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Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato

Creato il 28 novembre 2013 da Berenice @beneagnese

 

Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato

Il Museo della Sibilla di Montemonaco (AP), nel Parco Nazionale dei Sibillini, custodisce una pietra rinvenuta nel Lago di Pilato, un piccolo bacino idrico che si apre a 1981 metri di altitudine sul monte Vettore e che è conosciuto da escursionisti e appassionati di mistero per la sua bellezza e per una fama alimentata da innumerevoli e torbide leggende.

Nell’antichità si riteneva che i fondali del lago si aprissero direttamente nell’Inferno e che tra le acque fosse sprofondato il carro con il corpo di Ponzio Pilato.

Maghi, negromanti, cavalieri e stregoni, erano soliti sfidare le insidie della montagna per raggiungere il lago e bagnarvi i Libri del Comando consacrandoli a Satana, in modo da assicurarsi l’invincibilità e il dominio sul mondo.

La vicinanza della Grotta della Sibilla, spietata Regina delle montagne, nei secoli non ha fatto altro che alimentare i misteri legati a questi posti.

Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato

Anche la pietra custodita al Museo di Montemonaco, soprannominata la Gran pietra, ne racchiude uno. Sulla superficie levigata dalle acque reca delle lettere iscritte che fino a qualche settimana fa erano rimaste indecifrate e oggetto di numerose ipotesi.

Gli studi e le ricerche del professor Romano Cordella, esperto del territorio, hanno sciolto la questione: i segni scolpiti nella roccia hanno ripreso un ordine e la loro paziente lettura ha ricomposto i nomi di tre cavalieri spoletini che visitarono il lago intorno al 1500, presumibilmente negli anni 1520-1522.

Di essi, e in particolare di un tale Giordanu Ceciliu familiare di Saccoccio Cecili che possiede ancora una via intitolata nell’antica Spoleto, si ha menzione nei volumi della storia scritta da Achille Sansi.

Perché i tre cavalieri  percorso tanti chilometri e salirono fin lassù? La risposta non si saprà mai con certezza, ma potrebbe essere vero che la loro visita come quella di altri fosse legata alla reputazione magica del luogo.

Giordanu e i suoi sarebbero andati a chiedere alle forze occulte l’invincibilità e la potenza, virtù molto bramate dagli uomini d’armi, e a testimonianza del passaggio avrebbero inciso nella pietra i loro nomi. Oppure li avrebbero scritti perché così voleva il rituale di allora.

Certo è che proprio in quegli anni il Ceciliu fu coinvolto in un importante fatto storico collegato alla rivolta dei castelli della Valdinarco verso Spoleto.

Durante i conflitti che imperversavano numerosi venne ucciso il Governatore spagnolo Alfonso di Cardona parente della famiglia reale Aragona. La responsabilità del gesto fu addossata a Petrone da Vallo, uno dei capi della rivolta, indipendentista e spregiudicato ribaldo che successivamente venne catturato e arso vivo insieme al figlio.

Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato

Ma poiché a proteggere il Governatore erano stati chiamati quattro o cinque spoletini di rango tra cui il Ceciliu e i suoi amici, la sua morte creò seri problemi a Spoleto accusata di non aver coperto adeguatamente l’alto funzionario.

Forse il potere del Lago di Pilato quella volta non aveva funzionato a dovere ma la traccia del passaggio, almeno quella, ha resistito al trascorrere dei secoli. Proprio come resiste l'aura leggendaria di mistero che diventa quasi certezza quando lassù imperversano gli ululati e il rombo del vento, le tempeste di pioggia e neve e l'effetto straordinario della nebbia. 

Per vedere direttamente il Lago si può seguire uno degli itinerari in partenza da Foce di Montemonaco; l’escursione necessita di adeguata preparazione fisica. Questo il link con i riferimenti necessari.

(Foto: Il Lago di Pilato, la Sibilla appenninica, Blog.bar.it; la Gran pietra, Bimbieviaggi.it)


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