"L'uomo con la testa rovesciata" di Marc Chagall
C’è tempo fino a domenica prossima 27 marzo per visitare le 138 opere del pittore bielorusso e di adozione francese Marc Chagall, ospitate al Museo dell’Ara Pacis di Roma. Le opere (tele e dipinti), realizzate tra il 1917 e il 1982, provengono in parte da collezioni private, per la prima volta rivelate al pubblico, in parte dal Musée National d’Art Moderne Centre Georges Pompidou di Parigi.
La mostra mette in evidenza il legame dell’artista con la tradizione ebraica e il suo rapporto peculiare con le avanguardie del Novecento, in particolare con il Surrealismo. Il rifiuto di un ordine classico dettato dalla tradizione, dunque una critica netta verso una razionalità cosciente che i surrealisti ponevano al centro del loro “manifesto”, viene assorbito totalmente da Chagall e trasmutato in qualcosa che non può essere rinchiuso dentro un particolare “ismo”. Lo dice lui stesso con chiarezza: «Non vorrei essere simile agli altri, voglio vedere un mondo nuovo».
Allora ecco lo spazio viene capovolto e supera le leggi gravitazionali (“L’uomo con la testa rovesciata”, 1919) così come nei sogni. Perciò questa è la mostra per chi ama affacciarsi su questo universo surreale e onirico in cui comandano l’amore e una cabala mistica e scaturiscono pace e sicurezza anche dal dolore.
I suoi quadri spiegano bene quanto sia difficile penetrare la realtà e farsi penetrare senza maschere protettive. Eppure le sue opere sembrano dare una risposta alla domanda: se siamo su questa terra per vivere, perchè allora dobbiamo proteggerci dalla vita? Chagall riesce a trovare – e le sue tele ne sono un testamento – uno “stare comodo” nella dolorosa realtà facendosi aiutare da ciò che reale non è.
L’esposizione è curata da Maurice Fréchuret, direttore dei Musei nazionali del XX° secolo delle Alpi Marittime, ed Elisabeth Pacoud-Rème, responsabile delle collezioni al Musée National Marc Chagall.
Marc Chagall all’Ara Pacis di Roma