Una lezione universitaria di Neuropsichiatria, seguita secondo il punto di vista di due degli studenti presenti, attenti solo a tratti, può riservare sorprese, specialmente se i due per gran parte della lezione flirtano e commentano con disegnini, gli stessi che fanno da cornice grafica alla storia.
Ci troviamo così immersi in un’intricata matrioska, un metaracconto per un metafumetto che oltre alla storia propone al lettore pagine da ritagliare, figurine da vestire, giochi enigmistici da risolvere.
Il protagonista della storia, Alfio Betiz, è un normale quarantenne che improvvisamente si accorge di avere una capacità singolare: a causa di “allucinazioni grafiche” riesce a “vedere” quello che dicono gli animali, le piante e gli oggetti inanimati; ai suoi occhi, questi dialoghi appaiono come infiniti sottotitoli, sospesi a mezz’aria in balloons gialli.
Molto presto, tutto ciò che solitamente fa da sfondo alle situazioni quotidiane s’impone come protagonista, attirando la totale attenzione di Alfio, che diviene di conseguenza sempre meno interessato ai rapporti umani e sempre più assuefatto al suo sguardo privilegiato su quello che è invisibile agli altri individui.
Il suo disturbo affascina anche una zelante psichiatra, Yvana Zedda, da sempre alla ricerca del caso clinico che possa fruttarle notorietà e prestigio. La dottoressa si innamora della patologia del proprio paziente, con cui instaura un rapporto morboso. Infatti, complice il fatto che Alfio si senta finalmente capito e apprezzato, i due si legano in una storia d’amore.
La dottoressa Zedda sembra però essere dedita più allo studio della sintomatologia di Alfio che alla persona in sé, tanto da spingere il poveretto a portarla all’estremo (Alfio finge di vedere parole anche dove non le vede) e da trascurare la cura del processo degenerativo che sta progressivamente portando l’amante-paziente alla cecità.
Alfio, una volta scoperto il suo triste destino, tenta una “scorpacciata di vedute”: cerca di interiorizzare il più possibile ogni sensazione visiva rimasta, in una sorta di enciclopedia dei tratti del visibile.
La cornice rappresentata dalla lezione universitaria, se da un lato fornisce al lettore la chiave interpretativa per comprendere il mondo di Alfio, dall’altro è uno degli elementi di un gioco di scatole cinesi collegato al personaggio di Yvana Zedda e, in senso più ampio, al mondo della psichiatria tout court.
Scarpa utilizza la personalità di Yvana, “innamorata” della malattia del suo paziente, come punto di partenza per prendersi gioco della deformazione professionale che hanno alcuni psicologi per la ricerca dei casi clinici più eccentrici e fuori dal comune.
Per la rappresentazione visiva della follia di Alfio Massimo Giacon utilizza il suo caratteristico stile pop, elaborato e colorato, muovendosi con maestria fra uccellini cinici e pessimisti che si scagliano contro il buonismo disneyano, palazzi e condomini che si scambiano pareri sulle abitudini dei propri inquilini, demoni della devastazione scambiati per souvenir, stelle che si riorganizzano in nuove costellazioni, semafori che litigano tra di loro.
I bianchi personaggi della storia ben si stagliano sui paesaggi dai toni sgargianti. Lo stile visivo cambia e si modula in base al racconto, le vignette non sono mai stilisticamente ridondanti, alcune tavole si avvicinano all’infografica: il ritmo della narrazione così non può che essere tanto bizzarro quanto quello dei pensieri dei personaggi che la popolano.
Le conversazioni sceneggiate da Tiziano Scarpa sono coerenti con l’eterogeneità degli interlocutori e vertono sugli argomenti più diversi, dalla banale quotidianità a questioni più impegnative, anche in aperta polemica con l’evoluzione della società.
Il disegno a fumetti è strumento e insieme soggetto della storia: scorrono in primo piano scenari urbani dai colori contrastanti e brillanti, in cui edifici parlanti prendono vita e compaiono vignette con personaggi allegorici e stilizzati, logorroiche etichette, stralci di lettere scritte a mano, citazioni di testi e immagini provenienti dalle fonti più disparate, il tutto presentato con originali layout (si va dal Capitale di Marx al globo oculare usato dalla band “The Residents”, che rinvia ai due punti cardine della storia: il senso della Vista da un lato e il concetto psicoanalitico di Inconscio dall’altro).
Giacon ci offre una ricchezza grafica che impreziosisce i metalivelli della storia con immagini dal sapore talvolta metafisico, in cui i piani della realtà si mescolano e sovrappongono e traduce in disegni dettagliati e strutturati attraverso forti/energiche dominanti cromatiche la propensione di Alfio a porre l’attenzione sulle realtà meno conosciute.
La grafica e il brillante ritmo narrativo, che non trascura il colpo di scena finale e i “bonus” a chiosa del libro, collaborano a creare un immediato coinvolgimento del lettore.
Il volume, impreziosito dal formato orizzontale e da una rilegatura di qualità, offre allo stesso tempo stimoli visivi e spunti riflessivi che la coppia Scarpa/Giacon ha saputo orchestrare in modo originale, vivace ed efficace.
Abbiamo parlato di:
Il mondo così com’è
Massimo Giacon, Tiziano Scarpa
Rizzoli Lizard, 2014
pp. 112, cartonato con cofanetto, colori – 16,00 €
ISBN: 978-8817075176