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Il mondo e il confine – fra Fantastico e Realismo

Creato il 09 maggio 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Il mondo e il confine – fra Fantastico e RealismoSebbene categorizzare sia un’impresa fallita in partenza, soprattutto per l’esistenza di ibridazioni in diverse percentuali, a volte può essere proficuo combattere una battaglia che si sa di non poter vincere, allo scopo di ottenere comunque informazioni utili.

Proviamo dunque a capire quali siano i limiti del fantastico. Parlare di circoscrivere un macro-genere come questo è complesso e richiederebbe uno spazio maggiore di quanto questo articolo ne concede. Tuttavia se ci focalizzassimo su un punto particolare, forse sarebbe possibile tracciare una fascia – se non una linea – di demarcazione.

Il confine più semplice – io credo – è quello con il realismo. Ci troviamo davanti a una realtà che conosciamo, una realtà del possibile di cui siamo capaci di descrivere i limiti. Dall’altra parte abbiamo proprio il suo inverso: la deriva verso l’impossibile. Restringiamo dunque il campo, e cerchiamo di capire cosa c’è nel mezzo. Da un lato passiamo dal fantasy classico, creazione di mondi e creature in un universo difficilmente sovrapponibile al nostro, all’urban fantasy. Ma ancora più plausibile è la fantascienza, che si affida proprio al rigore scientifico per creare un mondo altro come futuro (o passato sconosciuto) del nostro mondo.

Plausibilmente siamo giunti al limite dal lato della letteratura fantastica. La fantascienza – ancor più quella ambientata ai giorni nostri – è l’anello della catena che collega il fantastico al realismo. Dall’altra parte passiamo dal realismo più quotidiano – citando magari il Naturalismo e il Verismo – fino al realismo magico. Quest’ultimo è un realismo che si spinge all’individuazione – e perché no alla creazione in senso Kantiano – della realtà da parte dell’intelletto, del singolo. La realtà si soggettivizza, perdendo l’aura di rigore che aveva avuto al suo estremo opposto.

È interessante notare come il punto d’incontro sia il più irrazionale del realismo e il più razionale del fantastico. Ma se pensiamo in senso inverso, di fatto ci troviamo in entrambi i casi a una razionalizzazione dell’irrazionale. Nel fantastico è più evidente: dalla fantasia si passa alla realtà plausibile (anche se spesso improbabile). Nel realismo si passa dall’osservazione di un mondo caotico alla sua lettura in chiave razionale.

Il mondo e il confine – fra Fantastico e Realismo

Jorge Luis Borges

Un esempio di tale razionalizzazione può essere La scrittura del dio, un racconto di Borges. In questo testo possiamo vedere il protagonista geometrizzare le macchie sul manto di un giaguaro e leggere al suo interno un codice, un messaggio della sua divinità. È convinto che se lo leggesse potrebbe diventare il signore del mondo.

Ci troviamo in un terreno friabile. Da una parte può sembrare che un racconto di questo genere esuli da ogni razionalità. Ci sembra il delirio di un folle, più che l’approdo alla ragione. Tuttavia è innegabile che ognuno di noi abbia le proprie concezioni della realtà. Anche solo il vedere differenti forme nelle nuvole è un esempio pratico di questo concetto. E dunque quello di Borges non è che un’estremizzazione di ciò che è davanti agli occhi di tutti: siamo noi a interpretare la realtà, secondo i nostri strumenti e la nostra esperienza. Da questo punto di vista il realismo magico – e non solo: rientrano tutti quei testi che razionalizzano la realtà, come Palomar di Italo Calvino – porta ordine in un mondo caotico, e dunque si spinge verso la razionalità, lasciandosi alle spalle la mera osservazione della realtà propria del Naturalismo. Un’osservazione, quella, che non prevedeva alcuna interpretazione. Nel naturalismo c’era l’occhio. Nel realismo magico si aggiunge la mente.

Dunque la parete c

Il mondo e il confine – fra Fantastico e Realismo
he divide il realismo dal fantastico è la razionalità, ma non nel senso in cui potevamo intenderlo prima. Se la ragione è il punto d’incontro, allora sia il realismo che il fantastico si allontanano l’uno dall’altro inoltrandosi nell’irrazionale, come fosse un percorso speculare. La differenza, l’unica se escludiamo quelle più pratiche ed evidenti, è che il realismo compie questo moto oggettivando il suo occhio, oggettivando il mondo. Il fantastico, invece, attraverso l’allontanamento da quello stesso mondo. Una differenza minima, pare, che tuttavia rende esistenti due universi con molti punti in comune, ma che al contempo sono distanziati da un numero sconfinato di divergenze.

Maurizio Vicedomini



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