1976: The Message (Al Rasala) di Moustafa Akkad
Sicuramente il più grande kolossal libico di tutti i tempi: l’ambizione è di raccontare la storia della religione musulmana in tre ore (puntando l’accento sulle tormentate origini, quando Muhammad venne duramente attaccato dall’aristocrazia araba).
Il siriano Moustafa Akkad (morto, insieme alla figlia, l’undici novembre 2005 in Giordania, in uno degli hotel di Amman colpiti dalle bombe in un attentato suicida di Al Qaeda) divenne famoso come produttore esecutivo della serie Halloween ma già due anni prima si era fatto conoscere proprio con questo film. The Message (Al Rasala in arabo) è la sua prima regia e ottenne l’approvazione dell’Università di Al-Azhar del Cairo e del Consiglio Sciita libanese.
Nel rispetto delle regole islamiche, nel film non vengono mai mostrate immagini del Profeta (ma sembra che questa non fosse la soluzione iniziale: le cronache raccontano che il regista pensasse di mostrarlo chiamando ad interpretarlo Charlton Heston o Peter O’Toole). Akkad girò contemporaneamente due versioni con scene filmate simultaneamente e con due cast di attori del tutto diversi: una in arabo di tre ore e venti minuti; una in inglese di due ore e cinquanta minuti (la differenza di durata, ha spiegato lo stesso regista, è dovuta al modo di recitazione e alla struttura narrativa della versione araba richiedenti tempi e scene più dilatati). Il film non ebbe vita facile (gli Americani rifiutarono di produrlo) e fu possibile ultimarlo solo grazie all’aiuto economico di Gheddafi. In cambio il dittatore ebbe l’impegno di Akkad di girare un film sulla resistenza libica contro il fascismo alla fine degli anni Venti, impegno che il regista mantenne nel 1981 con Omar Mukhtar lion of the desert, opera dal cast stellare (Anthony Quinn, Irene Papas, Oliver Reed, Rod Steiger, John Gielgud, Raf Vallone, Gastone Moschin, Claudio Gora, Lino Capolicchio) che non ebbe circolazione in Italia.
La resa complessiva di The Message è inficiata dal rischio propaganda che affiora continuamente (il Profeta viene presentato un po’ troppo mite…) e dall’eccesso di didascalismo che nuoce all’intero racconto. Non del tutto gradevole poi il trovarsi dinanzi un complesso di figure che sicuramente sono rappresentative di un mondo ma che drammaturgicamente stentano ad apparire vive e reali. Ma è indubitabile che il film sia una gioia per gli occhi, un lavoro sontuoso e fastoso che vede il deserto (magnificamente fotografato) come vero protagonista. Da sottolineare che alcune soluzioni narrative sono particolarmente intriganti (si pensi ad esempio alle brevi ma suggestive inquadrature che mostrano masse di uomini riuniti in preghiera in abiti moderni alla Mecca.). Interessante sia come documentario che come opera strettamente cinematografica, The Message (specie nella seconda parte) ha un ritmo travolgente e trascinante: il coinvolgimento emotivo dello spettatore è assicurato.
p.s.
Variety annuncia un quasi remake di questo film. Il regista e produttore Barrie Osborne (a cui si devono, tra gli altri, Matrix e il Signore degli Anelli) sembra che stia ideando un film da 150 milioni di dollari sulla vita del profeta. Come The Message rispetterà le regole islamiche che proibiscono di ritrarre il fondatore della religione, preferendo raccontare gli eventi che hanno segnato la vita del Profeta e l’effetto su chi gli e’ vissuto accanto (Ajyalitalia.it).