Di origine fenicia era anche
Sèmele, figlia di Cadmo, fondatore e re di Tebe, come vedremo, il quale era, come Europa, figlio di Agènore. Zeus si invaghì di lei e ne fece una delle sue spose mortali, ma Era, sempre vigile, volle vendicarsi. Prese dunque l'aspetto della vecchia nutrice della principessa e si presentò a lei facendole sorgere il dubibo che il suo sposo non fosse, come affermava, il signore degli dèi. E poichè
Sèmele, ormai piena di sospetti, non sapeva che fare, le diede un perfido suggerimento: se voleva avere la certezza di non essere stata ingannata doveva chiedere a Zeus di presentarsi a lei radiante
di tutto il suo splendore divino. L'ingenua
Sèmele seguì il consiglio e, appena il suo celeste sposo le apparve, gli espresse il suo desiderio. Zeus ne fu turbato perchè tempo prima aveva promesso a
Sèmele che le avrebbe concesso tutto quello che lei gli avesse chiesto, e, d'altra parte, sapeva che, se si fosse mostrato a lei, mortale, avvolto nella sua luce celeste, ella non avrebbe resistito a quel bagliore e sarebbe caduta fulminata.
Ma invano cercò di indurla a rinunciare alla sua richiesta. allora, costretto a mantenere la promessa fatta, le si presentò tra lampi e fulmini sul suo splendido cocchio, e la sventurata
Sèmele cadde a terra, arsa da quelle luci. Zeus volle però salvare il figlio che stava per nascere da lei e, poichè era ancora troppo piccolo per venire alla luce, se lo cucì entro una coscia per farlo crescere lì al sicuro. Qualche tempo dopo il bambino nasceva: era un nuovo dio, l'allegro Diònisio.
Da questo mito è venuto il detto "nascere dalla coscia di Zeus" o di Giove, come lo chiamarono i Romani, per indicare un'alta nobiltà.
Leda e il cigno
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