Il mondo alla rovescia

Creato il 19 giugno 2012 da Veritaedemocrazia

Il mondo alla rovescia ma forse dovremmo riconoscere che si tratta di cose che succedono solo in Italia: il generale dei Carabinieri Gianpaolo Ganzer, condannato in primo grado a 14 anni di reclusione per traffico di stupefacenti, falso e peculato e nonostante questo, in dispregio della decenza e di ogni più elementare norma di prudenza, confermato al comando dei ROS, uno dei reparti di eccellenza dei Carabinieri. Qualcosa in linea e in continuità con quanto successo per i vertici delle forze di polizia responsabili, almeno moralmente, almeno da punto di vista organizzativo, della macelleria messicana di Genova 2001 (definita da Amnesty International come "La più grande sospensione della democrazia in Occidente dopo la Seconda Guerra mondiale") che sono tutti rimasti al proprio posto o promossi fino al caso eclatante di Giovanni De Gennaro nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dal Governo Monti. E' il buco nero dell'illegalità italiana nel quale è stata inghiottita la nostra democrazia e che rappresenta la prima e principale causa, come afferma Luigi Zingales, del declino economico che ha condotto il nostro Paese sull'orlo del baratro del fallimento dello Stato. La vera anomalia italiana sulla quale il governo Monti - espressione delle oligarchie economiche, burocratiche, partitiche dominanti - ha colpevolmente omesso qualunque reale e risolutivo intervento.
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Il generale condannato che arresta i presunti anarchici

Riccardo Arena Giovedì 14 Giugno - www.ilpost.it 12 luglio del 2010. Il Tribunale di Milano condanna il generale Giampaolo Ganzer, attuale comandante del Ros, a 14 anni di reclusione e a 65 mila euro di multa. I reati sono gravissimi: traffico di stupefacenti, falso e peculato. Ganzer è stato inoltre interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. 13 giugno 2012. I Ros, sempre guidati dall’inamovibile generale Ganzer, arrestano dieci persone ritenute appartenenti a diversi gruppi anarchici. Ma non solo. Il generale Ganzer, felice del risultato, partecipa anche a un’affollata conferenza stampa organizzata nella sede del Comando dei Carabinieri di Perugia. Tutto normale? No. Non sembra proprio. Non è normale che un generale, che ricopre un incarico così importante nei Carabinieri, rimanga al suo posto nonostante fosse stato indagato, rinviato a giudizio e poi addirittura condannato a 14 anni di carcere per reati gravissimi. Né è normale che resti al suo posto nonostante sia stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. No. Non è normale. E non è da Paese civile. È evidente infatti che il generale Ganzer, proprio per l’importanza dell’incarico che ricopre, avrebbe dovuto sospendersi già al momento del rinvio a giudizio, figuriamoci dopo la condanna a 14 anni. Come è evidente che le Istituzioni avrebbero dovuto fare il necessario per determinare tale sospensione, cosa che non è stata fatta. Certo, il generale Ganzer è stato condannato solo in primo grado e quell’affermazione di responsabilità non è ancora definitiva. A settembre ci sarà l’appello e, come per tutti i cittadini, si dovrà essere lieti se alla fine del processo il capo dei Ros verrà riconosciuto innocente. Ma il punto ora non è questo. Il punto è: il rispetto del ruolo che si ricopre e, soprattutto, la credibilità che si deve avere per restare capo dei Ros. Domando: quale credibilità mostra di avere uno Stato che consente a un importante generale, condannato a 14 anni, di continuare a restare al suo posto e di proseguire negli arresti? Poca o nessuna. Una mancanza di credibilità che genera l’ennesimo ossimoro istituzionale: un generale condannato che arresta degli indagati. Stride non poco, vero? Ancora più stridente è poi vedere il Generale condannato mentre illustra i particolari degli arresti in una conferenza stampa. Tradotto: nonostante la condanna, si è deciso di lasciarlo al suo posto, senza nemmeno avere l’accortezza di evitare inopportune apparizioni. Lo stridio si fa ora insopportabile. Quanto poi alla Giustizia, un consiglio per l’uso: s tendere un velo pietoso su un processo penale, incapace di dare un valore concreto alle proprie condanne. Un processo che assomiglia sempre di più a una messa cantata (poveracci esclusi). Fonte: http://www.ilpost.it/riccardoarena/2012/06/14/giampaolo-ganzer/

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