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Il mito di “Jack lo Squartatore” e similitudini con il “Mostro di Firenze”

Creato il 08 maggio 2014 da Giornalesiracusa

JacktheRipper

All’alba del 31 Agosto del 1888, un carrettiere diretto al lavoro notò un fagotto gettato a terra in Bucks Row, nella parte orientale di Londra. Quel fagotto si rivelò essere una giovane donna. Poiché la sua sottana era sollevata fin sopra ai fianchi, l’uomo pensò che la poveretta fosse stata violentata.

Le toccò il viso e si rese conto che era morta. All’obitorio, gli investigatori constatarono che la ragazza, che si rivelò essere una prostituta di nome Mary Ann Nicholls, era stata sventrata ed uccisa il 31 Agosto 1888.

Il cadavere presentava la gola tagliata e varie mutilazioni all’addome, con una concentrazione di pugnalate nella zona vaginale.

Una settimana dopo, l’8 settembre 1888, un altro cadavere venne scoperto nel cortile posteriore di un motel al 29 di Hanbury Street, sempre nello stesso quartiere di Londra: il Whitechapel.

Anche in questo caso, si trattava di una giovane donna, Annie Chapman, il cui corpo era posizionato come per uno stupro, con le gambe divaricate e le ginocchia sollevate. Essa, come Mary Ann Nicholls, era morta per strangolamento e sgozzamento; poi l’assassino le aveva selvaggiamente mutilato gli organi sessuali ed il torace fin sotto al ventre, estraendo alcuni organi interni dal suo corpo. Le budella e gli intestini erano stati sistemati a drappeggio su una spalla; e la vescica, la vagina, l’utero e le ovaie collocate accanto al cadavere.

Le mutilazioni sembravano rivelare una certa conoscenza della medicina e dell’anatomia umana. Questa nuova tipologia di delitti, così efferati e disumani, provocò un vero e proprio shock nella popolazione del tempo, che cominciò ad aver paura e a non sentirsi più al sicuro nemmeno in casa.

Londra cadde nel panico a causa di un assassino folle e sadico che si aggirava liberamente tra i suoi vicoli. Le donne sgozzate ed uccise continuavano ad affiorare dai vicoli di Londra con cadenza quasi settimanale e dozzine di squilibrati si recavano alla polizia rivendicando la paternità degli omicidi.

Alla fine di settembre, poi, l’agenzia di stampa Central News Agency ricevette una lettera nella quale si preannunciavano altri omicidi: “Sono a caccia di puttane e non la smetterò di squartarle finché non mi prenderanno”.

La lettera era firmata Jack lo Squartatore.

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Due giorni dopo il recapito della lettera, lo “Squartatore” colpì ancora per ben due volte nella stessa nottata.

Probabilmente ciò accadde perché, dopo aver tagliato la gola ad una prostituta svedese di nome Elisabeth Stride, l’assassino fu interrotto dall’arrivo di un carretto trainato da un cavallo e fuggì via nella notte, mentre il conducente, allarmato, lanciava l’allarme a squarcia gola.

Infatti, sul cadavere di questa giovane donna non vennero notate mutilazioni, segno che l’assassino venne interrotto nel suo macabro rituale. Il Killer, allora, proseguì per quasi un chilometro verso il centro, adescò una prostituta di nome Catherine Eddowes, la condusse in un angolo di Mitre Square e la uccise.

Un agente di polizia trovò il cadavere mutilato steso a terra con il viso squartato: aveva la gola tagliata e profonde mutilazioni al viso e al basso ventre. Gli intestini erano arrotolati intorno al collo della vittima e mancavano anche alcune budella e il rene sinistro che l’assassino portò via, presumibilmente, come “trofeo”.

All’alba del giorno successivo, prima ancora che la notizia del ritrovamento potesse diffondersi tra la popolazione, la Central News Agency ricevette una nuova lettera di “Jack lo Squartatore” il quale si scusava e si dispiaceva di essere stato interrotto e di non aver potuto spedire le orecchie della vittima come promesso (C’era stato, in effetti, il tentativo di mozzare un orecchio alla seconda vittima).

Un mese e mezzo dopo, il 9 Novembre del 1888, lo Squartatore commise il suo ultimo e più aberrante omicidio accertato. Stavolta adescò una prostituta irlandese di 25 anni di nome Mary Janette Kelly e la uccise nella sua stanza in un edificio di Miller’s Court a Londra.

La Kelly fu l’unica vittima a non essere uccisa per strada. Verso le 2 di notte, alcuni vicini sentirono gridare la ragazza, ma non ci fecero caso. L’assassino ebbe, quindi, tempo in abbondanza per mutilarne il corpo.

La polizia si trovò davanti una scena da film dell’orrore: la stanza era invasa dal sangue della vittima e la donna era sdraiata nel suo letto con la testa quasi staccata dal collo.

L’assassino le aveva scuoiato il cranio, tagliando via il naso e le orecchie. Parti dell’intestino erano appoggiati sulle cornici di alcuni quadri appesi alle pareti; il cuore era stato riposto accanto al corpo, su un cuscino inzuppato di sangue, e le mammelle erano su un tavolino ai piedi del letto. Un braccio era stato quasi del tutto mozzato ed il viso era tutto devastato.

Poi, all’improvviso gli omicidi cessarono. Il colpevole non fu mai identificato, anche se la Polizia dichiarò, in seguito, che il principale sospettato era un giovane avvocato di scarso successo che si suicidò, gettandosi nel fiume, poche settimane dopo l’ultimo omicidio.

La morte dell’assassino è forse l’unica ipotesi in grado di spiegare l’improvvisa fine della mattanza di Jack lo Squartatore, il più sadico, perverso e violento Serial Killer di tutti i tempi. Il caso di Jack lo Squartatore, verificatosi a Londra verso la fine del XIX° secolo, segna, dunque, la nascita in Europa dell’omicidio seriale moderno a sfondo sessuale.

Nessun altro assassino seriale, prima di questo, ha avuto la stessa risonanza mediatica. Forse, come spiegato dal Prof. V. M. Mastronardi dell’Università La Sapienza di Roma, e  Ruben De Luca, Criminologo, fervido collaboratore del Prof. Mastronardi ed autore insieme a lui di numerosi Saggi e Pubblicazioni, nel loro libro I Serial KillerIl volto segreto degli assassini seriali – Newton & Compton Editori (pag .95 e ss e pag. 658 e ss) proprio il fatto che nessuno è mai riuscito a scoprirne la vera identità ha contribuito ad alimentare la leggenda di Jack lo Squartatore.

Così come il caso di Jack lo Squartatore fece prendere consapevolezza, all’Inghilterra prima e al resto del mondo dopo, dell’esistenza degli assassini seriali, allo stesso modo il caso del “Mostro di Firenze” ha fatto prendere coscienza all’Italia che il fenomeno dei Serial Killer non era una peculiarità esclusivamente anglosassone.

Anche nel nostro Paese c’erano stati diversi casi del genere in precedenza, ma nessuno vi aveva prestato attenzione. Quando le gesta del Mostro irrompono in tutte le case degli italiani, tutti sono costretti a rendersi conto che, anche vicino a noi, esistono persone aberranti capaci di compiere azioni simili.

Per riassumere brevemente, gli inquirenti fiorentini sono stati convinti che il Mostro fosse un tale di nome Pietro Pacciani, contadino già condannato a diversi anni di carcere per un omicidio commesso nel 1951.  Successivamente, gli investigatori inserirono la presunta colpevolezza di Pacciani all’interno dell’attività di un gruppo di assassini e guardoni chiamati i “Compagni di Merende”.

Pietro Pacciani, dopo essere stato assolto in Corte d’Appello dall’accusa di essere l’assassino delle coppiette è morto e, probabilmente, la verità è stata seppellita con lui. Da subito, quast’uomo, ha incarnato la figura del perfetto

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“Mostro di Firenze”.

Nel 1951, il ventiseienne Pacciani scopre l’allora fidanzatina quindicenne, Miranda Bugli, che amoreggia nei boschi di Vicchio con un rappresentante di commercio, un certo Severino Bovini.

Pacciani li osserva per un po’, poi, nel momento in cui Miranda si scopre il seno sinistro, diventa preda di un raptus e si avventa sul Bovini uccidendolo con diciannove coltellate. Poi violenta la ragazza accanto al cadavere di Bovini.

Arrestato subito dopo dai carabinieri, viene condannato a diciotto anni di reclusione e rimane in carcere fino al 1964, anno della sua scarcerazione.

Pacciani torna a vivere a Vicchio arrangiandosi con diversi lavoretti da manovale. Nel frattempo sposa una ragazza bruttina e disturbata mentalmente con la quale mette al mondo due figlie. Nel 1987 Pacciani viene nuovamente arrestato e condannato a quattro anni e tre mesi di reclusione per con l’accusa di violenza carnale continuata ai danni delle figlie.

Pacciani è un uomo violento, un contadino ignorante, una figura spregevole senza alcun senso morale e capace di collere improvvise che sconfinano in atti di violenza fisica e verbale, quindi è “naturalmente” sospettabile.

Le attenzioni della SAM (SAM = Squadra Anti Mostro , creata ad hoc negli anni ’80 del XX° secolo per trovare una soluzione al caso, a seguito dell’enorme pressione esercitata dall’opinione pubblica nazionale) si appuntano su

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Pacciani nel 1989, quando viene notato il suo nome in un elenco di fascicoli che prende in considerazione i soggetti che in Toscana, sono stati detenuti nei periodi in cui il Mostro non ha colpito e sono stati, invece, in libertà quando ha agito.

L’esame della storia della sua vita non fa che accrescere i sospetti degli inquirenti e far convergere tutte le indagini su di lui. L’entrata ufficiale di Pietro Pacciani nell’inchiesta sui delitti del Mostro è datata 29 ottobre 1991, quando riceve l’avviso di garanzia per sette di otto duplici omicidi.

Il 16 Gennaio 1993, Pietro Pacciani riceve un ordine di custodia cautelare e il 15 Gennaio 1994 viene rinviato a giudizio per tutti gli otto duplici omicidi.

La pista investigativa dei “Compagni di Merende” si fonda sulla testimonianza di quattro testimoni chiave i cui nomi furono celati da un nome in codice costituito dalle lettere dell’alfabeto greco: Alfa, Beta, Gamma e Delta.

A un esame attento e approfondito si possono notare diverse similitudini fra “Jack lo Squartatore” e il “Mostro di Firenze”. Le citiamo a conclusione di questa nostra breve analisi:

Enorme copertura mediatica del caso. Paragonando il livello di sviluppo dei mezzi di informazione dell’Inghilterra Vittoriana a quello dell’Italia degli anno ’80 del XX° secolo, l’attenzione dedicata ai due casi è la stessa e li ha trasformati in due eventi-simbolo capaci di trasformare profondamente i comportamenti e le consuetudini di due popoli.

I due casi non sono mai stati risolti ufficialmente, nonostante la quantità industriale di ipotesi formulate sull’identità degli assassini. In entrambe le situazioni si è pensato che l’assassino potesse essere uno solo, una coppia, un gruppo di assassini, oppure i membri di una qualche setta esoterica bisognosa di vittime sacrificali e parti di cadaveri per effettuare macabri rituali magici.

La vittimologia è diversa, ma l’oggetto principale dell’odio dell’assassino è in entrambi i casi la donna. Jack lo Squartatore uccideva esclusivamente prostitute, mentre il Mostro di Firenze prendeva di mira le coppie, però l’uomo veniva sempre ucciso per primo e velocemente e l’assassino concentrava la sua furia sulla vittima di sesso femminile, praticando feroci mutilazioni.

In tutte e due le situazioni non c’è mai una violenza sessuale, ma sia Jack lo Squartatore che il Mostro di Firenze effettuano mutilazioni efferate sui corpi delle vittime femminili, in particolare l’escissione del pube, operando con tagli netti e precisi descritti dai medici legali e dai periti di entrambi i casi come azioni compiute da mani esperte.

L’ipotesi degli omicidi rituali commessi per ordine di una setta satanica è considerata una delle spiegazioni più plausibili delle due serie di delitti. All’epoca, infatti, gli investigatori inglesi ipotizzarono che Jack lo Squartatore potesse far parte di una setta satanica, per conto della quale effettuava dei violenti rituali di morte che avevano bisogno di sacrifici umani. In parallelo, uno degli ultimi filoni dell’investigazione fiorentina sostiene che il Mostro possa aver agito agli ordini di una pericolosissima setta che commissionava gli omicidi. I sostenitori più convinti di questa teoria sono Michele Giuttari e Carlo Lucarelli, i quali ritengono che le mutilazioni del pube e del seno sinistro servissero appunto a procurare feticci sessuali da usare all’interno di rituali satanici o di magia nera. Addirittura, gli autori sono convinti che possa esserci un legame ancora più diretto fra i due casi, ipotizzando che la setta possa essere la stessa in attività da secoli e che tramanda i propri rituali omicidiari nelle varie ramificazioni nazionali.

La supposta presenza di personaggi insospettabili e molto potenti dietro le due serie di delitti. Nell’inchiesta sul maniaco londinese, si è parlato più volte di un coinvolgimento diretto di membri dell’aristocrazia inglese, ipotizzando addirittura la responsabilità di soggetti facenti parte della famiglia reale. Allo stesso modo, nell’inchiesta fiorentina si è parlato spesso del possibile coinvolgimento di persone importanti, anche esponenti delle Forze dell’Ordine, in qualità di mandanti occulti dei delitti del Mostro. Sarebbe questo il motivo per cui, in entrambi i casi, le indagini sono sempre state destinate al fallimento, proprio per la necessità di coprire questi personaggi illustri.

La comunicazione con gli investigatori e l’invio di resti umani come messaggio di sfida agli inquirenti. Jack lo Squartatore sfidò la Polizia a più riprese, inviando lettere beffarde nelle quali invitava i poliziotti a catturarlo << se ne erano capaci >>, lasciò diversi indizi sulla sua identità e spedì anche dei plichi postali contenenti alcune parti dei cadaveri. Il Mostro di Firenze preleva un lembo del seno sinistro mutilato a Nadine Mauriot, la donna della coppia uccisa l’8 settembre 1985, e lo spedisce al sostituto procuratore Silvia Della Monica come atto di sfida.


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