Il mar Mediterraneo nasconde nei suoi abissi innumerevoli reperti che consentono di ricostruirne la nostra storia millenaria: un mare dove si sono incrociate le rotte degli antichi abitanti delle sue coste, dei mercanti provenienti da ogni porto è uno scrigno inesauribile di testimonianze archeologiche.
Spesso i ritrovamenti di antichi reperti sono effettuati nel corso di volute indagini archeologiche subacquee; altrettanto spesso sono frutto del caso, come avvenne per i Bronzi di Riace, ritrovati da un giovane dilettante subacqueo.
Tempo addietro, a largo dell’isola di Pantelleria, non poco lontano dalle sue splendide coste, nelle acque di Cala Tramontana, è stato recuperato quello che gli archeologi hanno definito un vero e proprio “tesoretto”.
Si tratta di oltre seicento monete puniche, databili a un periodo compreso tra il 300 e il 264 a.C.,che portano incisa una testa di donna con lo sguardo rivolto verso sinistra e la sua acconciatura, che mostra alcune varianti, sostenuta da una corona di grano. Questa figura e’ identificabile con la dea Tanit. Nel rovescio delle monete c’e’ invece una testa di cavallo che guarda a destra, elementi questi che potrebbero essere determinanti per l’attribuzione della zecca. “Ad una prima analisi”, dichiara Pier Giorgio Spanu, docente dell’Universita’ di Sassari “le monete sembrano di epoca sardo-punica e siculo-punica.”
Il ritrovamento testimonia l’importante ruolo economico che Pantelleria ebbe in epoca punico-ellenistica come meta di scambi commerciali dalla Sicilia verso l’Africa, e viceversa. Il tesoretto, secondo gli studiosi, doveva essere originariamente riposto all’interno di un contenitore in materiale deperibile da cui le monete potrebbero essere fuoriuscite. Per quanto riguarda la cronologia gli archeologi hanno osservato che ben si accorda con la datazione del materiale anforario presente in una certa quantità nella cala di Tramontana, in particolare con le anfore greco-italiche e le anfore cartaginesi. La presenza di questi reperti lascia invece ben sperare circa la possibile esistenza di un relitto.
A seguito del ritrovamento, la già forte immagine di Pantelleria come meta primaria del turismo culturale archeologico mediterraneo, verrà senz’altro potenziata, come verrà senz’altro potenziata, e non solo, la collaborazione dei paesi del mediterraneo e la volontà di sostenere la ricerca della nostra immensa eredità archeologica sommersa.
Il progetto e’ stato finanziato da Arcus Spa, la società del Ministero dei Beni Culturali per lo sviluppo dell’arte; da Pantelleria Ricerche soc. cons. arl, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Trapani e dal Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari e con il coordinamento scientifico di Sebastiano Tusa.