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IL MIO NOME E’:NESSUNO! - Come proprio un Signor Nessuno può a volte cambiare il corso delle cose…

Creato il 16 ottobre 2012 da Ciro_pastore

IL MIO NOME E’:NESSUNO! -  Come proprio un Signor Nessuno può a volte cambiare il corso delle cose… IL MIO NOME E’:NESSUNO! Come proprio un Signor Nessuno può a volte cambiare il corso delle cose… da L’ODISSEA  – RAI 1968 http://www.youtube.com/watch?v=nHVXZ1FUxzg La settimana scorsa avevo inviato, alla mia ristretta cerchia di lettori (circa 600 nella mia mailing list) e pubblicato sul mio blog personale (finora visitato da appena 40mila lettori) un intervento dal titolo: “ EAV, ECCO FINALMENTE SVELATA LA STRATEGIA” http://lantipaticissimo.blogspot.com/2012/10/eav-ecco-finalmente-svelata-la.html (consultabile solo da casa, visto che i miei blog sono da tempo oscurati nella rete aziendale per ordini superiori e per esplicito volere di qualcuna). Tra i “riceventi” delle mie folli considerazioni, c’è chi ha voluto leggere, nelle mie parole sarcastiche, un attacco indiretto alle proprie responsabilità professionali. Ma chi ha avuto la pazienza di leggere di quel “pezzo oracolare”, avrà compreso (non era poi tanto difficile) che si trattava di un intervento incentrato su una ipotetica(?) strategia dei vertici EAV, riguardo al futuro delle aziende del gruppo. Solo incidentalmente, e per la mera necessità strumentale di rendere meno noioso il ragionamento, ho fatto uso di esemplificazioni volutamente paradossali, adoperando una frase che ha provocato la reazione ferma (spero non risentita) di chi indirettamente si è sentito chiamato in causa ( http://vesuvianando.blogspot.it/2012/10/le-precisazioni-delling-piccolo-in.html#comment-form ). Fatto strano è che la risposta – formale e tecnica – sia stata pubblicata da un blog, che ha da tempo bandito la mia “firma”. La circostanziata risposta, infatti, non sia stata indirizzata al diretto interessato (cioè il sottoscritto) con le stesse modalità con cui le mie considerazioni erano pervenute all’adirato estensore. Insomma, per venire a conoscenza del fatto che in altro luogo (per me inospitale) si stava dipanando una piccola risibile polemica, ho dovuto esserne informato da qualche amico (ebbene sì, anche L’ANTIPATICISSIMO ne ha) visto che non ho l’abitudine di leggere quel blog, se non per le “notizie di servizio”. Se non la buona educazione, ma quanto meno il rispetto della logica avrebbe voluto che io fossi il principale (anche se non l’esclusivo) destinatario di una risposta che si riferiva a quanto da me scritto, fosse solo per consentirmi il naturale diritto di replica. Avevo quasi deciso di non dare ulteriore visibilità a quel blog (che certo non ne ha bisogno) ed evitare, quindi, di rinfocolare la polemica mediatica. Ma siccome proprio non ce la faccio a “castrare” la mia inesauribile vis polemica, esaurita la doverosa premessa “metodologica”, entro nel vivo delle contestazioni che, lo stimato funzionario, ha inteso pur garbatamente rivolgermi. Con dovizia di dettagli tecnici, egli ha voluto somministrarmi una breve lectio magistralis su un argomento che da anni avvince folle oceaniche di scalmanati supporter: i SOA. Apprendo, così, che (udite, udite) tali apparati tecnologici sono perfettamente a norma e che mai l’azienda è stata penalmente sanzionata per il loro utilizzo. Ovviamente, non avendo io alcun titolo (né accademico, né professionale) per contraddire tale autorevole expertise, mi limiterò a suggerire una chiave di lettura di comune buon senso. A mio modesto parere, nel complesso e delicato ambito della sicurezza (ferroviaria e generica), ratio e spirito delle normative sono informate ad un più generale criterio di ridondanza. In parole povere, non basta aver adempiuto pedissequamente alle norme per aver raggiunto l’obiettivo che sta alla base delle stesse, che rimane pur sempre la massima sicurezza, possibile e prevedibile. Se i SOA sono sicuramente a norma (e non l’ho mai messo in dubbio), probabilmente, in alcuni contesti territoriali, il mutato scenario urbanistico-demografico li ha resi sottodimensionati rispetto alla situazione di fatto esistente al momento della loro installazione ed omologazione. Per meglio intenderci, molti SOA furono stati installati in stradine di campagna percorse allora da contadini appiedati o a bordo di “ sciaraballo”, i quali procedevano alla velocità di 10 km/h. Oggi, invece, progresso ed inurbazione frenetica, hanno portato il traffico veicolare a livelli consistenti e moderni, per cui sorge il dubbio che un SOA possa essere il massimo della protezione - attiva e passiva - pur considerando scalmanati ed imprudenti gli utenti della circolazione stradale. Non avendo, nel pezzo incriminato, nessuna volontà e, soprattutto, capacità/autorevolezza di incidere in una così dotta e specialistica materia, avevo utilizzato (per sintesi) l’aggettivo “raffazzonata”, non intendendo in alcun modo sottolinearne la “illegalità”, ma piuttosto volendone mettere in risalto una obsolescenza di contesto (peraltro, esistente solo in alcune situazioni limite). Sempre nella risposta a cui mi riferisco, mi si esorta a “…ad avere un pò di prudenza e rispetto quando affronta queste faccende che esulano dalle previsioni oracolistiche e si avventurano nelle attività di tutti i giorni di centinaia di lavoratori…”. Da perfetto Signor Nessuno, quale mi vanto di essere, ho sempre avuto rispetto per il lavoro e la professionalità altrui, in specifico modo per quella dei tanti abili ed indefessi colleghi che, quotidianamente, si prodigano anche per superare le difficoltà oggettive in cui, ahinoi, ci dibattiamo da qualche tempo. Tale rispetto, però, non può esimermi dallo stigmatizzare eventuali “anomalie” che, a mio modesto parere, dovessero essere presenti. D’altronde, sarà chiaro a molti (forse non a tutti) che “mio compito” è evidenziare situazioni e fenomeni che potrebbero (e dovrebbero) funzionare diversamente e meglio. Beninteso, faccio ciò senza averne ricevuto esplicito incarico da nessun altro che la mia inveterata “voglia di cambiare il corso delle cose”. E nonostante sappia benissimo che, in quanto perfetto Signor Nessuno, tale obiettivo è ampiamente superiore alle mie scarse e ridicole forze di “manipolazione delle masse”. Non posso, infatti, che razionalmente concordare con i commentatori (anonimi e non) che, dalle pagine de LA VOCE DEL PADRONE, si sono affannati ad esternare il proprio dubbio (quasi ontologico), racchiuso nella domanda: “Ciro Pastore chi?”. A costoro (e a tutti gli altri che in silenzio se la pongono), vorrei saper dare anche io una risposta, e finalmente sollevarli da questa curiosità inevasa. Ma, purtroppo, confesso che una risposta mi è impossibile fornirla. Chi sono? Diciamo che potrei provare a convincervi di essere ciò che non sono (e in passato spesso ci sono riuscito). Oppure, potrei delittuosamente disperdere le mie energie mentali nell’impossibile impresa di illustrarvi ciò che realmente sono (questa sì, una mission impossible). Mi arrendo, invece, molto più modestamente, alla certezza che ciascuno di noi è per gli altri ciò che essi desiderano che egli sia. Non mi resta, quindi, che affidare la risposta alla vostra irrisolta domanda a quanto scrivo, unico elemento oggettivo per consentire a ciascuno di voi di “farsi un’idea” svincolata da pregiudizi. Se poi, come è più modesto pensare, in quella domanda risiedeva il palese intento di “ridicolizzare” la mia persona, lascio, a chi si serve di questi fanciulleschi e stantii mezzucci logici, la possibilità di continuare ad usarli liberamente, visto che la loro stessa denigrante domanda nasconde la involontaria ammissione di quanto, in qualche modo perverso, io sia per essi stessi un’entità da prendere (comunque) in considerazione. Il Signor Nessuno a pochi piace, a molti sta su i coglioni, a pochi è indifferente… Ciro Pastore - Il Signore degli Agnelli

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