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Il Mondo Che Verrà: Capitolo I

Creato il 20 settembre 2013 da Cristina Petrini @Hex1988
TÉTÉ & ALBERT
“Tété per l’amor del cielo vuoi scendere dal letto?”Urlò per l’ennesima volta mia madre entrando nella mia camera, che molto gentilmente lei amava definire “il caos in terra” e addirittura aggiungeva a questa sua simpatica battuta che il termine era riduttivo ed esso sarebbe stato senza dubbio meno confusionario di me.La mia camera sarebbe stata grande e ariosa se non fosse stato per il mio modo di tenerla e, secondo i miei genitori, ancora peggio per come l’avevo addobbata.Sopra le pareti di un rosso accesso campeggiavano poster e foto incorniciate di Dita Von Teese, Betty Page e qualsiasi personaggio simbolo dello stile Burleqsue che si rispecchiava in tutta la stanza: dalla nicchia che racchiudeva un tavolino e uno specchio, presi ovviamente rigorosamente in mercatini d'antiquariato, in stile anni ’50 che formavano il mio angolo beauty o dalla cappelliera accanto al letto con capelli antichi e talmente strani che alla fine mi era impossibile riuscire a mettere nelle situazioni di tutti i giorni. L’armadio davanti al letto poi era a 4 ante intarsiato con motivi che richiamavano la natura e la spalliera del letto, come le lampade, erano ricoperte dai foulard colorati che davano alla stanza una luce soffusa e d’atmosfera.Mio padre mi aveva aiutato enormemente a far sì che lo stile fosse a dir poco perfetto, anche se in un primo momento aveva fatto non poche storie. Non gli piaceva per nulla quella mia passione, come non gli piacevano molte abitudini che avevo. Infatti, abbiamo un rapporto conflittuale che, se non fosse per mia madre che fa da paciere, ogni volta finirebbe con litigate infinite.E’ che siamo due testardi e ammettere che uno di noi due possa aver torto o ragione è a dir poco impensabile, insomma il classico problema che si ha quando due persone sono troppe uguali.Ma anche con mia madre avevo i miei conflitti che principalmente riguardavano il mio disordine, come ad esempio i vestiti, i pupazzi, i quaderni o qualsiasi altra cosa che si potesse immaginare sparsi per la mia stanza e non solo! “Tété non mi va di correre tutte le mattine, quindi giù dal letto!”

Il Mondo Che Verrà: Capitolo I

Tété

“Albert ...”Mio padre era già pronto a chiamarmi affinchè mi svegliassi, ma, uscendo dal bagno con lo spazzolino da denti in bocca, gli sorrisi facendogli un cenno con il capo.“Potresti darmi la gioia di riuscire un giorno … un giorno solo a svegliare mio figlio?”Mi chiese così esasperato che io non riuscii a fare a meno di scuotere la testa e fare spallucce.Ero in gamba non ci potevo far nulla! Mi svegliavo ogni mattina 1 ora prima per poter leggere il mio adorato libro e 10 minuti prima dell’entrata trionfale di mio padre nella mia camera e delle urla di mia madre nella stanza accanto di mia sorella, incominciavo a prepararmi per il meglio.“E dato che ci sei, ogni tanto fa trovare in disordine la tua camera! Io e tua madre siamo esasperati nel non riuscire mai trovar nulla per sgridarti!”Lo ascoltai, rientrando nel mio bagno personale per sciacquarmi la bocca per poi raggiungere di nuovo la soglia dalla quale lo fissai standomene appoggiato sullo stipite mentre si guardava intorno.“Papà, se a differenza di quella troglodita che mi ritrovo come sorella, sono il figlio perfetto non ci posso far nulla! Chi ha ordine dentro di sé, ha ordine intorno!”Esclamai prima di aprire il mio armadio dove ogni capo d’abbigliamento era suddiviso attentamente per pesantezza e tessuto.“A volte mi chiedo da dove sei uscito sai? Ti aspettiamo giù per colazione!”“Ah ah …”Lo corressi subito voltandomi verso di lui, mentre si accingeva ad uscire.“Vorrai dire che mamma e Tété mi aspettano per colazione!”Dissi tranquillissimo tirando fuori la mia divisa di scuola e lo guardai alzare gli occhi al cielo prima di uscire e chiudere la porta.A differenza della camera di mia sorella, la mia era più piccola e molto essenziale. Le pareti erano semplicemente color crema e il letto era in coordinato con l’armadio e la scrivania rigorosamente in legno di ciliegio con linee semplici ed eleganti.Le pareti erano ricoperte con ordine maniacale, con una distanza tra cornice e cornice di 23 cm precisi, da copertine di libri a cui tenevo particolarmente o manifesti di scoperte scientifiche dell’epoca originale. Per il resto tutto era ordinato e preciso affinché tutto fosse sempre a portata di mano e si potesse trovare senza troppi problemi. Mia sorella per prendermi in giro mi diceva sempre che era fredda e impersonale come una camera d’esposizione in un negozio di mobili, ma io non ero d’accordo: era semplicemente organizzata.Finalmente Tété era pronta, anche se ci metteva un’eternità la mattina per essere perfetta, nonostante andasse ad una scuola privata che richiedeva rigorosamente una divisa e quindi non c’era molto da decidere, ma lei no! Lei doveva metterci in qualche modo sempre qualcosa di suo che la rendeva unica nel suo essere.I suoi lunghi e mossi capelli color rame erano sciolti e le ricadevano sulle spalle e la frangetta rigorosamente liscia era pompata sulla fronte, aveva un leggero ombretto naturale con il kajal che risaltava i suoi occhi azzurri dalle venature verdi. Non era una ragazzina molto alta, anzi era minuta e asciutta, ma il suo caratterino acceso e perspicace bastava a compensare tutto quello che in altezza poteva mancarle.“Finalmente ci hai fatto l’onore di raggiungerci!”Esclamò il padre, quando finalmente la vide scendere dal piano di sopra e raggiungere il resto della famiglia in cucina, dove la moglie stava già servendo la colazione.Il padre di Tété non condivideva gran parte delle passioni della figlia come la danza, le cheerleader e le feste a cui andava. Era un uomo giovanile e gioviale, ma che avrebbe desiderato una figlia meno popolare e nottambula che quasi con i suoi modi di fare sembrava non c’entrar nulla con il resto della famiglia. Bisognava ammettere che lui non era un uomo, un padre poi così normale e il suo svegliarsi la mattina e bere un buon bicchiere d’AB+ mentre il resto della sua famiglia si godeva il proprio caffé e latte n’era la dimostrazione.Ebbene sì, era un vampiro! Un vampiro relativamente giovane contando i suoi appena 110 anni compiuti! La sua era stata una storia strana e lunga: trasformato senza che lo volesse e lo decidesse da sua moglie aveva vissuto i primi anni rinnegando fortemente ciò che era e sperando con tutto il cuore di trovare una possibilità per tornare indietro. Sempre contrario al fatto di cibarsi di sangue umano lo faceva all’inizio cacciando animali e poi con il passare del tempo facendo spesa attraverso un “amico” negli obitori che gli vendeva sacche da trasfusione di qualsiasi gruppo sanguigno desiderasse.

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Albert

Sua moglie nonostante ciò era una semplice umana, un’umana che aveva conosciuto il giorno in cui era nata! Aveva lavorato molto come medico ed era stato proprio lui ad aiutare la madre di lei a metterla alla luce e non avrebbe mai pensato che un giorno, con la dipartita di un’ex moglie vampira fastidiosa e avvenimenti a dir poco dettati dal destino, proprio quel piccolo fagotto sarebbe diventata l’unica sua ragione di vita.La nascita e la creazione di una famiglia non erano nei loro progetti, per la logica spiegazione che essendo lui vampiro e lei umana ed entrambi contrari alla conversione di sicuro sarebbe stata una situazione che avrebbe un giorno avuto fine, ma tutto era arrivato come una valanga senza poter controllare nulla e alla fine il loro amore fu così grande da voler accettare quella sfida, seppur non si facevano progetti per il futuro.Per ora vivevano nella normalità che si erano creati, seppur apparente e provvisoria.Era stata dura spiegare e far capire tutto ai loro figli, ma lo avevano fatto e c’erano riusciti e, seppur sapessero che ora che si erano imbarcati in una situazione così delicata e importante, senza dubbio non potevano più solo pensare a loro quando si trattava di come gestire la cosa. Con Tété e Albert tutto era diventato più delicato e difficile e avevano responsabilità così grandi e così profonde nei loro confronti che seppur si sforzassero di essere una mamma e un papà qualunque, sapevano di non esserlo e che rispetto a dei genitori normali assicurare un futuro ai loro figli sarebbe  stato molto più difficile!Tété era sempre stata in contrasto con i genitori non soltanto per il suo carattere vivace, ma anche per il suo aspetto fisico totalmente diverso dal loro tanto che uscivano sempre battutine sarcastiche sul sentirsi chiedere se effettivamente quel pel di carota fosse effettivamente figlia loro.Appena la ragazza arrivò in cucina si sedette accanto al fratello più piccolo: loro avevano esattamente 4 anni di differenza, ma questo non serviva a farla sentire più di tanto superiore in quanto sembrava che lui colmasse tutto quello che a lei mancava.Albert non solo aveva gli stessi capelli castani e mossi del padre che gli donavano un non so che d’affascinante nonostante la tenera età, ma anche gli occhi azzurrissimi ed espressivi della madre. Da entrambi aveva preso anche l’intuito e l’intelletto seppur la sua mente straordinaria superasse quella di chiunque e a scuola eccelleva in tutte le materie scientifiche soprattutto la matematica facendo di lui un gran secchione e quindi a dispetto della sorella maggiore non aveva amici ed era ben tenuto a distanza da tutti.“Finalmente ti sei degnata …”Esclamò Albert vedendola raggiungerli.“Sai stavo facendo due calcoli e pensavo che se tu ti svegliassi semplicemente 5 minuti prima di come fai, usciresti in tempo per quando io mi alzo e ogni mattina non dovremmo incappare in questo teatrino …”“Tu mi cronometri? E poi anche se fosse non ho alcuna voglia di alzarmi prima, quando mi alzo mi alzo ok?”Rispose lei con quel tono di superiorità e strafottenza che aveva nei confronti del suo fratellino e di tutti. La verità è che lo detestava, era sempre perfetto e sapeva fare più cose di lei e questo la faceva andare su tutte le furie, era per lei una cosa completamente inaccettabile. Quando i suoi genitori gli avevano detto del suo arrivo lei si era aspettata immediatamente un piccolino da cullare e a cui insegnare a fare questo e quello e invece quel piccolo marmocchio si era dimostrato un acido saputello che non faceva altro che sminuirla giorno dopo giorno.“Pà quando deciderai di cambiare macchina?”Gli chiesi per l’ennesima mattina quando facemmo per entrare nella vettura. Non capivo come mai mio padre si ostinasse a tenere quella Ford Mustang del ‘69 completamente nera con quella ridicola riga blu che passava su tutta la sua lunghezza. Io la trovavo solo ridicola e imbarazzante soprattutto se ogni mattina doveva accompagnarmi a scuola.“Questo è un capolavoro di macchina d’epoca e poi quelle nuove fanno tutto quasi tranne il loro dovere! Ricordatevi sempre che vostro padre …”“… in epoche e momenti in cui non essendoci nulla si creava a dispetto da adesso che c’è tutto e si distrugge …”

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I genitori di Tété & Albert

Facemmo eco io e mio fratello, prima che mia madre scoppiasse in una risatina e mio padre ci squadrasse dal suo specchietto retrovisore.“E’ inutile che fate i pappagalli, è verissimo e se voi due foste nati solo una cinquantina di anni fa ve ne sareste resi conto!”Alzai gli occhi al cielo mentre iniziava con la sua solita ramanzina che ci propinava ogni volta che quell’ argomento usciva fuori e per salvarmi da quella tortura presi il mio Ipod nero, impreziosito con quelle graziose e fashion maschere adesive che vendevano con i brillantini, e me lo misi, ascoltando la mia adorata musica.Guardai fuori dal finestrino godendomi il paesaggio che mi sfrecciava sotto gli occhi. La mattina era sempre tra i miei  preferiti della giornata, il momento in cui potevo notare la città che si svegliava e ogni suo singolo abitante che si spostava con un motivo ben preciso: c’erano i colletti bianchi nervosi ed esagitati già con il caffé bollente e il cellulare in mano nelle loro ultra chic auto oppure per chi voleva farsi amico gli ecologisti in bicicletta e a volte anche a piedi che uscivano a frotte dalle stazioni delle metrò, poi c’erano le mamme ritardatarie che correvano con le loro piccole tribù di figli propri o dei vicini per portarli a scuola oppure semplicemente ragazzi come me che si davano appuntamento in un bar e dopo aver fatto colazione insieme si incamminavano verso scuola.Ognuno aveva un posto preciso dove andare, anche chi apparentemente poteva sembrare non averlo! Per quello mi piaceva la mattina, mi piaceva l’idea che...CONTINUA... QUICristina

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