“Il problema della finanza pubblica italiana è grave per il motivo, ben noto, delle dimensioni del debito. Il 1992 è stato per la Cee un anno di disavanzi pubblici elevati, anche a causa della riunificazione tedesca. Però se (…) nel resto della Cee il disavanzo corrente è stato dello 0,7% del Pil, quello italiano (6,2%) è stato di 8,9 volte tanto“.
Non quindi una locomotiva, ma piuttosto un “rimorchio”, come ha ironicamente chiosato il blogger Piero Valerio.
In secondo luogo, non ci si può dimenticare della vera chiave di volta del successo dell’export tedesco: politiche di moderazione salariale come le riforme Hartz, con le quali si è ottenuta una forma estrema di concertazione sindacale e si sono introdotte forme di sussidio diretto ed indiretto al sistema della piccola-media impresa. Quindi più flessibilità (con meno ipocrisia si dovrebbe dire “più precarietà”), meno potere negoziale dei sindacati e salari stagnanti, ma compensati da aiuti statali nella forma di trasferimenti e sussidi: un “neoliberismo dal volto umano“.
E questo poiché salari più bassi o che comunque crescono più lentamente della produttività, come spiega Wolf, consentono di deprimere la domanda e i consumi interni, creando le condizioni per massimizzare lo sfruttamento della domanda estera.
A questo punto, tuttavia, viene da chiedersi come una ricetta simile possa essere applicata alla totalità dei Paesi dell’Eurozona, come vorrebbero la Troika e gran parte dei politici nostrani. Se ogni Paese dell’Eurozona è costretto a puntare sulla domanda proveniente dagli altri Paesi membri, mentre ognuno si impegna a deprimere la propria domanda, come potranno tutti esportare contemporaneamente più di quanto importano?
Per chi è in buona fede, si tratta di una fallacia di composizione: se ci si alza in piedi allo stadio riusciamo a vedere meglio la partita, ma se lo facciamo tutti nessuno vede meglio. Fuori dal parallelismo calcistico, è evidente che le ricette fondate sul successo di un soggetto a discapito degli altri non possano essere applicate che da uno solo di essi; il più forte, logicamente.
Per chi è in mala fede, invece, si tratta della svendita degli interessi nazionali alle logiche del neoliberismo europeo.
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