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Il mondo è impazzito?

Creato il 27 febbraio 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

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di Giovanni Palladino

Alcuni giorni fa la famosa banca americana JPMorgan ha comunicato una notizia davvero strana per i non addetti ai lavori: nella prima settimana di febbraio nel mondo si sono scambiati $3.600 miliardi di titoli di Stato (in prevalenza tedeschi, svizzeri e giapponesi) con rendimenti negativi.

Molti si sono chiesti: possibile che esistano tanti risparmiatori così sprovveduti da essere disposti a non ricevere alcuna remunerazione dal loro investimento e anzi di acquistare un titolo di Stato pagando un interesse allo Stato stesso invece di riceverlo?! La risposta è: sì, è possibile, è una “scommessa” che può chiudersi con un buon guadagno. Lo si è visto lo scorso gennaio, quando la Banca Nazionale Svizzera è stata costretta a rivalutare di oltre il 20% il franco svizzero. Gli stranieri, che possedevano titoli o depositi in questa valuta, li hanno così venduti con un buon guadagno. Pertanto, pur avendo pagato il costo di un tasso d’interesse negativo, non sono stati affatto sprovveduti, perché alla fine l’investimento ha reso.

Hanno la stessa speranza gli investitori non tedeschi, che oggi possiedono titoli di Stato in euro “made in Germany”, e gli investitori non giapponesi possessori di titoli in yen, senza ottenere alcuna remunerazione. Il loro ragionamento è: se l’Europa si spacca, l’euro della Germania avrà più valore della dracma e della lira (qualora la Grecia e l’Italia fossero costrette a tornare indietro); e se l’economia del Giappone si riprende, lo yen si rivaluterà.

Sono “scommesse” rese possibili dalla grande fragilità del sistema monetario internazionale (perché si regge su un dollaro “drogato”) e dalla eccessiva finanziarizzazione dell’economia mondiale. Il problema è che stiamo vivendo su troppi debiti (pubblici e privati) e stiamo dando troppo spazio alla speculazione puramente finanziaria (denaro che va alla caccia di altro denaro, senza dare alcun contributo alla economia reale e in tal modo danneggiandola).

Questa tendenza si è aggravata da quando le Banche Centrali degli Stati Uniti, del Giappone e dell’Europa hanno deciso di “riparare” il sistema con la cura sbagliata: le operazioni di “Quantitative Easing” (QE) o di politica monetaria espansiva. È sbagliata, perché non fa altro che aumentare il peso del debito pubblico e privato, porta artificialmente i tassi d’interesse vicino allo zero o persino sottozero e fa aumentare la “vis” speculativa, dando maggiore spazio alle “scommesse” con le operazioni nei “derivati”. Tali operazioni andrebbero invece eliminate dai mercati finanziari, per far riprendere a questi la loro vera funzione di servizio e di sostegno all’economia reale.

Intanto il dollaro è sempre più forte, ma è “drogato”, perché il debito pubblico Usa è coperto per ben due terzi dalle banche centrali e da altre istituzioni finanziarie pubbliche, e solo per un terzo da risparmiatori privati, che evidentemente non si fidano del dollaro e della bontà della “droga” (il QE). Wall Street è euforica, ma è la classica euforia prodotta dal denaro troppo facile. Dopo l’inevitabile scoppio di questa ennesima “bolla”, si dovrà mettere mano a una seria riforma del sistema monetario internazionale. Lo esigono la pace e lo sviluppo economico mondiale.


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