Il mondo di Arthur Newman di Dante Ariola
Creato il 07 novembre 2013 da Spaceoddity
Rubare una vita, quella di un uomo morto, e lasciare che la propria identità vada dispersa tra le congetture altrui, tra i malumori delle esistenze lasciate a metà. Così Wallace Avery diventa Arthur Newman (Colin Firth). E poi incontrare una donna, una ragazza splendida, che sembra aver rinunciato anche lei a quello che aveva e cercava qualcosa tra le vite altrui: si fa chiamare come la sorella e abbrevia il nome in Mike (Emily Blunt). Insieme percorrono le strade di un'America provinciale e senza tempo, un'America che preferisce i suoi luoghi comuni, i suoi spazi archetipici e privi di identità alla sua storia, perfino al suo presente.
Il mondo di Arthur Newman (2012, tit. or. Arthur Newman) di Dante Ariola (su sceneggiatura di Becky Johnston) richiama un po' trame ben note ed è, in tutto e per tutto, una favola. I suoi protagonisti hanno una possibilità che molti sogniamo, i soldi per sopravviversi, la possibilità di essere "nuovi" ("new man", nuovo uomo, appunto) e devono "solo" guardarsi l'uno dall'altra, ma anche imparare a conoscersi. Proprio qui, però, viene il difficile: perché nessuno dei due è come si presenta, ciascuno impasta la sua esistenza con quella di altre persone, inventa, nega, ritratta. Costruiscono insieme la loro identità e un rapporto che sembra anch'esso in prestito da altre vite. Il loro legame è faticoso e ancillare, sebbene invasato da una fortissima intesa sessuale, tutto ciò che rimane loro è il patrimonio di desiderio e di emozioni. Spiano le coppie, entrano nelle loro case, ne imitano gesti e l'intimità che sembra regnare tra di loro. E rinunciano alla propria.
Impareranno presto, d'altra parte, cosa vuol dire sottrarsi alle loro responsabilità, alla loro vita, lasciare sulla propria pelle le tracce di un'altra esistenza e doverla negare di continuo, smettere di vedersi in un modo e provare, come abiti, altre modalità, costringendo quasi lo spettatore a chiedersi: e tu, che tipo sei? Cosa dovrebbero fare per essere te? Quant'è facile essere quello che noi per anni abbiamo tanto ricercato? Trovarobe di esistenze, in un supermarket alla luce del sole o annidato nelle diverse case, nei diversi set, Arthur e Mike, a loro spese, impareranno anche qualcosa di più importante e delicato: cosa significhi sottrarre la propria storia, la propria biografia alle vite altrui. Come dire che la nostra identità ci riguarda, e ci impregna fino in fondo, ma investe anche altre persone, e direi: soprattutto altre persone nel suo stesso costituirsi e prendere sostanza.
Questo road movie ha tantissima carne al fuoco, forse troppa: Il mondo di Arthur Newman è un film impegnativo, se vogliamo anche lento, fondato sulle tappe del rapporto che si crea tra i due protagonisti. E, se non fosse che Emily Blunt è davvero magnifica, bellissima e sempre donna, mai un'espressione falsa, sempre tutto vero e toccante, insostituibile nel ruolo; se non fosse che Colin Firth è molto bravo e che i comprimari - in particolare la sua compagna Mina di Anna Heche e il figlio Grant di Sterling Beaumon - non fanno rimpiangere altri nomi, anzi; se non fosse che c'è la professionalità, insomma, direi che il film non funziona. Ci sono momenti ripetitivi e prevedibilissimi, alcuni caratteri non sono ben definiti: oltre alla lentezza e al senso di incompiuto - forse dovuto a un montaggio "impressionista" poco efficace - direi che Il mondo di Arthur Newman se non annoia, comunque non sorprende. Non c'è varietà e non c'è dinamica in una fotografia comunque bella, in sostanza non c'è il genio che una trama così complessa richiederebbe. Però c'è l'idea, e l'idea è attuale e merita comunque una seria discussione.
Potrebbero interessarti anche :