La bozza integrale di quello che doveva essere il mio intervento. In fondo trovate i dispositivi degli ordini del giorno che sono stati assunti dal commissario del PD Lazio.
Rispetto alla primarie per l’elezione del segretario del PD da convocarsi il prima possibile abbiamo espresso il nostro totale favore, ma solo quando il partito sarà rientrato nella legalità interna (pagamento dei contributi degli eletti). Ho sollevato anche un’altra questione che mancava nell’intervento che è la contendibilità delle cariche interne al partito sulla base delle risorse disponibili. Ritengo sia necessario regolamentare la spesa di ogni candidato, magari facendola passare per il partito e quindi tenendola sotto controllo e mantenendola “uguale” per tutti.
In ogni caso l’orientamento è stato: avremo un segretario entro l’anno con le regole in vigore all’atto della convocazione.
La cosa migliore della giornata di ieri, a mio parere, è che redigeremo il regolamento per fare le primarie per Camera e Senato.
Contestualmente chiederemo in forma ufficiale alla commissione di garanzia regionale di verificare lo stato dei pagamenti di tutti i consiglieri regionali, chiedendo la sanatoria (senza condono) e chiederemo che la stessa richiesta venga fatta anche a livello delle federazioni provinciali su tutto il corpo degli eletti.
Abbiamo chiesto, e mi associo all’intervento di Sara Battisti, chiarezza sulle nomine in capo al PD.In particolare di aprire una discussione sull’opportunità di farle o meno. E, in ogni caso, di come vengono fatte, visto che non si comprende né la sede della discussione, né i criteri utilizzati.
Un’ultima considerazione. Ieri per l’ennesima volta ho sentito discorsi contro la gestione del PD Roma che indurrebbe certi “amici” a fuggire verso il centro moderato (API o UDC). Non condivido affatto questa impostazione per due motivi. Che mai in questi mesi sono state sollevate questioni di merito politico e quindi io ritengo, senza paura di sbagliare, che tutti i travasi abbiano come motivazione principale “la poltrona”. E che, come vado ripetendo da una vita, quei partiti non sono affatto moderati,ma sono estremisti in quanto partiti di ispirazione religiosa.
Care democratiche, cari democratici,
cercherò di condensare nel meno tempo possibile la mole di passione che mi anima nei confronti del nostro partito e, in particolare, del Partito Democratico del Lazio.
Questi ultimi anni motivi di lavoro – e a volte anche politici – mi hanno condotto lungo alcune rotte della nostra regione. Non le rotte consuete della vita di partito, bensì altre, se vogliamo più destrutturate e meno afferrabili di quelle a cui siamo abituati.
Non voglio entrare nei dettagli dei circoli commissariati o in via di dissoluzione, né nelle dinamiche dei parenti eccellenti di alcuni eletti in odore di criminalità organizzata. Nemmeno nelle spinte centrifughe che alcuni comuni dell’alto Lazio hanno nel chiedere di essere annessi alla Toscana.
Tutto questo passando per quello che secondo me è stato un autentico disastro elettorale del nostro Partito, osservando quanto accaduto nei comuni con più di 15 mila abitanti e quindi dove il fenomeno PD è misurabile al di là dei localismi.
Dobbiamo dirci, almeno qui, almeno in famiglia, commentando dati che sono pubblici e disponibili sul sito del ministero dell’Interno, che il PD del Lazio non esiste.
Il PD del Lazio è una federazione di clan che in totale indipendenza hanno gestito il loro localismo senza una regia precisa e centrale, malgrado le buone intenzioni verbali del Commissario e del suo team.
Nessuna corrente nel Lazio, nessuna, è stata esente da questo meccanismo. Ognuno di noi è stato vittima e carnefice a seconda degli equilibri locali.
Un anno fa abbiamo perso la Regione Lazio.
L’abbiamo persa nelle province e, credetemi, l’andamento delle amministrative ha dimostrato che la storiella della Bonino che non veniva nelle province ad incontrare i cittadini, è vera fino ad un certo punto, perché un partito forte nelle province, tangibile, riconoscibile dalla gente come alleato nel miglioramento del proprio progetto di vita (in termini virtuosi), ci avrebbe trascinato alla vittoria.
Abbiamo noi un’idea di squadra e collettiva di cosa vogliamo per il Lazio?
E’ la nostra azione politica da Viterbo a Frosinone una politica regionale?
Oggi il Lazio subisce la crisi in modo più meridionale che settentrionale, più arrendevole…e lo dico portando un cognome siciliano e avendo vissuto in Pianura Padana e abitando a Roma, quindi consentitemi di dirlo da italiana e senza alcun pregiudizio, ma anzi con triste consapevolezza.
Dalla discarica di Polidoro che deve ereditare i volumi di Malagrotta in una zona già sobillata dalla presenza di un inceneritore, passando per la gestione delle municipalizzate del sud del Lazio (dove i cittadini ci distinguono a mala pena per comportamenti dal PDL) passando per la presenza di uno degli stabilimenti dell’auto più grandi d’Italia e contemporaneamente per avere due delle città più inquinate e trafficate del Paese: Roma e Frosinone.
Senza parlare di Civitavecchia.
Non parliamo della situazione dei giovani laziali, del pendolarismo che uccide ogni forma di esistenza al di fuori dalla vita-salariale.
Tutto questo ha a che fare con il lavoro e quindi con l’economia e quindi con i consumi in maniera dirompente.
Il Lazio avrà bisogno di ricostruirsi. In tessuto industriale sostenibile e acquistabile (produco qui, compro qui e magari esporto, ma devo chiedermi qual è la domanda sia qui che fuori e la politica deve, deve assolutamente, guidare queste scelte con una strategia interregionale e regionale e certo non localistica!).
Dovremo ricominciare a ricostruirlo anche pensando alla forma da dare alle energie rinnovabili (penso ad un’analisi approfondita, per esempio, dei terreni che ottengono l’autorizzazione a costruire centrali fotovoltaiche ma non hanno fondi per realizzarle e bloccano tutto il resto!) ed al turismo che non può essere confinato ai 6X3 propagandistici della Polverini.
Dobbiamo parlare di una gestione dei rifiuti integrata davvero e che sia governata dal pubblico dall’inizio alla fine. Non basta l’acquisizione di Gaia. Il ciclo dei rifiuti va tolto dalla possibilità di infiltrazioni, controllato in ogni sua parte e “usato” davvero come risorsa. Un ciclo integrato in cui si sviluppi un serio sistema di raccolta differenziata, compresa la realizzazione e il funzionamento degli impianti a valle necessari al recupero dei materiali, in cui funzionino a regime gli impianti di TMB già realizzati, e in cui gli inceneritori (ad oggi già esistenti e sufficienti) utilizzino però le “balle” che siano davvero “eco balle” per produrre energia.
Il PD Lazio ha un’idea su questo o ogni consigliere regionale a seconda dei territori coinvolti o non coinvolti ha un’idea sua o magari addirittura non gliene frega niente?
E non vado altro che potrei continuare per ore a chiedervi se abbiamo un’idea di sanità diversa da questa, diversa da quella che sperpera denaro pubblico subappaltando la sanità alle cliniche private? Diversa da quella che manda le roulotte al posto dei presidi ospedalieri? Diversa da quella che firma la legge Tarsia che persino qualche nostro eletto aveva firmato senza nemmeno consultarsi, appunto, con un partito. D’altronde con quale partito avrebbe potuto farlo?
Qualcuno mi ha detto che da 15 anni non percepisce alcun cambiamento nella Sanità del Lazio. Se guardo al Lazio da paziente ortopedica o da figlia di una donna malata vi dico che è vero. Le famiglie sono sole. La logistica è un inferno. Il costo tutto sulle famiglie, in particolare sulle donne.
Qualcuno spera che un giorno Frosinone e Latina saranno in Campania. Rieti in Abruzzo e Viterbo in Toscana e Roma sarà come Washington. Io credo invece che il Lazio abbia dei suoi connotati che deve recuperare e che noi dobbiamo strappare soprattutto il sud della regione da questa tendenza centrifuga.
Una regione dove la politica supplisce alla carenza di servizi e si salda con il tessuto territoriale come facilitatrice. Il politico è quello che ti aiuta, che ti risolve il problema. Non quello che lo risolve a tutti. La democrazia non si basa su questo, sulla cernita del cittadino in quanto portatore di consenso. Diviene discriminazione. La peggiore possibile.
Non è così che intendiamo la politica, vero?
Spero che in ognuno di noi ci sia l’idea di una politica al servizio sobrio del cittadino. Quella politica dove non dobbiamo intervenire di persona per una Tac o per un posto di lavoro o per una licenza, ma il Partito, e non gli eletti, agiscano come giuntura e come pungolo nelle istituzioni.
A Roma abbiamo cominciato faticosamente a farlo e di questo ringrazio l’esecutivo romano che con uno sforzo immane sta ricostruendo, sta provando a farlo almeno, quella relazione di cinghia tra il partito e la città, anche – ma non solo! – attraverso i suoi eletti.
Eppure perché siamo deboli nelle province? Perché siamo romacentrici. Persino questo giochino che stiamo facendo oggi, rispetto a quando chiudere e come chiudere la questione del PD Lazio, gira tutto intorno a Roma ed è una responsabilità che noi ci stiamo prendendo, facendolo, nei confronti del Lazio, ma soprattutto nei confronti del Paese. Non si può gestire il partito del Lazio pensando a Roma. Non si può, scorretto, è sbagliato. Non si fanno le barricate per proteggere Roma e nemmeno si usi la candidatura al PD Lazio per fare altro. Chiedo a tutti noi un passo mentale su questo. Parliamo di Lazio. Chi vuole Roma pensi alle primarie da sindaco e lasci stare il Lazio.
Un Lazio meridionalizzato e bloccato, significa perdere le elezioni a livello nazionale.
La nostra regione è e deve essere l’ultimo baluardo di una politica meno clientelare e può fare la differenza, quell’ago che in un Paese sempre spaccato a metà diventa fondamentale per vincere.
Non sperate nella sconfitta del nemico. Ricordatevi il 1993: saremo tutti travolti dall’astensione o dall’antipolitica semiorganizzata se non mettiamo in pratica in ognuno di noi un cambiamento radicale del nostro modo di fare politica.
Guardate nessuno si senta personalmente “toccato”, malgrado la mia veemenza: da soli non si fa nulla. Il dito non possiamo puntarlo su nessuno, ma le mani dobbiamo mettercele tutte.
Sentiamoci tutti quanti collettivamente investiti, ridiamoci il sapore di discutere e di prendere decisioni. Siamo un partito con una fortissima vocazione al governo, con un amore innato per la gestione della cosa pubblica. Non sentiamo tutti, oggi, la voglia di ridare lustro visibile a questa vocazione?
Dobbiamo cedere qualcosa. Non potere, ma spazi. Non poltrone, ma aria.
Perdonatemi la franchezza, care democratiche e cari democratici, ma solo dall’ammissione di un fallimento possiamo rifondare il Partito. Non certo riaggiustandolo mantenendo questo ordine atavico fondato sui clan e le bande.
Ognuno deve fare un passo indietro, deve auto commissariarsi un po’, per consentire al Partito di rinascere.
Vengo alle conclusioni.
La mia opinione, condivisa da un ampio gruppo di persone e che credo interpreti anche le volontà esplicite ed implicite del nostro elettorato, è che il PD del Lazio avrebbe dovuto rispettare le regole e gli impegni che all’inizio del commissariamento si erano assunti.
Per quanto ci riguarda riteniamo si debbano oggi convocare le primarie per l’elezione del segretario del PD Lazio.
Saremmo già dovuti andare a primarie da un bel pezzo, senza aspettare tagliandi di manutenzione nazionali, comunque appesi alle vicende di questo governo, il peggiore del dopoguerra, forse. Concordiamo sul fatto che le liste bloccate sono ad uso e consumo dei capo bastone e limitano i poteri del segretario…ma di chi è la colpa di questo tasso di fedeltà politica?
Ogni candidato abbia un’unica lista. Noi ci impegniamo, in caso di candidatura, ad avere un’unica lista.
Contestualmente presenteremo i seguenti ODG o richieste al Commissario:
1) che il Commissario proponga all’Assemblea l’istituzione di una Commissione politica che assuma il compito di direzione politica del Pd Lazio, apra la fase di preparazione delle primarie per l’elezione di Assemblea e Segretario regionale e ne rediga il Regolamento.
2) che il Commissario proponga all’Assemblea l’istituzione di una Commissione politica che rediga il Regolamento per lo svolgimento delle elezioni primarie per la selezione delle candidature del Pd Lazio per le assemblee rappresentative.
3) Per qualsiasi “convocazione di primarie” siano considerati in regola tutti coloro che risultino iscritti al Pd 50 giorni prima della convocazione del Congresso o delle primarie per Camera e Senato. (la questione tesseramento merita sicuramente una discussione ed un approfondimento, ma il senso è: non possiamo avere paura del tesseramento)
4) che qualora un iscritto al Pd Lazio, eletto a qualsiasi carica amministrativa o politica, non sia in regola con i pagamenti al Pd Lazio dopo due mesi dall’entrata in vigore dell’incarico elettivo, debba sanare il proprio debito entro sessanta giorni dall’accertamento della situazione debitoria e senza alcun condono dell’ammontare. Qualora non assolva al proprio debito, sia considerato decaduto e non più candidabile nelle liste del Pd Lazio. Qui andremo oltre. Presenteremo esposto contro tutti gli eletti nel Lazio alla commissione di garanzia in modo che la commissione di garanzia sia obbligata a verificare tutte le situazioni e a prendere provvedimenti. Diciamo che saremo democratici, pur essendo a conoscenza di alcune situazioni particolarmente gravi.
5) che d’ora in poi ogni candidato, a qualsiasi carica amministrativa o politica, e come condizione alla candidatura, firmi una liberatoria in cui acconsenta che il Pd Lazio renda pubblico lo stato dei propri pagamenti e la propria condizione patrimoniale.
Abbiamo su di noi un impegno gravoso che è costruire un partito quando tutti vorrebbero distruggerli i partiti. Abbiamo su di noi l’impegno di confermare che l’idea dei nostri padri costituzionalisti, dell’impianto democratico che ci hanno tramandato, è corretta, e può essere funzionale ed efficiente.
E non possiamo più tradirla perché non avremo altre possibilità. Un giovane che oggi ha 20 anni non può aspettarne altri cinque per cambiare la propria vita in meglio.
Grazie a tutti e a tutte per la pazienza dell’ascolto.
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