Di Pier Francesco Prata il 20 gennaio | ore 16 : 44 PM
Continua il cammino del Grand Old Party nelle primarie per scegliere il candidato alla presidenza che sfiderà Barack Obama in novembre. Sabato si vota in South Carolina, e a poche ore dal voto la situazione è molto incerta, più di quanto si potesse immaginare solo qualche giorno fa.
I sondaggi, che finora hanno sempre attribuito un largo vantaggio al favorito Mitt Romney, nella giornata di giovedì hanno registrato un’impennata di consensi verso l’ex speaker della Camera Newt Gingrich, avvicinatosi notevolmente all’ex governatore del Massachusetts nella corsa allo stato del sud, che potrebbe rivelarsi l’ultima occasione per riaprire la partita da parte degli sfidanti di Romney.
Si è svolto ieri sera il dibattito organizzato dalla Cnn a Charleston. Newt Gingrich, incassato l’endorsement dell’ormai ritirato Rick Perry e il gradimento dell’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin, ha confermato il trend positivo, dando buona prova di sé. Il moderatore John King lo ha subito incalzato sulle accuse della ex moglie, che in un’intervista aveva dichiarato che il marito le propose un rapporto aperto, ma Gingrich si è detto disgustato dai media che proteggono Obama e la sinistra, accusando la CNN di utilizzare faccende private durante un dibattito presidenziale. L’attacco, scomposto ed esagerato, ha invece registrato un grande apprezzamento da parte del pubblico, che è esploso in un boato. La vittoria di Gingrich si è sviluppata tutta qui: nonostante la questione non si possa dire superata, l’imbarazzo dettato dall’intervista dell’ex moglie è stato ridimensionato, e quando Romney ha invitato il moderatore a “parlare di cose serie” dando il via al confronto, il pericolo per l’ex speaker è stato archiviato, nonostante in South Carolina le chiese evangeliche siano molto potenti e la sua condotta morale influirà sicuramente sul risultato di sabato.
è andato bene Rick Santorum, fresco vincitore delle primarie in Iowa dopo il riconteggio delle schede, che ha attaccato il candidato forte Romney sul tema dell’aborto e sulla riforma sanitaria promulgata da governatore, molto simile alla Obamacare tanto odiata dai repubblicani. Tralasciando l’oggetto estraneo Ron Paul, proprio Romney è sembrato il candidato più in ombra: le polemiche dei giorni scorsi sul suo rifiuto di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi sono continuate durante il dibattito: il tema fa storcere il naso ai militanti (durante il suo intervento sull’argomento alcuni lo hanno fischiato), e Romney rischia, rimandando la pubblicazione alla primavera, di rimanere sulla graticola per tanto, troppo tempo. Il fatto che il suo patrimonio sia tassato solo al 15% e la notizia non confermata che abbia un conto alle isole Cayman non aiutano a sgonfiare il caso, nonostante non si tratti di nulla di illegale. Per evitare attacchi su di sè, Romney ha spesso invitato gli altri candidati a rivolgersi all’avversario vero, l’inquilino della Casa Bianca Obama, apparendo debole e in difficoltà. Il dibattito si è trascinato fino alla fine senza troppi stravolgimenti, è l’ultimo scontro ed è immediatamente precedente al voto, nessuno ha voluto rischiare.
La notizia è che, per la prima volta da settimane, la vittoria di Romney non è data per scontata e c’è qualcuno che può insidiare il suo primato. Una vittoria di Gingrich in South Carolina forse non riaprirebbe la corsa alla nomination, ma potrebbe far vacillare alcune certezze e rendere Romney meno sicuro al comando, nonostante gli ottimi sondaggi in Florida (dove si vota il 31). La sensazione è che un candidato forte potrebbe impensierire seriamente l’ex governatore, ma finora i voti alla sua destra si sono divisi tra diversi pretendenti e i due rimasti in campo, Gingrich e Santorum, hanno posizioni troppo diverse su alcuni temi e sembra improbabile che uno dei due si ritiri, facendo convergere i suoi voti sull’altro. Lo stesso Paul, nonostante non abbia possibilità di essere candidato a causa delle sue posizioni radicali, mantiene un buon consenso e, al di là del suo risultato finale, i voti che è riuscito a raccogliere finora serviranno al futuro candidato repubblicano alla Casa Bianca.
I fantastici quattro dovrebbe rimanere tali fino al supertuesday, con Romney favorito ma destinato a raccogliere poco più della somma dei voti messi insieme dagli altri candidati, in un clima di incertezza aperto a ogni sorpresa. Ne vedremo ancora delle belle.