è stato diramato dalla Biennale Cinema credo di non essere stato il solo a pensarla così. Un segno grafico pasticciato, una faccia non particolarmente gradevole, che peraltro stenti a decifrare piena com’è di ombre e tratteggi (ma perché?). Quei pesci volanti poi, che vorrebbero essere un elemento fantastico e finiscono col diventare un inserto horror improprio. Spiegano le note ufficiali: “Il ragazzo raffigurato in primo piano è Antoine Doinel, il personaggio protagonista del capolavoro d’esordio di Truffaut, I 400 colpi, e alter ego del regista in altri titoli memorabili (sempre interpretato da Jean-Pierre Léaud). Scappato dal riformatorio, il ribelle Antoine nell’ultima inquadratura guarda in macchina. Sullo sfondo, il mare che non aveva mai veduto e che ha appena raggiunto di corsa”. La dotta citazione su cui si fonda il poster di Simone Massi (autore anche di quelli delle precedenti due edizioni) non riesce a convincere più di tanto, anche perché quanto a somiglianza con Doinel-Léaud non ci siamo proprio e quel mare sullo sfondo è così anonimo e qualunque da poter essere attribuito a qulsiasi film. Ma la questione non è quella, è l’assoluta mancanza di appeal dell’immagine. Cannes, che pure non si distingue nei suoi manifesti ufficiali per innovazione e ricerca, quest’anno ha scelto il Mastroianni di Otto e mezzo, andando se vogliamo sul sicuro. Sempre meglio però un evergreen consolidato e déjà-vu di un azzardo discutibile come quello veneziano.


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