La scelta
del metodo autobiografico come prassi del lavoro educativo, non è
solo l'applicazione di una procedura formale, il rispetto di una
condotta operativa per il conseguimento di precisi obiettivi, il
mantenimento di una identità scolastica, l'assunzione di criteri
applicativi e strategie pratiche, l'uso di particolari tecniche
comunicative.
Il metodo
autobiografico è assai più che l'adesione ad una maniera di
svolgere l'attività dell'educare, è uno stile di lavoro, un
approccio esitenziale che racchiunde una precisa visione della
persona e della storia, è l'adesione ad una particolare visione
dell'educare e del ruolo dell'educatore che cerca di assumere sì
regole operative, ma soprattutto atteggiamenti, modi di essere,
valori reativi all'uomo e alla socialità, e contiene una precisa
immagine dei gruppi e delle città, degli ambiti della solitudine e
dello stare sociale. Il metodo autobiografico è un valore che permea
la vita privata e la vita professionale dell'educatore, abilitandolo
all'attenzione, all'ascolto e alla valorizzazione, e gli fornisce gli
strumenti per esercitare in modo convinto e non pedante una forma di
maieutica per la quale i veri protagonisti delle storie sono i
soggetti che raccontano.
La storia si
porta, si riporta e si sopporta. Soprattutto si sopporta, nel senso
che il racconto della storia personale costringe a tenere presenti e
fare i conti con tutte le lacune, le fatiche, le contraddizioni, le
crisi, i dolori, i fallimenti, le deviazioni, gli errori, le cadute,
le malattie che hanno portato ciascuno di noi ad essere quel che oggi
siamo.