Ci sono molti pregiudizi, molto comuni, che circolano attorno alle donne e al loro ruolo nella società. Sono talmente comuni, che è l’aria che respiriamo tutti i giorni. È l’atmosfera sociale dell’Italia 2010. Come tutti i pregiudizi, non è necessario che si sia coscienti di averli, per averli effettivamente. Anzi, può essere molto utile credere di non esserne affetti.
Una persona può essere perfettamente, pienamente razzista senza avere una struttura concettuale articolata che teorizzi la superiorità della propria razza. In fondo, per essere razzisti basta vedere una persona di colore e immediatamente pensare che avrà fatto qualcosa di sbagliato, di illegale, di immorale. O semplicemente di sporco. Per essere razzisti, non è necessario pensare di esserlo. La falsa percezione di non avere un pregiudizio, quando in realtà lo si ha eccome, è auto-assolutoria e, in fondo, favorevole all’espressione del pregiudizio stesso. “Io non sono razzista, però…“. Chiamiamolo razzismo soft. Non è necessario tatuarsi una svastica per assorbire a pieno questo razzismo dall’ambiente. L’atmosfera sociale razzista ci raggiunge e ci contagia: viene dai parenti, dagli amici, dai tg, dalle chiacchiere normali che fanno persone normali. Che credono di avere idee perfettamente normali.
Il maschilismo soft è un pregiudizio di natura molto simile, che agisce secondo la stessa logica. Non è necessario essere consapevoli di avere pregiudizi contro le donne, per averli effettivamene. Si tratta di una clima culturale conformistico. Così gli immigrati sono “negri non hanno voglia di lavorare“. Le donne che non scelgono la strada della famiglia, della rinuncia lavorativa, della sottomissione al marito, sono “puttane” o “snaturate“.
Il maschilismo soft è l’idea che le donne abbiano (o debbano avere) un ruolo predefinito che non scelgono da sé ma che viene scelto per loro dall’ambiente circostante. Che cosa include questo ruolo predefinito? Per esempio, che le donne debbano per forza sposarsi, accasarsi e figliare. Che non è necessario che si preoccupino della propria indipendenza economica. Che tette e culi in tv siano uno spettacolo rilassante e divertente. Che gli uomini siano naturalmente più adatti a ricoprire ruoli di comando. Che una donna che diventa madre sia destinata dalla natura stessa a rinunciare al proprio lavoro. Che gli uomini che perseguitano e uccidono, in fondo, siano stati provocati.
Il maschilismo soft è un pensiero violento che si autointerpreta come un pensiero innocuo. In effetti non stupisce che, prima del bollettino di guerra, ci siano le condizioni culturali che lo rendono possibile.
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