Magazine Cultura
Sto parlando di Bekim Fehmiu, l'attore albanese kosovaro che ha interpretato la storica serie de l'Odissea, giratasi nel 1968.
Un esempio di cosiddetta televisione di qualità, ad ampio sfondo culturale, di cui la mia generazione si è ampiamente cibata.
La serie, mi sembra di otto puntate, è stata la prima produzione della Rai in coproduzione con altre Tv straniere, e soprattutto la prima produzione girata a colori. Era il 1968, dicevo. Gli taliani però se la videro tutta in bianco e nero perché fu deciso di attendere l'introduzione del colore in modo da rimandare la sostituzione di tutti gli apparecchi televisivi presenti al momento. Era un impegno troppo forte dal punto di vista economico.
Un'attenzione verso il paese, verso le tasche degli italiani, che oggi ci sogniamo.
Comunque quella serie fu storica soprattutto perché fu, nel suo genere, un vero e proprio kolossal.
E chi non ricorda il protagonista che appunto ci ha appena lasciato?
Chi non ricorda le sue gesta, già un po' studiate a scuola, ricche di avventura, fantasia, fantascienza, amore, battaglia, mare, isole e ciclopi?
Ricordo, anche grazie a qualche replica, alcune scene, alcuni episodi, che al tempo, mi avevano colpito.
Non solo l'inganno a Polifemo, con la voce di Amedeo Nazzari, e il geniale Nessuno.
Non solo i marinai tramutati in porci grazie alla maga Circe, che pascolano nel loro porcile.
Non solo le sirene che instigano (ah, le donne...)
E non solo, anche, Eolo, con i suoi venti, con le bisbocce capricciose tra gli dei.
E non solo l'intuizione formidabile dell'introduzione, fisica, del classico coro della letteratura greca antica.
Ma soprattutto, quello che mi ha sempre colpito, e che ha - davvero! - aumentato in modo irreversibile il mio senso di giustizia, è l'ultima puntata. Straordinaria.
Prima l'incontro straziante con il cane Argo, poi con la sua serva più affezionata che lo riconosce dalla cicatrice sulla gamba, ma soprattutto - che forza! - la prova dell'arco, e la conseguente, tremenda, furente, vendicativa ed esaltante strage dei Proci usurpatori e pretendenti al trono.
E poi l'incontro con Penelope - una meravigliosa Irene Papas, bellezza fatta a donna, stupenda! - e con il figlio, incredulo, Telemaco.
Sensazioni forti, emozioni vere, contesti semplici e nello stesso tempo sontuosi.
Un esempio di buona televisione, si diceva.
La cultura che entrava nelle case, ammorbidita, un po' tradotta a spettacolo, ma pur sempre cultura.
E non voglio fare paragoni facili con oggi, Chissenefrega.
Un buon attore che se ne va, che ha segnato la storia della Tv nostrana, e ha lasciato il segno anche nelle storie di chi al tempo c'era.
Un pezzo di storia del mio passato.
Un invito. Chi non l'ha vista, questa Odissea, vada a vedersela.
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