Magazine Diario personale
Ricordo perfettamente l'11 settembre del 2001,non avevo ancora la mia agenzia e cosi' d'inverno facevo il personal trainer e d'estate lavoravo per altre agenzie come capo villaggio.Ero in Sardegna a Platamona in un villaggio vicino a Castelsardo,ultimi giorni dell'ultima settimana di lavoro.Il villaggio teneva 800 persone ma in quella settimana conclusiva ce ne saranno state 150 e noi dai 30 che eravamo in piena stagione eravamo rimasti una ventina.Era stata un estate bellissima e intensa e in quei giorni c'era il classico clima da ultimi giorni di scuola che contaddistingue da sempre i finali di stagione.Erano circa le 16.30,stavo giocando a tennis con un cliente,in quegli ultimi giorni tiravo il fiato anche io,arriva uno dei miei ragazzi che doveva organizzare una partita di calcetto nel campo accanto e mi dice che e' caduto un aereo su New York e che c'erano dei morti.Li' per li' mi sembro' una notizia importante ma non fuori dal comune,gli aerei cadono e se cadono su una grande citta' i morti sono parecchi.Poi arrivarono altri clienti per il calcetto raccontando che un altro aereo si era infilato in un grattacielo e che c'erano centinaia di morti.Solo a sera ci rendemmo conto della tragedia,tutti radunati di fronte al televisore della hall vedemmo il disastro e quei poveri esseri umani che si lanciavano,vivi,giu' dal grattacielo per sfuggire alle fiamme.Ricordo che qualcuno si mise a piangere di fronte a quelle immagini che nessuno di noi ha mai dimenticato.A quel punto si poneva il problema di come affrontare la serata,eravamo in un luogo di divertimento ma cio' che era accaduto stravolgeva il concetto stesso di svago e di vacanza.Radunai i veterani dell'equipe e andammo a parlare col direttore sul fatto di fare o meno la serata.Lui ci disse che la gente era li' per divertirsi,aveva pagato per quello e che un anfiteatro vuoto avrebbe reso l'atmosfera ancora piu' pesante di quanto gia' era ,ci chiese di fare la serata e forse aveva ragione...o forse no.La decisione era pero' di sua competenza. Quella sera prima di aprire il sipario uscii da solo col microfono in mano di fronte alla gente seduta ad aspettare lo show,spiegai che per noi era difficilissimo sorridere e chiedere un sorriso ma che era il nostro lavoro e che l'essere li' non diminuiva certo l'immenso rispetto che avevamo per chi aveva perso la vita in quella tragedia.Fu una serata difficile,ma riuscimmo comunque a strappare sorrisi e applausi in un contesto francamente surreale.Nessuno di noi riusciva a togliersi dagli occhi l'immagine di quei corpi nel vuoto.La mattina dopo,se non ricordo male intorno alle 11,come aveva stabilito il governo dell'epoca,aderimmo ai 2 minuti di silenzio assoluto in memoria delle vittime.Alle 11 in punto spensi la musica in spiaggia,tirammo in battigia canoe,windsurf e vele,i tennisti smisero di insegnare e le ragazze del miniclub riconsegnarono i bambini ai gentiori.Ci ritrovammo tutti li',davanti al mare,i 150 turisti e noi 20,i ragazzi vennero tutti al punto musica e in silenzio osservammo il mare tranquillo di quella mattina,ognuno assorto nei suoi pensieri e nella consapevolezza che dal giorno prima il mondo non sarebbe stato piu' uguale.
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