Ormai da qualche mese, i ribassisti sul mercato dell'oro sono diventati numerosi, anche tra gli operatori finanziari più importanti. Certamente quello che ha suscitato il maggiore scalpore è stato Goldman Sachs, quando ha previsto che le quotazioni dell'oro sarebbero scese a 1.000 dollari all'oncia entro la fine del 2014.
La celebre banca d'affari internazionale, ha basato le sue previsioni su due fattori principali: la riduzione del programma di aiuto monetario all'economia da parte della Federal Reserve americana e la paura delle principali aziende minerarie di non riuscire a vendere la propria produzione, con la conseguente vendita di contratti a termine per bloccare il prezzo dell'oro ai prezzi del 2013.
L'altra grande istituzione finanziaria dichiaratamente ribassista è stata la HSBC (Hongkong & Shanghai Banking Corporation), che però ha ammesso che più l'oro scende e maggiore è la domanda da parte dei mercati emergenti, soprattutto della Cina. Per tutti questi motivi, HSBC prevede una quotazione dell'oro di 1.435 dollari/oncia per fine 2014.
Naturalmente nessuno si attendeva che la FED avrebbe mantenuto intatto il programma di acquisto di titoli di stato da 85 miliardi di dollari, per aiutare l'economia a decollare. Ma era ragionevole attendersi che gli interventi monetari della Banca Centrale americana sarebbero stati graduali e lenti, come è assai probabile che succederà nel prossimo futuro.
Non bisogna mai dimenticare che l'investimento in oro riguarda un mercato vasto, eterogeneo e che si muove con logiche diverse da paese a paese e da investitore a investitore. Chi compra oro da regalare ad un parente o chi compra oro per la paura di perdere la propria ricchezza segue delle logiche molto diverse rispetto ad un fondo di investimento che vuole solo massimizzare il rendimento per i propri clienti. In altre parole, l'oro è un mercato popolare e come tale non può essere interpretato o schematizzato con una sola chiave di lettura.