Magazine Diario personale
Le mie giornate sono faticose.
Parlo, molto. Ascolto, troppo. Sorrido, sempre.
Ho imparato a parlare. Non avevo idea di come si facesse, sentivo suoni, parole, vedevo gesti e facce strane, e un giorno ho imparato. Ci sono molte situazioni durante le quali è bene non farlo, mentre ci si bacia per esempio, o se hai qualcuno che ti dorme accanto; viceversa parlo moltissimo se in imbarazzo, lo preferisco al mutismo, che mi riservo per altre situazioni. E parlo, parlo di cose banali e futili, quasi sempre, quasi con tutti, perché ho imparato a parlare come la gente vuole.
Ascolto tante parole, tantissime, più parole di quelle che dico, ascolto così tante cose futili e banali che a fine giornata ho perso l’ eco delle mie di parole. Allora ascolto il silenzio, per poi sentirmi vuota a tal punto da dover ascoltare meglio per riempirmi nuovamente.
A sorridere non so nemmeno se sia brava davvero, forse la gente mi ricambia perché sono giovane, perché sono socievole, perché li ho ascoltati, perché gli piaccio. E allora sorrido di più. Ricevo molti sorrisi falsi, dietro i quali si nasconde invidia e gelosia, di chi dice che se sei bella hai successo. Non so se sono bella e non so se ho successo, ma sorrido.
Le convenzioni sociali sono strane, ci inducono ad azioni meschine ed ipocrite, sorridere è l’ unico mezzo che abbiamo per addolcirle.