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Il Milantatore – Adieu, Ibrà

Creato il 16 luglio 2012 da Vivalafifa @WlaFifa

Il Milantatore – Adieu, Ibrà

Non è per soldi. Ma davvero qualcuno pensa che Zlatan Ibrahimovic – uno il cui nome vuol dire “dorato” – se ne va da Milano a Parigi perché gli emiri lo coprono di una paccata di milioni? Ma va’, smettiamola. Sempre a pensar male, noi italiani. Siamo i soliti passionali, sentimentali. Vero che è svedese, può sembrare freddo e distaccato, ma in realtà anche lui sta soffrendo in silenzio. Altro che stipendio da riccone, Ibra sta male, cari colleghi milanisti. Ma non ve ne siete accorti quest’anno che non stava al meglio? Aveva un gran mal di pancia e noi, che gli vogliamo bene, gli auguriamo di liberarsene prontamente e copiosamente come meglio si conviene. Lo curi con tanto bifidus, vedrà come gli passa tutto. Però poi qualcuno avverta la società degli spurghi del bacino della Senna. Non si sa mai.

Dunque non è per soldi. I motivi sono altri, tutti molto seri:

- “Tifo Parì San Germèn da quando scommisi i miei assegni”

- La baguette originale è più buona di quella dell’Esselunga di via Novara a Milano

- Gli hanno detto che a Parigi ci sono tanti capolavori di Leonardo. “Ma a me non risulta questa Monna Lisa, al massimo ha portato Thiago Motta, e non è proprio un capolavoro”

- I figli vogliono andare a Disneyland, si sono stufati di Gardaland e di Prezzemolo. Preferiscono Pippo, ma al Milan non c’è più

- Gli piace il titolo francese della sua autobiografia, Je suis Zlatan Ibrahimovic. Ma solo perché Mourinho gli ha detto che vuol dire “Gesù Zlatan Ibrahimovic”

- La moglie vuole che i figli imparino il francese, per insultare meglio Flamini

- Un nobiluomo come lui può giocare solo al Parco dei Principi

- Vuoi mettere il profumo delle escargots à la bourguignonne all’uscita dello stadio nel quartiere più ricco di Parigi? Altro che panino-con-salamella-cipolla-crauti-peperoni-senape-e-maionese, qui i tifosi sanno trattarsi bene

- Alto, gambe robuste, naso lungo. Preciso alla Tour Eiffel. Buono solo per i fotografi

- Il suo sogno è vestire la maglia gialla. “Basta con tutte queste strisce, voglio la tinta unita”

Giorgio Caccamo

Twitter: @giorgiocaccamo


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