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Il mondo capovolto

Creato il 25 ottobre 2010 da Dallomoantonella

Il mondo capovolto

Cosa accomuna  i conflitti  esistenti in  terra  santa  con  i conflitti esistenti in terra di camorra o di mafia?

Forse nulla,  se non che sono entrambi problemi scottanti e storici che possono avere un diverso ordine di priorità ed un diverso   ordine di impatto.

Il sinodo in questi giorni si è appena espresso sulla questione medio orientale, prendendo le distanze dagli estremismi e dalle violenze di cui Israele si è fatto ripetutamente protagonista.

Mi è sembrata una dichiarazione doverosa e necessaria, che semplicemente si attiene alla valutazione dei diritti di tutti nessuno escluso.

Le parole esatte del pontefice, come riportate da Repubblica, sono state:

“Da troppo tempo nel Medio Oriente perdurano i conflitti, le guerre, la violenza, il terrorismo”. La pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, in particolare degli stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti”. Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal medio oriente. ‘Chiedete pace per Gerusalemme’, ci dice il salmo (122,6). Preghiamo per la pace in Terra santa”.

Benedetto XVI non dimentica neppure di sottolineare che in certi luoghi di là dal mediterraneo non hanno esattamente una precisa tolleranza verso culti differenti dal loro, mentre che occorre permettere e divulgare ovunque la libertà religiosa che non è solo banalmente libertà di culto ma libertà di coscienza.

Poi mi sento di dovere accantonare questa questione così speciale per me che sono radicalmente filo cristiana e filo ecumenica, perché mi rendo conto che comunque Israele è lontano, è il nostro problema numero due, mentre abbiamo il problema numero uno, quello di avere numerosi comuni, numerosi territori, dal nord al sud, che sono terreno mafioso, che sono gestiti dalla mafia in tutte le sue varie espressioni e collusioni con la politica.

Si è mai espressa la Chiesa su questo delicatissimo ed urgentissimo e secolare  tema  tutto nostro?

Non si nega che l’abbia fatto, sia attualmente che nel passato, ma ritengo che l’impegno profuso per debellare questa piaga possa essere e debba essere da parte sua ancora infinitamente maggiore e più incisivo.

Quanto potrebbe una chiesa presente e radicata sul territorio incidere con più vigore sulla sensibilità della gente che da sempre per necessità convive con la mafia nei luoghi della sua vita quotidiana.

Non sto dicendo che il problema è solo della chiesa, abbiamo anche tutte le nostre regolari istituzioni che stanno facendo, sembrerebbe, la loro parte. (come  non menzionare l’eccellente lavoro portato avanti  con rigore  dai vertici dell Dia  e della Digos  in territorio  di mafia?)

E’ proprio di questi giorni l’arresto del boss mafioso Geraldino Messina, latitante da oltre undici anni; se ne stava tranquillo e beato nel suo covo a Favara, nel centro della sua terra e dei suoi interessi economici.

Sembrerebbe di potere gridare alla vittoria, ma non serve illudersi, se l’hanno trovato è forse perché qualcuno ce lo ha fatto trovare, perché ha pianificato già la sua successione, il suo subentrante, come è giusto che sia in una organizzazione che è il massimo dell’efficienza, della funzionalità e del radicamento sul territorio.

Non a caso   Blogsicilia, solo per citare  una delle fonti locali,  non festeggia, non sbandiera nessun telo trionfatore, rimane critico e lontano da ogni facile entusiasmo, come infatti si può evincere da questo articolo riportato da chi conosce da vicino la questione.

Fatti accaduti il mese scorso al sindaco di Cesa (Caserta) Vincenzo De Angelis  non sono certo una novità, non sono affatto isolati, non si possono certo ritenere motivo di festeggiamento e di abbassamento del livello di guardia.

Più ripenso a tutti i nostri problemi, ai nostri conflitti, alle nostre sciagure, e più il problema mafioso mi appare di gran lunga il più terribile, il più allucinante, il più satanico; mi si passi questo termine così cataclismatico  ed apocalittico,   a volte abusato; quando uso l’espressione satanico intendo proprio caricare qualcosa della peggiore delle sue negatività.

E’ satanico qualcosa che utilizza l’astuzia per raggiungere il proprio criminale profitto  finendo  per apparire  la parte buona del sistema  che opera  per il bene stesso degli altri.

Potremmo dire  che il satanismo (ossia  l’arte del male)  ci consegna letteralmente  un mondo  rovesciato, al contrario,  dove i valori  diventano  difetti  ed i vizi diventano   virtù.  Gli sprovveduti   ne diventano vittime  perché plagiate  da una forza a loro superiore;   i capaci  malintenzionati ne diventano protagonisti.

La mafia è sostanzialmente questo, un’organizzazione criminale perfettamente gestita, che non conosce fasi di arresto e di declino, nonostante i relativi e pur cospicui avanzamenti da parte delle forze dell’Ordine e da parte delle forze giudiziarie che hanno già sacrificato cadaveri eccellenti sull’altare di questa battaglia nostra, battaglia vicina, e non lontana.

E come non ripensare all’esperienza assolutamente tutta vivente e presente di   Roberto Saviano, che da quando ha denunciato la camorra della sua terra è stato oggetto di continue minacce e di continui attacchi mediatici e non solo, contro la sua stessa credibilità, come se fosse lui  il criminale da smascherare e non il libero e comune cittadino da proteggere?

Ma poi Saviano è solo   il più noto  di questi uomini coraggiosi per quanto  normali,  ce ne sono molti altri che agiscono con meno notorietà  ma non per questo con meno valore ed impegno. Come non menzionarli?  Come non sentirci  corresponsabili  di questa realtà   che tutti ci riguarda?

Come si pronuncia la Chiesa su tutto questo? Perché allora   non si fanno sinodi aperti anche su questa questione vicina e non lontana, ripeto  nostra e non di tutti, dolorosamente e vergognosamente   produttrice di morte e non di vita e di nessuna liberazione, alla quale piaga la stessa tacita presenza se non collaborazione della chiesa locale ha in parte  contribuito e dato la sua parte ?

Dov’è la terra promessa nella nostra bella Italia?  Chi sono gli israeliani integralisti  del nostro bel paese che non vanno a buttare bombe  (sempre per legittima difesa, questo è ovvio,  nessuno osi dire il contrario), non quelle fisiche, non quelle  che fanno stragi visibili,  ma quelle ben più silenti ed invisibili  che  tacendo  fanno comunque  danno,  fanno  rovine, fanno testimonianza al negativo,  perché lasciano un vuoto che viene  riempito  dagli altri,  che viene gestito da chi ha gli strumenti e gli interessi e l’organizzazione per farlo.

Una nuova via  che ci venga mostrata  con  un segno forte, incisivo, come solo la Chiesa  delle pastorali e delle omelie  e dei concili e delle bolle papali e delle encicliche e delle scomuniche  …. sa fare  quando fa propria una causa ; del resto ce lo deve  visto  che  da sempre si è  arrogata   la funzione di guida dell’umanità.

Credo che il nemico numero uno è proprio e sostanzialmente lo stare in silenzio, il tacere, il far finta di nulla,  addirittura a volte il depistare,  lo scoraggiare  ogni forma di rivolta, il proteggere  ogni forma  di  partecipazione,   il condividere di fatto  l’atteggiamento  di omertà che le persone di strada, spesso  poco armate, spesso sole, spesso abbandonate a se stesse, quando non esplicitamente indifferenti e partecipi, adottano come unica forma di garanzia della propria incolumità.

Occorre  invece  rompere il silenzio, incoraggiare le testimonianze, le denunce, le ribellioni; ma poi lo Stato è pronto concretamente  e non solo per enunciati  a fare la sua parte? Ma se non ci sono nemmeno i soldi per la cultura e per la scuola e per la sanità e per le forze dell’ordine, come si può pensare che ci saranno i soldi per i piani di protezione e di difesa di chi anche volesse denunciare e liberarsi dal peso della convivenza e della connivenza con il diavolo?

Si torna sempre qui, alla questione dei soldi che stanno dove occorre trovare la capacità di andare a prenderli.

Chi si candida a questo progetto? Quanto è disposta la Chiesa a finanziarlo? Quanto e come è disposta la politica a garantirlo?

Tutte le candidature sono bene accette.

Antonella dall’omo

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