Il momento della giornata che preferisco, in questa stagione e in questa casa, è la mattina presto.
Quando gli uccellini sono al massimo del volume e le persone al minimo.
Quando i gatti si godono il fresco fantasticando sui voli delle loro possibili prede.
Quando la giornata è tutta ancora da vivere, piena di promesse che in maggioranza non saranno mantenute.
Sono stanca, in questo periodo.
Il lavoro è lavoro. Non è la miniera, per carità, ma sono 10 ore del mio tempo che passo fuori di casa e 8 ore in cui uso il mio cervello per cercare di non farmi dare della statale scansafatiche.
Tornata a casa, c'è la casa. Da pulire, dipingere, pulire ancora, posare il pavimento. Sono contentissima di come sta venendo, ma che fatica.
E poi ci sono i bambini. Che ci seguono alla casa nuova, all'inizio un po' recalcitranti e adesso un po' più di buon grado. Ma si annoiano in fretta, e quella casa è troppo piena di cose con cui possono fare casino. Tipo sparpagliare le cose da buttare che Luca aveva così coscienziosamente radunato sotto un telo, e giocare alla casetta. Così tocca rimettere a posto e fare lavoro superfluo dopo quello necessario.
La sera, faccio qualche riga a maglia. Ho iniziato questo pattern qui con due gomitoli tinti di viola col papavero. È vero che fa caldo, ma, quando si alza un po' di vento, il contatto con la lana è ancora piacevole e confortante.
E poi non rinuncio alle mie follie. Per esempio, domenica sono andata da un'amica a prendere della lana di tosa e soprattutto a festeggiare i sette anni del suo bambino.
E domani faccio un giro al gattile dove fa volontariato un'altra mia amica, che adora Amelia e che mi ha invitata per vederla un po' prima delle vacanze.
Lo so, dovrei lavorare alla casa. Ma non voglio che i miei bambini arrivino a odiarla perché gli porta via mamma e papà.
A volte temo di arrivare a odiarla anch'io. Ma poi, alle sette di sera, mentre bestemmio contro gli inganni dei mobilieri svedesi, si leva il vento e gli alberi tutti intorno cominciano a frusciare.
Sembra che lo facciano apposta per rabbonirmi, e forse è proprio così. E io mi arrendo al loro fascino: con quella casa potrò litigare, anche di brutto, ma odiarla mai.