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Il "Messsaggio" dei Jazz Messengers

Da Gerovijazz @GEROVIJAZZ
Repost from Splinder (22 feb. 2008)
Quest'anno ricorrono i 50 anni della prima storica tournée europea di Art Blakey con i Jazz Messengers, così ho pensato di rievocare, a grandi linee, la storia di questo gruppo che all'epoca divenne un mito per gli appassionati.I Jazz Messengers sono stati la formazione più longeva della storia del jazz, anche se negli oltre 35 anni di vita al suo interno si sono avvicendati, intorno al leader Art Blakey (1919-1990), decine e decine di giovani musicisti, molti dei quali sono poi divenuti a loro volta leaders di propri gruppi. Una vera fucina di talenti che ha lanciato molti artisti, successivamente diventati protagonisti.Alcuni nomi: Clifford Brown, Donald Byrd, Kenny Dorham, Lee Morgan, Freddie Hubbard, Woody Shaw, Wynton Marsalis, Terence Blanchard fra le trombe, Lou Donaldson, Benny Golson, Hank Mobley, Jack McLean, Wayne Shorter, Bobby Watson, Bradford Marsalis, fra i saxes, Horace Silver, Bobby Timmons, Cedar Waldron, Keith Jarrett, Cick Corea, McCoy Tyner fra i pianisti, solo per citare i più noti.L’idea di mettere insieme un gruppo per trasmettere un “messaggio” musicale forte nacque dall’incontro fra un musicista ormai affermato come Art Blakey e un talento emergente, il giovane pianista di origini caraibiche: Horace Silver (1928). La casa discografica Blue Note aveva appena messo sotto contratto Silver e per le prime incisioni decise di affiancargli un batterista ormai affermato come Blakey, reduce da alcune significative esperienze con Thelonious Monk e Miles Davis.I due entrarono subito in sintonia, così nacque l’idea di realizzare qualcosa d’innovativo. Dopo circa 10 anni il BeBop aveva perso la spinta propulsiva iniziale e con il Cool Jazz la musica bianca (Lennie Tristano, Lee Konitz, Stan Kenton, Gerry Mulligan, Stan Getz) stava tornando a prendere il sopravvento. Il progetto musicale tendeva a rivitalizzare il “messaggio” del BeBop semplificandolo e cercando di evidenziarne la “negritudine”, richiamandosi sia allo spiritualismo del gospel, sia al carattere profano dei blues. Questi riferimenti più coinvolgenti facevano sì che quel messaggio, che l’osticità del BeBop aveva reso troppo elitario, fosse più comprensibile e popolare.Nel febbraio del 1954 i due ottennero una scrittura al mitico Birdland, sulla 52nd Street, e si presentarono con un gruppo che, oltre a Curley Russell al basso, il quale aveva già preso parte ad una delle sedute di registrazione del precedente disco, comprendeva due giovani talenti come Clifford Brown alla tromba e Lou Donaldson al sax tenore. Questo gruppo, pur non presentandosi come tale, in realtà fu il prototipo di quelli che saranno i Jazz Messengers. Quell’esperienza venne immortalata in due LP Blue Note: A Night In Birdland, ancora oggi considerati una delle massime espressioni della creatività artistica del gruppo che ha dato origine ad una straordinaria stagione musicale.Da quella esperienza di lì a poco si dirameranno tre filoni che costituiranno la spina dorsale della nuova corrente definita HardBop: i Jazz Messengers di Art Blakey, il quintetto di Clifford Brown e Max Roach e il quintetto di Horace Silver. Infatti dopo la scrittura al Birdland Clifford Brown lasciò il gruppo per andare con Max Roach. Silver invece restò ancora per un breve periodo con Blakey e venne costituito un nuovo gruppo con Kenny Dorham alla tromba, Hank Mobley al sax e Doug Watkins al basso. Il gruppo registrò un nuovo album a nome di Silver in cui compariva il termine Jazz Messengers.

Il disco ripetè e confermò il successo della formula, che si concretizzò con una tournée che si protrasse per diversi mesi. È possibile avere una testimonianza di quel periodo ascoltando altri due storici albums Blue Note: The Jazz Messengers at the Cafe Bohemia.Di lì a poco la collaborazione fra Blakey e Silver si interruppe, I musicisti rimasero con Silver, mentre Blakey uscì mantenendo la titolarità del marchio Jazz Messengers e costituì un nuovo gruppo con Billy Hartman alla tromba e Jack McLean al sax. La nuova formazione però non era all’altezza della precedente, la mancanza di Silver si faceva sentire e di lì a poco il gruppo di sciolse. Per tornare ad avere un gruppo all’altezza del precedente dovrà passare un altro anno.Finalmente nel 1958 Blakey riunì una nuova formazione comprendente il bassista Jimie Merritt, il giovane trombettista Lee Morgan, appena ventenne, ma già da alcuni anni sulla scena jazzistica e reduce da una collaborazione con John Coltrane per l’album Blue Trane, e soprattutto il pianista ventitreenne Bobby Timmons, valido compositore (suo il Moanin’ che dà il nome al primo album del nuovo gruppo) ed il tenorsassofonista Benny Golson, talentuoso compositore e arrangiatore che darà una nuova impronta al gruppo riportandolo al successo.Di quel periodo è il primo video scelto, che ci propone una delle prime versioni del famoso brano I Remember Clifford, straordinario e commovente epitaffio per il grande trombettista Clifford Brown, scritto proprio da Benny Golson, brano che diventerà uno degli standards più eseguiti dai jazzisti di tutto il mondo.

Lee Morgan and Benny Golson-1958 di redhotjazz
Verso la fine del 1958 il gruppo effetuò la sua prima tournée in Europa (Francia, Olanda, Belgio, Svizzera e Germania) ottenendo ovunque grande successo, particolarmente a Parigi dove si esibì in una serie di concerti, tutti esauriti, sia all'Olympia sia al Club St. Germain.Quell'anno in Francia era uscito un film che diventerà un cult per gli appassionati di jazz: Ascenseur pour l'Echafaud (Ascensore per il patibolo) del regista Louis Malle con la colonna sonora di Miles Davis, che aveva ottenuto un grande successo ed aveva dato l'avvio ad una stagione di film di genere noir con la colonna sonora realizzata da jazzisti americani di passaggio a Parigi.
Blakey e i suoi musicisti vennero anche scritturati per la colonna sonora del film Des Femmes Desparraissent (infelicemente tradotto I Vampiri del Sesso), un fumettone degno di essere ricordato solo per la bella colonna sonora composta da Art Blakey e Benny Golson.
Nel complesso la tournée fù un trionfo e l'eco di questo successo giunse anche in Italia grazie ai dischi, alcuni dei quali riportavano parte dei concerti più importanti.

All'epoca io avevo una ventina d'anni, e ricordo ancora di aver ascoltato alla radio brani come Blues March o Moanin' rimanendone favorevolmente impressionato. Moanin' divenne anche la sigla di una allora popolare trasmissione radiofonica sul jazz di cui ora non ricordo il nome (Musica in bianco e nero, forse!)
Poco dopo il rientro negli USA Benny Golson lasciò i Jazz Messengers per unirsi ad Art Farmer e formare un nuovo complesso, quel Jazztet che presto diventerà un altro storico gruppo di quegli anni.Questa uscita, per fortuna, non ebbe un gosso impatto in quanto il posto di Golson venne preso dal un giovane talento: Wayne Shorter (1933), che assunse subito la direzione musicale del gruppo, senza far rimpiangere il predecessore. La formazione nei quattro anni in cui fu presente Shorter ebbe gradualmente diversi cambiamenti al piano dopo Timmons siederanno prima Walter Davis jr. poi Cedar Walton, Morgan verrà sostituito da un altro giovanissimo Freddie Hubbard (1938) al basso arriverà Reggie Workman ed infine al gruppo verrà aggiunto un trombone quello di Curtis Fuller. Questa, a mio giudizio, è stata la più felice formazione mai messa inseme da Blakey.
Quella stagione può essere apprezzata dai due prossimi video: uno realizzato nel 1959 all'Olympia di Parigi, in cui il gruppo esegue il famoso Blues March, la qualità del video è scarsa ma consente di percepire l'entsiasmo del pubblico parigino, alla tromba c'è ancora Lee Morgan e al piano Davis jr..

Art Blakey & The Jazz Messengers di alternativa
Il video sucessivo è del 1963, realizzato dalla RAI, e documenta la prima venuta in Italia dei Jazz Messengers per partecipare al Festival del Jazz di San Remo. La formazione e quella del sestetto sopra descritto e il brano è Moanin'.

Freddie Hubbard & Art Blakey - Moanin' di soulpatrol
Verso la metà del 1964 Wayne Shorter venne chiamato da Miles Davis per entrare a far parte di quel famoso quintetto cui ho dedicato un post in precedenza.(qui)
Il gruppo si sciolse e per Blakey cominciò una difficile stagione, ricostituì il gruppo con altri musicisti che via via andavano avvicendandosi, ma mentre in tournée continuava ad avere grande successo soprattutto in Europa e in Giappone, aveva difficoltà contrattuali con le case discografiche, pertanto di quegli anni esistono pochissime registrazioni.Anche gli anni '70 furono caratterizzati da alti e bassi. Le formazioni migliori furono quelle con Woody Shaw (1972-73) e con Bobby Watson (1977-81), tuttavia bisogna aspettare il 1980 affinché il gruppo torni sulla cresta dell'onda, grazie all'arrivo di un giovanissimo trombettista il diciannovenne Wynton Marsalis che diventerà presto famoso grazie alle sue straordinarie qualità tecniche.Il video che segue ci mostra il nuovo gruppo, oltre a Blakey ed a Marsalis ci sono il Bradford Marsalis al sax alto, Billy Pierce al sax tenore, Donald Brown al piano e Charles Fambrough al basso.

art blakey & wynton - webb city di dow30
Raggiunta rapidamente la celebrità Marsalis si metterà in proprio e Blakey dovrà rimettere insieme altri giovani. La nuova formazione sarà ancora interessante come mostra l'ultimo video che propongo realizzato a Umbria Jazz nel 1985. Alla tromba abbiamo Terence Blanchard, al sax alto Donald Harrison, al sax tenore Jean Touissant, al piano Mulgrew Miller e al basso Lonnie Plaxico.

Dopo questa formazione che si sciolse nuovamente dopo un paio d'anni Blakey continuò fino alla morte avvenuta nel 1990 a portare in giro per il mondo la sua musica con sempre nuovi musicisti. Gli appasionati ricorderanno la sua ultima apparizione a Umbria Jazz del 1989.

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