Cagnano spiega che nella sua esperienza «trovarsi qualcuno con cui parlare – può essere lo psicologo, il medico o l’infermiera -, confrontarsi, chiedere ancora spiegazioni sul passo che si sta compiendo, possa essere determinante. Ho visto alcune donne cambiare idea all’ultimo minuto e rinunciare all’aborto. Se la Ru486 dovesse essere introdotta in Italia – attualmente è impiegata in via sperimentale solo in alcune Regioni – ci troveremmo ad uno stravolgimento completo della 194. Le donne entrerebbero in una qualsiasi farmacia e prenderebbero la pillola nel silenzio della loro casa». Questo è uno dei grandi rischio della pillola abortiva, cioè interrompere la gravidanza nella solitudine, infatti «spesso accade che la donna, dopo avere assunto la pillola in ospedale, già nel pomeriggio torni a casa». Questa è stata anche la causa della morte della ragazzina portoghese: «se fosse stata riconosciuta in ospedale, sarebbe stata curata con degli antibiotici».
L’altra questione per cui il medico abortista si oppone alla pillola è il fatto che «la donna, dopo aver preso la pillola, viene sottoposta ad una revisione di cavità, cosa che non dovrebbe essere fatta, perché l’aborto medico, se effettuato con il mifepristone, dovrebbe adottare solamente questo farmaco». La donna viene così sottoposta «ad una sorta di doppio intervento, medico e chirurgico».