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[Il mistero della porta accanto] La pietra di Santa Varena

Da Queenseptienna @queenseptienna

Chi, almeno una volta nella vita, non ha sofferto il mal di schiena? Uno strappo muscolare, uno stiramento, un’ernia del disco o una colica renale possono fiaccare il fisico e lo spirito del più stoico tra gli esseri umani.

Ed è così che anti-infiammatori in pomata, in pillole o in fiale, fisioterapia e visite dall’ortopedico entrano con prepotenza nell’agenda del malcapitato, che si ritrova a guardare con terrore anche il semplice tragitto dal divano al letto.

E questo perché non tutti conoscono la Pietra di Santa Varena.

A pochi chilometri da Alessandria, infatti, nel piccolo borgo di Villa del Foro, si trova una chiesa, dedicata a questa Santa, in una parete della quale è murata un’antica pietra dalle presunte proprietà guaritrici nei casi di dolore alla schiena e ai reni: è sufficiente appoggiare la parte dolorante al masso miracoloso e recitare la preghiera apposita “Santa Vareina, fame guerì dal má dra scheina” (Santa Varena fammi guarire dal mal di schiena) per ottenere una rapida azione analgesica nei confronti dell’invalidante dolore.

Secondo la leggenda, infatti, la giovane Varena giunse in Italia nel IV secolo dopo Cristo in qualità di vivandiera della legione Tebea, inviata sulle Alpi ad arginare le frequenti incursioni delle tribù celtiche nelle Gallie.

Nella zona il culto degli antichi  dei era molto diffuso e la donna trovò, nella campagna dell’attuale alessandrino, un altare pagano. Decisa a testimoniare la fede nell’unico Dio, sollevò il pesante masso e lo portò al centro del piccolo borgo dove ordinò di costruire una Chiesa proprio su quella pietra.

Il masso che, per grazia di Dio, non aveva procurato alla giovane donna il benché minimo dolore, divenne quindi oggetto di una devozione che si mantiene viva ancora oggi, soprattuto in occasione della festa della Santa, che si celebra ai primi di settembre.

C’è da credere che la giovane Varena non abbia mai sofferto, nel corso della sua vita, di dolori alla schiena avendo in tal modo la possibilità di dedicarsi alla cura dei malanni altrui, come del resto indica il suo nome ( Varena, in dialetto locale significa “guaritrice”), fino a che la morte la raggiunse in un paesino sulle Alpi svizzere sotto forma di contagio dalla lebbra.

 


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