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Il mondo surreale dei bambini e la scrittura che alimenta la fantasia, frutto o seme di creatività?
In una giornata d’estate mi è capitato di osservare un gruppo di bimbi giocare sulla sabbia. Non avevano con sé playstation o giochi dell’ultima generazione, ma per giocare si erano fatti bastare semplicemente ciò che in quel momento stava sotto l’ombrellone insieme con loro. Abbarbicati in tre su un lettino da spiaggia, stavano organizzando la loro imminente partenza.
“Facciamo finta che….”, diceva il primo: “La nostra barca sta per partire.”“E allora?” rispondeva la bimba“Allora, ci vogliono le provviste e i nostri bambini”.La terza della combriccola a questa frase aveva depositato sul lettino da mare scarpe e secchielli, palette e vestiti. Ascoltandoli parlottare scoprivi che tutto quel mare di cose lì con loro, erano i loro figli. Per l’occasione, un paio di infradito da mare taglia quarantadue si erano trasformate in bimbi da portare a bordo di una “sdraio-vascello” che a momenti sarebbe partita per un lungo viaggio in Africa.
I racconti dei bambini sono naturalmente surreali, perché il loro mondo supera la realtà e abbatte ogni confine nel tempo e nello spazio. La concezione del tempo si sviluppa lentamente nei piccoli e viene rafforzata dalla scuola che ancora i bambini alla realtà. A otto anni con l’ausilio dei tempi verbali, la scuola insegna ai più piccoli ad organizzare ciò che vivono su diversi piani temporali: ieri, adesso, domani. Con il tempo, lo spazio intorno acquista il senso del reale, perché vi ci è naturalmente imbrigliato, e la verità, diventa la rappresentazione ideale del mondo circostante. È così che una ciabatta che a cinque anni ha le sembianze di un bimbo che solca il mare sopra una “barca-lettino da spiaggia”, a dodici è solo l’infradito “Avaianas” alla moda di papà.
Le classificazioni temporali e quelle spaziali ridimensionano il mondo dei bambini contestualizzandolo alla realtà. Il processo evolutivo dei bambini plasma e tramuta la loro rappresentazione del mondo e la scrittura creativa diventa un importante strumento educativo per sviluppare la fantasia dei più piccoli e abituarli a immaginare mondi possibili al di là di quello reale.
La fantasia è una facoltà umana che gli uomini possiedono fin da piccoli, ma con l’andar degli anni sembra atrofizzarsi, mandata in frantumi da troppa realtà. Coltivare la capacità di stupirsi e immaginare ciò che non c’è, ma potrebbe esserci, abitua l’uomo all’imprevedibile, lo rafforza e lo rassicura insieme, perché un mondo che si può immaginare, è un luogo in cui è possibile perdersi e ritrovare traccia di sé.Inventare storie con i bambini è un gioco per interrogare la realtà, spostandone i confini e svelando le apparenze di ciò che sta oltre il visibile.
Nella “Grammatica della Fantasia” Gianni Rodari paragona la parola ad un sasso gettato a caso nello stagno della mente dei bambini, capace di produrre onde di superficie talmente travolgenti da scandagliare fondali in profondità.Nella storia de “L’uomo di niente” (Favole al telefono, G. Rodari, Einaudi) una parola continuamente reiterata e posta accanto a nomi sempre diversi, descrive un mondo surreale in cui la fantasia è il segreto per non smettere di stupirsi.
«C’era una volta un omino di niente. Aveva il naso di niente, la bocca di niente, era vestito di niente e calzava scarpe di niente. Si mise in viaggio su una strada di niente che non andava in nessun posto. Incontrò un topo di niente e gli domandò:Non hai paura del gatto?No davvero rispose il topo di niente…L’omino di niente era tanto stanco di tutto quel niente che si addormentò. E mentre dormiva sognò che era un omino di niente, e andava su una strada di niente e incontrava un topo di niente e mangiava anche lui i buchi del formaggio, e il topo di niente aveva ragione: non sapevano proprio di niente».
Organizzare un laboratorio di scrittura per i bimbi della scuola elementare permette di avvicinare i più piccoli alla lettura e far loro sperimentare la scrittura come momento “del fare” con la lingua. I bambini adorano fare per sperimentare sulla propria pelle, ma non sanno aspettare né “fare le cose” rispettando un ordine prestabilito. Per imparare a parlarsi e riuscire a farsi capire occorre prima di tutto saper ascoltare e rispettare regole precise. Scrivere con i bambini è un’esperienza ludica ed educativa, poiché in un laboratorio di scrittura le parole divengono veri e propri giocattoli da sperimentare.
Prima di iniziare a scrivere occorre prendere dimestichezza con le parole, usarle e plasmarle, un po’ come se stessimo tirando fuori da un cassetto i nostri attrezzi da lavoro.In un “laboratorio di parole” i ragazzi prendono coscienza della naturale consistenza di un nome. Ogni parola: si sente, si vede e si tocca. Seduti in cerchio i bambini pronunciano un nome, lo tengono tra le mani, poco prima l’avevano scritto, nel modo che preferivano, su un foglio e mentre lo pronunciano, lo mostrano a tutti. Ma una parola si può anche toccare. Ripiegati su se stessi i foglietti vengono inseriti in un vaso di vetro da cui ognuno ripescherà la sua nuova parola-chiave che servirà per creare una vera storia.
Un racconto è prima di tutto un’idea fatta di molte parole che disegnano lo scheletro di un plot. Un’idea che con tante domande s’illumina e si può raccontare. Chi? Con Chi? Dove? Quando? Cosa Fanno? Cosa dice lui? Cosa dice lei? Cosa dice la gente? Come va a finire?Mentre una voce fuori dal cerchio pronuncia tutte le domande, i bambini del gruppo rispondono con la loro parola.
Sulla lavagna la nostra storia è diventata una costellazione di stelle che appartengono tutte al medesimo cielo, domande-parole divenute pianeti, tra loro distanti e apparentemente inconciliabili che troveranno un posto ben preciso nel nostro racconto.
Una volta identificati, con le risposte, i personaggi principali e quelli secondari, l’incipit, l’intreccio e il finale, i ragazzi in cerchio creano dal vero la loro storia, ognuno sprigionando dalla fantasia la propria risposta alla domanda della lavagna e rispettando la trama che si disegna via, via ad ogni turno di parola.
Il risultato è surreale e straordinario. La fantasia trasforma le parole in frammenti di storia che si congiungono come puntini nel cielo della nostra costellazione di domande e chiude il cerchio dei ragazzi tramutandosi in un racconto che supera la realtà. Ora, non ci resta che scrivere!
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