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Il mondo è un paese. Inizio di una storia. (P.1)

Da Nicolamondini

L’Italia è una provincia, vivere in Italia vuol dire vivere in provincia , forse vale anche il contrario, lettore mio, non so , probabilmente si , molto probabilmente no. L’Italia non è nazione di grandi città , lo è per rare anzi rarissime eccezioni, forse nemmeno per quelle , o forse si.Milano e Roma sono i più grandi paesi d’Italia, l’Italia è il più grande paese d’Europa. Io vivo in Italia, in un paesino, che è forse il più piccolo dei paesini , molto più piccolo di Roma o di  Milano, troppo piccolo perché possa essere paragonato ai grandi piccoli paesini delle altre nazioni di questo nostro mondo , lettore mio.Se non avessimo vissuto per così tanto tempo tutti in un piccolo , tanto piccolo, paese oggi saremmo l’America, ma noi siamo l’Italia, e rimarremo l’Italia , anche quando Roma diverrà più grande e Milano più internazionale , perché da noi l’inglese rimane la lingua straniera e non la seconda lingua da conoscere e la prima di cui avere padronanza, noi viviamo, nasciamo , moriamo e viviamo da italiani e da paesani, perché ognuno di noi ha nel cuore un campanile, ognuno di noi ha nel cuore un vicino, una donna , un uomo, incontrato ogni giorno per strada, ognuno di noi vivrà sempre da paesano e da paesano dovrà morire, e quando, lettori miei , tenteranno di convincervi che siete diventati cittadini, bhè allora dovete iniziare a temere per voi stessi, per le vostre idee , per la vostra coscienza. Allora dovete chiedervi se state ancora vivendo, se non v’hanno tolto l’aria per respirare, se siete ancora capaci di essere quello che volete. Se un giorno avrete dimenticato il rumore delle campane …quel giorno starete per morire, allora non scappate e se lo fate portate sempre con voi una corda, un pezzo di spago, un filo d’erba che vi ricordi da dove venite , perché anche quando avrete raggiunto Roma o Milano scoprirete d’essere arrivati in un altro paese , un po’ più grande ma sempre un paese…con il suo campanile, il suo parroco e suoi problemi, vedrete il cielo e vi sembrerà quello della vostra terra, e tutt’intorno vi sembrerà una guerra…non disperate siamo tutti paesani, e a casa tutti ci dobbiamo tornare. Quando andate a Roma o Milano cercate un palazzo, uno di quelli alti , magari con qualche bell’androne e qualche attico,  fate in modo che abbia delle belle finestre, se non ne dovesse avere cercatene un altro, salite  le scale, fatevi aprire il portone da un paesano, e poi correte, come se steste correndo per le strade del vostro paese, arrivate al’ultimo piano e spalancate le finestre , cercate la vostra terra , i vostri ricordi , i vostri paesaggi e se non li vedete… immaginateli , se non ci riuscite chiudete gli occhi , più forte che potete e volate con la fantasia, danzate con il tempo, con quel tempo che v’ha cullati , ricordate e soprattutto fate in modo di non dimenticare.  Solo quando l’invenzione sostituirà il ricordo, iniziate a temere , temete e scappate, correte con tutta la vostra forza , con tutta la forza che avete nelle gambe, tornate al vostro paese , sedetevi sulle panchine, respirate l’aria che vi fu compagna di giovinezza ,aspettate che le campane suonino, che la gente passi e vi riconosca, e se non dovesse accadere correte loro in contro, poi ripartite, andate anche lontano senza mai dimenticare le campane. Se un giorno sarete qualcuno non dimenticate quel qualcosa da cui nasceste, non dimenticate la vostra gente perché se dovesse essere accaduto non sareste più nessuno. Ognuno di noi ha una storia, una storia d’amore, storia di santi , di martirii. Storia di sangue , di famiglie, storie che ci accompagnano  e che vivono quando noi dormiamo , quando noi moriamo. Ogni storia è la storia d’un uomo e d’una donna , d’un bambino e d’una figlia, è la storia di un paesano e di un paese, con le sue vecchie, le sue donne, i suoi uomini, e le sue puttane, le sue sgualdrine , senza paese non esiste storia senza paesani non esiste mondo. Anche New York un tempo fu un bel paese , ma i newyorkesi si sono dimenticati il suono delle campane.

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