Il mio regno non è di questo mondo

Creato il 24 novembre 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore


34° DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO B
Antifona d'IngressoAp 5,12; 1,6L'Agnello immolato è degno di ricevere potenza
e ricchezza e sapienza
e forza e onore:
a lui gloria e potenza nei secoli,
in eterno.

CollettaO Dio, fonte di ogni paternità,
che hai mandato il tuo Figlio per farci partecipi del suo sacerdozio regale, illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e con la vita donata ai fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo, primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti della terra. Egli è Dio...
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura Dn 7, 13-14Il suo potere è un potere eterno.Dal libro del profeta Daniele
Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d'uomo;
giunse fi­no al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
- Parola di Dio


Salmo Responsoriale Dal Salmo 92
Rit. : Il Signore regna, si riveste di splendore.

Il Signore regna, si riveste di maestà: si riveste il Signore, si cinge di forza. – Rit.
È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre, dall'eternità tu sei. – Rit.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore. – Rit.


Seconda Lettura Ap 1, 5-8Il sovrano dei re della terra ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio. Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della ter­ra si batteranno il petto. Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!
- Parola di Dio
Canto al Vangelo Mc 11,9.10
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

Alleluia.
Vangelo Gv 18, 33b-37
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giu­deo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno con­segnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». - Parola del Signore
  • Stasera intendo dividere l’annuncio in due momenti: istruttivo e operativo.
Il primo momento, istruttivo, serve per renderci capaci di accostare il testo, la Parola di Dio, cercando la sostanza. E in questo caso è importante conoscere qualcosa dei modi di parlare e di scrivere degli autori. Tutto questo permette di cogliere il significato e il senso della Parola che abbiamo letto. Oggi abbiamo l’opportunità di seguire e capire i modi fondamentali di esprimersi della Parola, per essere messi in grado di accostare il testo, di comprendere la ricchezza che contiene, senza attribuire ad essa significati diversi e non propri. Lo scopo del nostro incontro è quello di aiutarci a nutrirci del messaggio della Parola, a non attaccarci al significato letterale, ma di arrivare allo Spirito della Parola. La Parola è Spirito e Vita, cioè qualcosa che anima la vita, che nutre e che guida. Abbiamo ora la possibilità di evidenziare alcuni esempi per sviluppare una sensibilità adeguata per entrare nel messaggio.
  • La prima lettura.
Lo stile di questo scritto parla di un futuro per simboli e non per diretta esperienza. Lascia intravedere un messaggio che non è da prendere alla lettera, ma da accostare come aiuto per affrontare la vita con le sue contraddizioni. Il brano parla degli ultimi tempi, non da intendere come se la fine dei tempi fosse alle porte. È il mistero di Dio che ci prospetta questa fine senza impegnare la Parola in una previsione non fondata ma intravista, per ricordarci che non siamo nella situazione definitiva, bensì in cammino verso un futuro che ci sfugge, almeno in parte. Il tutto non è da prendere in senso chiuso, ma come aiuto ad avere uno sguardo vivo. Le sette, al contrario, hanno invece la preoccupazione di indicarci la fine come imminente, delineata e dominata.
  • La seconda lettura
Il linguaggio utilizzato ha il valore di far vedere e cogliere qualcosa di più concreto e fondato. Parla dell’esito della presenza di Cristo nel mondo. Quindi è più attenta alla verità che guida l’agire umano dei credenti.
  • Il terzo esempio ci è dato dal Vangelo, dove si parla di un incontro e di un dialogo.
Pilato interroga Gesù, perché vuole capire questa figura e la posizione dei capi, o meglio il perché dello scontro che sta avvenendo tra Gesù e i capi del mondo ebraico. Questa situazione è da prendere alla lettera, considerando che il linguaggio ebraico è diverso dal nostro e riguarda gli scontri reali, gli avvenimenti realmente accaduti.
  • L’altro aspetto è quello pratico ed operativo, che ci aiuta a vivere nello Spirito di Cristo e che è il tratto più importante e vitale, che ha bisogno di essere nutrito dagli altri linguaggi. Ed è in questa direzione che ci orientiamo per comprendere il brano del Vangelo.
Il dialogo che avviene tra Gesù e Pilato è dovuto al fatto che quest’ultimo non riesce a capire cosa sta avvenendo. Lui era romano, rappresentava l’imperatore e aveva in mano le sorti della Palestina. All’imperatore doveva rendere una sufficiente spiegazione degli avvenimenti. Immaginate il subbuglio della Palestina in merito alla persona di Gesù e dei fatti che via via si sono succeduti. Pilato voleva capire, per cui interroga Gesù stesso. La sua interrogazione ha lo scopo di fare chiarezza per sé e di dare informazioni esatte di quanto stava avvenendo. Da questa duplice preoccupazione emerge per noi una indicazione precisa: Pilato non sa niente della sostanza degli avvenimenti e pertanto era imbarazzante per lui trovarsi di fronte ad un fatto che poteva mettere a rischio la sua carriera, il suo successo, il suo posto. Per questo vuole informarsi. E qui si solleva un’altra questione: Pilato non sa niente, tuttavia deve decidere. Lui sta per condannare Gesù senza avere motivi per farlo. Gesù in effetti non aveva fatto niente contro l’impero romano, era solo preso dal compiere la sua missione. Quindi: da una parte c’è Gesù inviato a compiere una missione e dall’altra c’è Pilato che deve difendere e mantenere il suo posto. Per noi cogliere questo messaggio è importante per il cammino che in particolare faremo quest’anno per crescere nella fede, cioè per acquisire una vera e fondata conoscenza di Gesù. Questa nota è per noi preziosa, perché dice il divario che c’è tra la serietà, la tragicità e la testimonianza della vicenda di Gesù e il gioco politico, legato agli interessi, che domina la scena. Gesù ci invita a purificare la nostra fede da interessi marginali e non autentici. Noi non siamo Pilato e non dobbiamo esserlo, noi siamo invitati ad essere discepoli, cioè siamo invitati a capire Gesù, il suo insegnamento e a seguirlo e a rivedere la nostra posizione. È molto facile essere trascinati ed inseguire interessi personali o il successo. L’invito invece è quello di cercare l’autenticità e la verità. Ci dobbiamo chiedere: per quale motivo seguiamo Gesù? Quale alimento ci sostiene in questo processo di sequela? Nel processo a Gesù c’è qualcosa di molto attuale: oggi più che mai siamo chiamati alla verità e all’autenticità di noi stessi e delle nostre azioni. È fondamentale questo interrogarci per purificare la fede. Il passaggio fondamentale è nei versetti dove Pilato chiede a Gesù il motivo della sua condanna. Qui c’è anche una nota di comicità: l’autorità deve giudicare su una sostanza che non conosce e il colpevole è chiamato a pronunciarsi ed a formulare quasi una sentenza. Nella risposta, Gesù però può sottolineare una cosa importante. «Dunque tu sei re?». Cosa significa essere re? È una domanda impegnativa e inquietante per la chiesa e la sua coscienza di fede. Gesù enuncia il motivo, che sostiene la sua azione, introducendo una differenza che per noi è vitale: ci sono due regni, uno di questo mondo e uno dell’altro mondo. Cristo è venuto ed è re dell’altro mondo. Per dire che io sono re dell’altro mondo occorre avere un’autorità, una forza, nel senso di avere una chiarezza dentro e una coscienza da far emergere. Giovanni dà molta importanza a questo processo, ma anche gli altri evangelisti sono attenti a questa azione, sebbene in modo diverso. In che cosa consiste l’autorità di Gesù? Gesù è re in un senso del tutto diverso da quello umano e delle culture dominanti. Gesù non è un potente che abbia a disposizione un’energia carnale, non ha eserciti, soldi e uomini a sua difesa. Giovanni dice: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Emerge qui la differenza radicale tra la potenza dello Spirito e la potenza della carne. Infatti, nel racconto storico si afferma come Gesù non ha niente a disposizione, anzi di fatto i tre, che erano con Lui, lo abbandonano e lo lasciano solo. Non solo: l’esito finale, che è la morte in croce, è quanto mai umiliante e mostra una fragilità politica sorprendente. La conclusione è la croce, e la burla è lo scritto: Gesù Nazareno Re dei Giudei. Ciò che era motivo di condanna è in realtà la dichiarazione della sua appartenenza ad un mondo diverso. A quale mondo? Al mondo della comunione che è in contrasto con il mondo del successo, del potere e della sopraffazione. Praticamente c’è il mondo di chi seguirà Gesù dopo il travaglio della morte e l’evento della Resurrezione, e il mondo di chi rifiuterà Gesù, perché non lo riconosce. La fede in Gesù si mostra nella fedeltà alla sua scelta, all’obbedienza al Padre, alla sua vocazione divina che è vocazione alla comunione, alla giustizia, alla pace; tutte note positive che lo definiscono come il re della pace e dell’amore, non in teoria, ma impegnato in una reale compromissione e lotta pacifica. Il nostro impegno è quello di verificare la fedeltà a Gesù e alla comunione; e soprattutto quello di far sì che questa sia la coscienza che guida il mondo. La chiesa, nel corso dei secoli, ha faticato ad essere fedele a questa vocazione. E questo lo si comprende e lo si spiega, perché ad ogni generazione bisogna cominciare di nuovo: ogni generazione deve vivere un cammino per essere in sintonia con Gesù e lavorare per un mondo di comunione diverso da quello dominante. Domanda aperta per ciascuno di noi:
Quale Gesù noi seguiamo?
  • La settimana che abbiamo davanti è l’occasione per continuare la revisione, l’implorazione, la preghiera per irrobustire la nostra fede, per renderla più vera e per cercarla in modo da essere ravvivati all’interno del nostro cuore.

Il tuo Regno non è di questo mondo
Signore Gesù, tu porti questo mondo sulle tue spalle come un pastore la sua pecora perduta.
Tuo scettro è la croce. Tua forza la misericordia. Tuo unico diritto l’amore vincente.
Il tuo Regno già ci abita e attende la pienezza sulla tua Parola.
( Elaborazione da “ Sulla traccia di Dio ” )


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