Si preannuncia un settembre caldo ma non dal punto di vista del meteo: quel mese in Parlamento dovrebbe arrivare (il condizionale è d’obbligo) il disegno di legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso che andrebbe a riconoscere uno status simile in tutto e per tutto a quello delle coppie sposate. L’unica differenza sarà nel nome (non sarà un matrimonio) e nell’adozione (si potrà adottare solo il figlio del partner): in ogni caso una rivoluzione “arcobaleno” per un Paese come l’Italia che ancora non ha nessuna forma di tutela per le coppie dello stesso sesso.
Ovviamente non sono mancate le reazioni all’interno del mondo politico e furibondo è il senatore del Ncd Carlo Giovanardi, forte dei suoi 3.790 voti (4 percento) ottenuti come candidato sindaco al Comune di Modena: «La loro proposta, riservata soltanto alle coppie uomo-uomo o donna-donna che vogliono vivere more uxorio, parifica totalmente queste unioni al matrimonio, addirittura con un incomprensibile diritto alla reversibilità». Forse a Giovanardi sfugge che non tutte le coppie “uomo-uomo o donna-donna” vogliono vivere more uxorio (aldifuori del matrimonio) ma attualmente non hanno altra possibilità considerato che non esiste in Italia il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Resta incomprensibile perché Giovanardi consideri «incomprensibile» il diritto alla reversibilità (della pensione).
Contrario è – sempre per il Ncd – Nico D’Ascoli intervistato da Tempi che purtroppo riconosce l’esiguità numerica dei contrari ad una simile legge: «Il Parlamento è totalmente schierato a favore, oltre al Movimento 5 Stelle, anche la sedicente ala cattolica del Pd, Renzi in primis, è a favore di questo compromesso miope, come se non avesse effetti gravi sul paese. C’è poi il problema della stampa, che riesce a influenzare i parlamentari e l’opinione pubblica con campagne eticamente scorrette, in cui le cose vengono presentate per quelle che non sono». Purtroppo questa stampa è proprio un problema e questi parlamentari sono proprio dei creduloni. Nico D’Ascoli comunque ha le idee chiare e se la prende con la fretta con cui si arriva all’adozione di certi provvedimenti come nel caso del ddl anticorruzione: «Penso alla foga con cui è stato preparato il ddl anticorruzione, che unisce materie troppo diverse creando disastri. La norma sul riciclaggio, per esempio, rischia di punire con la stessa mano pesante chi ruba denaro per comprare un’azienda o chi lo fa per acquistare alimenti». In effetti è noto che chi non riesce a sfamarsi ricicli denaro sporco per sopravvivere.
Ma anche gli osservatori di area cattolica sono in subbuglio e sulla Nuova Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli se la prende con i politici cattolici: «Il problema è che sul tema della famiglia, nel mondo politico assistiamo a una omologazione culturale che è davvero impressionante. Il recente voto alla Camera sul divorzio breve lo ha messo chiaramente in evidenza: salvo pochi “ribelli” e la Lega anche i partiti del centrodestra si sono schierati compatti a favore di una legge che già banalizza il senso del matrimonio e della famiglia. E sulle unioni gay non c’è da aspettarsi granché di diverso: anche per alcuni di coloro che provengono dal mondo cattolico vige il pragmatismo della poltrona da salvare. O peggio: magari mettono a rischio la poltrona in occasione del voto sulla riforma del Senato, ma mai l’hanno fatto per salvare la famiglia o la libertà di educazione». Cascioli chiama addirittura alla “ribellione”: «Di fronte a questo spettacolo deprimente, soltanto dalla società può partire una ribellione che coinvolga anche le parti più sensibili del mondo politico e delle gerarchie ecclesiali. Da più parti si evoca un secondo Family Day – che nel 2007 riuscì a fermare la proposta di legge sui Dico, le unioni civili di allora -, o comunque una mobilitazione nazionale che ne faccia rivivere lo spirito. È venuto il momento di pensarci seriamente».
Pronte alla “pugna” anche associazioni cattoliche come Manif pour tous Italia che «annuncia battaglia sul disegno di legge introduttivo in Italia delle così dette “unioni civili” o “civil partnerships”». Per l’associazione di ispirazione francese «la famiglia riconosciuta col matrimonio, e dunque fondata sulla comunione di vita di un uomo e di una donna, ha il diritto, anche secondo l’art. 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, di veder rispettate e tutelate le sue impareggiabili specificità antropologiche e sociali; per esigenze di giustizia e proporzionalità, l’ordinamento giuridico deve far salve queste peculiarità distinguendole nettamente da qualsiasi regolamentazione di altre formazioni sociali». Forse per quanto riguarda la difesa della “famiglia riconosciuta col matrimonio” ben si addicono le parole della deputata cattolica Paola Binetti: «Se ben poco ha fatto la politica, pressoché nulla hanno fatto le associazioni familiari, concentrate su altri obiettivi, ma distratte rispetto alla vera posto in gioco». Insomma associazioni come Manif pour tous avrebbero ben altri obiettivi a cui mirare (magari a trovare un nome italiano) piuttosto che “annunciare battaglie” sul disegno di legge sulle unioni civili.
Una battaglia che si dimostra ben difficile da vincere da parte del mondo cattolico non solo considerando i numeri in un Parlamento che si avvia ad approvare la legge sul divorzio breve ma anche se si pensa ai cambiamenti avvenuti nella società italiana in questi ultimi anni: non solo stanno crollando i matrimoni religiosi a vantaggio di quelli civili ed aumenta la percentuale di bambini nati fuori dal matrimonio (ormai uno su quattro) ma il nostro è uno dei Paesi in cui è molto bassa è la percentuale di chi pensa che l’avere rapporti con persone dello stesso sesso sia immorale mentre il 51 per cento degli italiani crede che l’omosessualità sia una forma d’amore come l’eterosessualità. Insomma l’opinione pubblica italiana si dimostra “gay-friendly” e se nel 2007 il 65 percento riteneva l’omosessualità come un fatto normale oggi questa opinione è condivisa dal 74 percento (percentuale che sale all’86 tra gli under 29) ed addirittura il 77,2 per cento degli italiani è a favore di una tutela giuridica delle coppie di fatto. Insomma un campo ben difficile per la “battaglia” di associazioni come Manif pour tous. Resta solo un mistero: se la Manif pour tous “annuncia battaglia”, chi è il loro nemico?
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