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Il migliore dei mondi impossibili.

Da Waxen

Il migliore dei mondi impossibili.

La realtà non ci piace. Esiste, vive di vita propria, ci sbatte in faccia le sue peculiarità ogni giorno, ma non riusciamo a farcene una ragione. Speriamo di sbagliarci, di percepirla attraverso dei filtri ingannevoli che creano l’illusione del reale e nulla più. Sostanzialmente cerchiamo una via di fuga: la backdoor dentro l’armadio. Qualcuno confida che l’universo sia un immenso esperimento alieno: un gioco per piccoli omini verdi dall’intelligenza superiore, qualcuno si convince di essere uno dei personaggi di un’enorme simulazione computerizzata, altri sanno per certo che sistemi solari e galassie non sono altro che particelle ed atomi di macrocosmi più complessi, in un gioco infinito di scatole cinesi. E il mondo? e noi? chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? ma, soprattutto, hai visto matrix? (sì, ma ho capito che è un’allegoria, e già il secondo tempo del primo film non mi piace più). E un tempo si sperava che il parente malato fosse posseduto dal demonio affinché un santone potesse esorcizzarlo, e si sperava che il sole tornasse a sorgere ogni giorno affinché il sacrificio umano non fosse sprecato e si distinguesse come gradito. Ci piace prenderci per il culo da soli, spostare le carte, contro le regole, per far riuscire il nostro solitario (tanto nessuno ci sta guardando), e sperare fino in fondo, ma proprio fino in fondo, di farla franca con noi stessi e di trovarlo il mondo che fa per noi: il migliore dei mondi impossibili.


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