Mio articolo pubblicato su Formiche: http://www.formiche.net/dettaglio.asp?id=31164&id_sezione=115&blog=1
L’undici settembre è una data che da undici anni fa paura al mondo intero. Non dobbiamo dimenticare quello che ha significato il tragico attentato alle Torri gemelle, simbolo del Capitalismo e del potere economico americano. Da quel giorno sono cambiate molte cose nel mondo, in Europa e in Italia.
Che qualcosa è cambiato e sta cambiando, anche in Italia, è evidente. Anche nel nostro sistema politico. Oltre al Governo tecnico reggente, il cd. “Governo Monti”, ieri sera, undici settembre duemiladodici, ho assistito alla nuova stagione del programma televisivo di approfondimento politico più seguito dai telespettatori italiani, Ballarò.
Cosa è cambiato?
Il presentatore? No.
La copertina di Crozza? Nemmeno.
Gli ospiti? Beh si.
Alla prima puntata di un programma così importante, se qualcuno, sintonizzandosi su Raitre, si aspettava di vedere il pelato Bersani, il brizzolato Casini e il tinto Berlusconi, è rimasto deluso.
Ospiti di Giovanni Floris: il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il segretario della Lega Nord Roberto Maroni, l’economista Irene Tinagli di “Italia Futura”, il presidente di Assonime e della BNL Luigi Abete, il viceministro del Lavoro Michel Martone, il segretario confederale della Cgil Elena Lattuada, il direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti, il presidente di RCS libri Paolo Mieli, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli.
Il telespettatore medio italiano, quindi, invece di ascolatre le solite parole populiste e demagogiche dei soliti sessantenni della politica, che da 25/30 anni siedono in Parlamento, si è ritrovato invece, di fronte allo schermo, i giovani Renzi, Martone e Tinagli. Under 40. Con tanti capelli, del loro colore naturale, e un entusiasmo diverso.
L’Italia futura? Non so se Montezemolo e la sua Associazione abbiano trovato il giusto accostamento di parole, ma, fatto sta che assistiamo a qualcosa di nuovo.
Oggi analizzo un intervento. Quello del Viceministro al lavoro e alle Politiche sociali Michel Martone, che mi ha particolarmente colpito.
Si parte da una premessa: nonostante il miglioramento dello scenario complessivo internazionale, l’Italia continua a confrontarsi con una dura realtà.
Certo. A detta del Viceministro Martone, il Governo Monti si è trovato a dover porre in essere interventi e riforme difficili per affrontare una crisi che ha radici profonde. Nasce dalla poco lungimirante idea di accumulare il terzo debito pubblico del mondo, risultato di quarant’anni di spesa facile, dove l’Italia ha sprecato le proprie risorse. Dove si è dato credito ad aziende che non avevano mercato, non avevano futuro, e sono fallite.
“E la prima cosa che ha fatto questo Governo, la cosa più importante, è stata proteggere il valore di quello che l’Italia ha costruito in sessant’anni di storia repubblicana. […] Il valore dei nostri beni”.
Abbiamo attraversato un momento complicato, dove i rischi erano l’uscita dall’Europa, la perdita del nostro valore, il default.
Cosa è stato fatto?
Liberalizzazioni, Semplificazione, Riforma delle pensioni, Riforma del mercato del lavoro, Decreto Sviluppo.
Tanto è stato fatto, si sta facendo, e tanto ancora si deve fare. Si tratta di recuperare credibilità e solo adesso, dopo dieci mesi, questi interventi stanno raggiungendo i loro effetti.
Le parole di un Viceministro italiano di 38 anni, a me, che sono un giovane ragazzo laureato di 26, che si è da poco affacciato al mondo del lavoro, al mondo delle responsabilità, mi stimola e mi fa credere che si può cambiare rotta.
Vi lascio con due delle ultime frasi del suo intervento a Ballarò di ieri sera. Emblematiche. Vere. Ottimistiche. Quello che serve alla nostra generazione. Quello che serve all’Italia per un futuro migliore.
“Il momento più buio della notte è quello che precede l’alba”.
“Se l’Europa tornerà ad essere un’Europa che pensa alla crescita, anche nel nostro Paese le prospettive di sviluppo torneranno forti” (M. Martone).