Mi occupo con difficoltà del settore rurale ed urbano e ormai vi ho dato esempi di come i 2 sistemi devono interagire e ritengo che l’agricoltura sociale, concepita come nuovi servizi (dai bambini agli anziani) possa rappresentare luogo di rivitalizzazione delle aree interne e nuova opportunità di benessere e occupabilità anche nei luoghi di prossimità urbana.
Pertanto il mare che ai più è luogo di relax, vacanza, sta diventando fonte di preoccupazione per gli indotti sul lavoro.Una sigla vale per tutti: Fincantieri.
Parlare di cantiere per uno che abita vicino al mare può essere naturale ma solo se si fa riferimento al passato. Probabilmente luoghi come Genova, Trieste, Napoli hanno impatti diversi sulla storia lavorativa.
Ma anche ad Ancona quasi 600 lavoratori e poi l’indotto sono andati in cassa integrazione. Non ci sono più navi da costruire, qualche miliardario ha fatto bancarotta e la sua nave galleggia senza padrone.
Una volta il cantiere era forse la prima palestra di lavoro, duro, e non vedevamo sul nostro mare una così diffusa presenza di barche. La nautica , manufatti del lusso, in crisi e quindi difficile trovare profitti con commesse pubbliche.
I lavoratori scaraventano la loro rabbia , impotenza e queste scelte, simili un pò alla Fiat, stabilimento sì e stabilimento no, dividono gli operai proprio nell’anno dello sforzo, a volte enfatico, a volte vero, del ricordo 150 anni d’Italia.
Un lavoro che diventa sempre meno collegato alla crescita della persona ma solo strumento di analisi costi/ricavi, matematico, freddo….come non può essere il senso della vita. Utopie del benessere forse malamente inteso?