«Che bella festa, che bel mercato! Qui tutto è bello, qui tutto è grato. Non vi è castello più signorile del bel castello di Malmantile. Aria sanissima, terra buonissima che giocondissima per noi sarà». Questa allegra melodia è l’incipit de Il mercato di Malmantile dramma giocoso per musica di Carlo Goldoni, spettacolo di apertura della stagione 2012-13 del Piccolo Teatro di Catania. Il motivetto gioioso, i vestiti colorati, i carretti pieni di cibarie hanno acceso, nel vero senso della parola, il palco della famosa sala di via Ciccaglione: attori vestiti da contadini entrano in scena e con la loro folcloristica esuberanza danno vita al mercato di Malmantile che diventa sin da subito il luogo di incontri e di intrighi tra popolani e nobili signori, ciarlatani e ingannatori. La pièce scritta da Goldoni più di due secoli fa è attualissima, tanto da far sorridere e riflettere lo spettatore sull’evoluzione della civiltà che, malgrado il passare del tempo, sembra essersi fermata. Nella storia si incontrano infatti personaggi dai moderni difetti. Il ciarlatano Rubiccone che si finge dottore e vende intrugli alla povera gente per guarirla da ogni malanno, ma che, all’occorrenza, esce fuori dalla tasca un brandello di carta e inizia a leggere tutti i suoi titoli nobiliari fasulli per incantare Brigida, la figlia snob e ignorante del governatore di Malmantile. Il Conte della Rocca, nobil uomo che di illustre ha solo il titolo e che promette amore sia alla Marchesa Giacinta, una vedova tanto blasonata quanto vendicativa, sia alla stolta Brigida. Lampridio, uomo anziano di rustica progenie divenuto governatore di Malmantile e invaghito della giovane contadinella Lena, non sa comandare e per questo si fa aiutare dalla bella figlia Brigida, una bambola leziosa innamorata della nobiltà. Ed infine troviamo i contadini che vanno al mercato a vendere la loro merce ma che cercano ben altro: Cecca la credulona; Lena giovane arrampicatrice sociale che abbindola il vecchio Lampridio nella speranza di diventare Governatrice; Berto stupido popolano che in nome della giustizia, sotto la falsa pretesa di salvare i suoi compaesani dai raggiri del ciarlatano, cerca anche lui di vendicarsi per il rifiuto subito dalla bella Lena.
È facile riconoscere in questo paesino toscano l’Italia di oggi: nobili ignoranti, seduttori abbandonati, arrampicatrici senza morale, politici rapaci e vuoti e povera gente truffata, tante macchiette di cui è ricco il “bel paese”. La regia di Gianni Salvo, le musiche originali di Pietro Cavalieri e le scene e i costumi di Oriana Sessa, insieme alla compagnia (Tony Lo Presti, Egle Doria, Agostino Zumbo, Cinzia Insinga, Aldo Toscano, Nicola Alberto Orofino, Tiziana Bellassai, Cindy Cardillo) hanno dato vita ad uno spettacolo gradevolissimo. L’allegria e la leggerezza della storia sono un tratto tipico di Goldoni, che, definito uno dei padri della commedia moderna, univa in sé diversi generi tutti riconoscibili sia nelle sue pièce famose come “La locandiera” sia in quelle meno conosciute, rifacendosi per certi tratti all’Accademia dell’Arcadia con una forma lineare, semplice e spontanea, per altri alla Commedia dell’Arte dove gli attori erano nascosti da maschere buffe e recitavano a soggetto rappresentando solo la loro macchietta. Goldoni stravolse questo modo di interpretare il proprio ruolo creando la commedia scritta, dove la trama è ben definita dal drammaturgo secondo lo studio psicologico dei caratteri dei personaggi.
Tutto ciò è ben evidente ne Il mercato di Malmantile, dove ogni singola figura è sì la caricatura di tratti comuni ad una determinata classe sociale, ma ha anche una sua storia, un filo da seguire, che vede intersecare e relazionare tutti i personaggi in un irresistibile gioco, ed è qui che si nota la fusione perfetta in Goldoni di altri due filoni tipici della commedia: l’opera buffa napoletana, fatta di mille espedienti, e l’opera comica veneziana, colorata e vitale. Attraverso una corsa irrefrenabile che diverte molto il pubblico, tra proposte di matrimoni e inganni, saltano tutti gli equilibri iniziali e si arriva ad una conclusione che a tratti sembra dare anche una morale: «Vi son nel mondo tanti impostori, raggiratori, pieni d’arcani, che ciarlatani si pon chiamar. E del mercato rappresentato qualche prototipo si può trovar». Oggi come ieri, in ogni paesino come in ogni città.