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Trama: per consentire al figlio malato di cancro di essere più vicino all'ospedale che lo ha in cura, la famiglia Campbell si trasferisce in una nuova casa in Connecicut. Presto il ragazzo comincia ad essere preda di orribili visioni legate al sinistro passato della casa, un tempo usata come agenzia di pompe funebri...
Ciò che mi ha salvata dall'oblio durante la visione de Il messaggero (ennesimo esempio di titolo italiano al limite dell'idiozia, messaggero de che, di una sfiga cosmica??) è stato il tempestivo ritorno dei genitori unito alla loro difficoltà nell'aprire la porta di casa o anche questa volta, come già successo con My Soul to Take, mi sarei addormentata senza possibilità di risveglio, neanche mi avesse uccisa Freddy Krueger. Il messaggero è infatti la quintessenza della noia fatta a horror, il classico film dove "non succede niente" ma in senso negativo: non è che Il messaggero giochi sulle atmosfere, sull'inquietudine, sul "non visto che fa ancora più paura", non succede proprio una benemerita mazza e quel poco che succede fa venire il latte alle ginocchia per quanto è banale e raffazzonato. Abbiamo la solita famiglia di poveri cialtroni che, ovviamente, si va a trasferire nella solita casa a due piani con inquietante cantina e soffitta annesse dove, neanche a dirlo, cominciano a manifestarsi i soliti spiriti maligni che un po' spostano piatti, un po' ti compaiono alle spalle per il solo gusto di farlo e per guardarti con scazzo, un po' possiedono il membro più debole della famiglia per fargli fare cose innominabili (nella fattispecie: urlare, giusto un po' di sclero, niente di trascendentale) e un po' tentano di farti capire che diamine è successo nella casa perché, giustamente, di star lì dentro ne hanno voglia ancor meno della famiglia perseguitata e vorrebbero uscire per tornare o in paradiso o all'inferno. Il giochino degli spiriti, in un'ora e mezza di pellicola, durerà sì e no un quarto d'ora scarso, il resto de Il messaggero verte sui tentativi di far magonare lo spettatore attraverso il dramma del povero figlio maggiore affetto da cancro che, come se non avesse già abbastanza problemi, deve anche sopportare il fatto di essere l'unico a riuscire a "vedere la gente morta" in quanto dotato di un piede nella fossa e un altro sulla saponetta.
A peggiorare questo quadro già non troppo edificante, ne Il messaggero non si vede la mano del regista, non ci sono delle ambientazioni gradevoli, non viene giocata la carta vintage perché gli anni '80 nel film somigliano terribilmente ai giorni nostri e anche il twist finale, se di twist si può parlare, non ha proprio molto senso e mostra tutti i limiti di una storia già lacunosa di per sé (si vedano le note finali) sulla quale Hollywood ha dovuto necessariamente ricamare per giustificare la realizzazione di un film, infarcendola così di cliché che potessero "farla filare" per un'ora e mezza. Il messaggero è purtroppo anche uno spreco di un paio di attori validi come Elias Koteas e Virginia Madsen: il primo, che in italiano viene ovviamente doppiato come De Niro per confondere lo spettatore meno scafato, ormai è abbonato ai ruoli da vecchio nonostante abbia appena una cinquantina d'anni ed interpreta un prete talmente pesante che verrebbe voglia di vederlo preso a calci nelle terga dalle entità infestanti mentre la seconda, poveraccia, è l'unica a metterci anima e bravura nell'interpretare la madre distrutta dal dolore e ormai privata della fede, ma immersa in cotanta pochezza è come se gettasse perle ai porci. Obiettivamente, c'è poco altro da aggiungere su Il messaggero, giusto un paio di ulteriori considerazioni su come i realizzatori non sapessero probabilmente che pesci pigliare. Per ingannare/invogliare lo spettatore medio, ovviamente, la pellicola è stata presentata come "tratta da una storia vera" e l'inizio, con la telecamera a mano fissa sulla protagonista intervistata, da l'idea errata di avere davanti l'ennesimo mockumentary ma quello che perplime davvero è il fatto che Virginia Madsen si lamenti della sfortuna che è capitata alla sua famiglia quando poi la storia finisce a tarallucci e vino! E volendo potrei anche citare la presenza di stormi d'uccelli neri che, com'esuli pensieri, migrano sì nel vespero ma in definitiva non c'entrano nulla con gli eventi scatenanti l'infestazione del titolo originale quindi o gli sceneggiatori si sono fumati un pezzo di script oppure non sapevano cosa metterci per aggiungere un po' di colore a questa sciapa storia di fantasmi, medium, preti e strani becchini che adorano seviziare i cadaveri senza un motivo apparente. In poche parole, evitatelo come la peste!
Di Virginia Madsen (Sara Campbell), Kyle Gallner (Matt Campbell), Elias Koteas (Reverendo Popescu) e Martin Donovan (Peter Campbell) ho già parlato ai rispettivi link.
Peter Cornwell è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto anche due episodi della serie Hemlock Grove. Anche produttore e animatore, ha due film in uscita.
La storia vera alla base de Il messaggero coinvolge, neanche a dirlo, i protagonisti di L'evocazione, Lorraine ed Ed Warren, chiamati dalla famiglia Snedeker per capire cosa stesse accadendo nella loro nuova casa, un tempo usata (come nel film) come agenzia di pompe funebri. Pare che il figlio maggiore, affetto dal linfoma di Hodkin, una volta trasferitosi avesse cominciato a soffrire di sdoppiamento di personalità e avesse persino tentato di stuprare la cugina prima di venire messo in manicomio per più di un mese. Nel frattempo, le demoniache presenze che si pensava infestassero la casa passavano le notti a violentare le donne e sodomizzare il marito (!!); i coniugi Warren hanno effettivamente ammesso che durante la loro permanenza in casa Snedeker "qualcosa" di paranormale è successo, tuttavia lo scrittore Ray Garton, autore di In a Dark Place:The Story of a True Haunting, libro che racconta tutta la storia, avrebbe dichiarato che nessuna delle testimonianze dei membri della famiglia Snedeker coincideva con quella degli altri e che persino Ed Warren aveva ammesso davanti a lui che quella gente era semplicemente pazza, pertanto gli aveva consigliato di aggiungere dettagli di fantasia per rendere la storia più terrificante. Quindi, se si considera che la casa in questione è stata abitata prima e dopo da altre famiglie che non hanno riportato alcun problema, true story my ass, come al solito. Tuttavia, se siete curiosi di vedere la vera casa dove si sono svolti questi eventi potete digitare 208 Meriden Avenue, Southington, Connecticut su Google Maps: dovrebbe essere la villetta a due piani col tetto verde e l'ingresso seminascosto da un alberello. De Il messaggero esiste un seguito che tuttavia racconta un'altra storia, The Haunting in Connecticut 2: Ghosts of Georgia (inedito in Italia direi) e da qualche anno si vocifera l'uscita di un terzo capitolo della saga, The Haunting in New York; nell'attesa, se la pellicola vi fosse piaciuta, potete recuperare i film della serie Poltergeist o Amityville. ENJOY!
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