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Lo consiglio perché: è interessante il lavoro di costruzione di una lingua personale, facilmente identificabile.
2- Non chiamarmi zingaro (Pino Petruzzelli, Chiarelettere). Qualche anno fa, ad Ancona, Petruzzelli affidò a un ragazzo rom l'incarico di trasportare del materiale per uno spettacolo teatrale di imminente messa in scena. Il titolare di una ditta fornitrice, riconosciuta l'etnia del ragazzo, rifiutò di consegnargli il materiale. Da qui il viaggio alla scoperta dei rom e dei sinti, delle loro storie, del loro essere persone come tutte le altre. Un insieme di storie che raccontano il genocidio, il razzismo, ma anche la quotidianità di chi svolge una vita il più possibile normale pur appartenendo a un popolo nominato genericamente "zingaro".
Lo consiglio perché: offre un insegnamento sui luoghi comuni con i quali alcuni esseri umani guardano altri esseri umani (e viceversa).
3- Il buio oltre la siepe (Harper Lee, Feltrinelli). Il titolo originale è To kill a mockingbird, ossia "uccidere un usignolo". Harper Lee era molto amica di Truman Capote, scriveva racconti fin dall'infanzia e fu spinta proprio da Capote a tentare la pubblicazione: ottenne un inatteso successo, vincendo il Premio Pulitzer nello stesso anno di uscita del romanzo e traendone l'ottimo film con Gregory Peck due anni dopo. Il protagonista Atticus Finch è ispirato in parte a suo padre, avvocato, che era però a favore della segregazione. Harper Lee ha 86 anni e vive negli Stati Uniti.
Lo consiglio perché: un quadro lucido della segregazione razziale negli Stati Uniti del primo Novecento, analizzata dal punto di vista di una bambina.
4- L'uomo che cade (Don De Lillo, Einaudi). De Lillo non è uno di quegli autori che si possono leggere prima di andare a dormire. La sua scrittura necessita concentrazione, riflessione. I suoi testi inquietano, lasciano dentro un senso di vertigine, come quello indotto dalla copertina: le Torri Gemelle viste dal basso, un precipitare al contrario. Il precipitare di un uomo normale, con una vita normale e un lavoro normale. Il 10 settembre 2001 era un giorno normale, anche l'11 era iniziato in modo normale. Poi sangue, incredulità, smarrimento, il ritorno a casa. E quel continuare a precipitare, giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Lo consiglio perché: è un ritratto di vite normali, che dopo l'11 settembre perdono l'equilibrio e faticano a ritrovarlo.
5- Molto forte incredibilmente vicino (Jonathan Safran Foer, Guanda). Un altro romanzo sull'11 settembre. Oscar ha nove anni - più o meno - la sindrome di Asperger e un padre morto in una delle torri. Si porta dietro il dolore e il senso di colpa di non aver avuto il coraggio di salutarlo un'ultima volta. È molto legato alla nonna, che dopo la morte del figlio ospita in casa sua un misterioso inquilino che non parla. Oscar attraversa New York in cerca del proprietario di una chiave, mentre spera che un giorno Stephen Hawking risponda davvero alle sue lettere.
Lo consiglio perché: un esercizio di stile fra parole, immagini e colori. Da leggere rigorosamente su carta.
6- Mandorle amare (Laurence Cossè, E/O). Chi ha letto La libreria del buon romanzo già sa quanto sia centrale - nella scrittura di questa donna - il trasmettere un sincero amore per la lettura. Questo libro è la storia di un legame fra due donne lontane per età, grado di istruzione e posizione sociale. Una traduce per lavoro, l'altra non sa leggere. I corsi per alfabetizzare gli stranieri offerti da enti pubblici e associazioni non sono però in grado di coprire tutta la domanda. È così che tra le due protagoniste inizia un cammino di lenta, faticosa autogestione.
Lo consiglio perché: aiuta a comprendere un concetto che spesso si dà per scontato, ossia quanto sia preziosa la capacità di saper leggere.
7- Gli scrittori inutili (Ermanno Cavazzoni, Feltrinelli). Noi che scriviamo siamo gente strana. Ci isoliamo per giorni, ore, settimane davanti al computer o alla pagina bianca di un quaderno, finché il nostro ego non esplode e cerchiamo ogni pretesto perché altri leggano le nostre parole e ci esprimano con sincera ammirazione quanto siamo bravi. Ci invitino a pubblicare i nostri testi. Parlino di noi sui giornali e in televisione. Così che la fama ci fa dimenticare che non siamo vip, ma scrittori.
Lo consiglio perché: è un divertente, ironico e lucido bagno di umiltà.
Postilla: porgo i miei doverosi ringraziamenti a Goodreads per il supporto mnemonico :)
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