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Il mondo tridimensionale nella realta’ e nei media

Creato il 08 ottobre 2010 da Occhioalgolf

Pubblicato in Mymarketing.net (http://www.mymarketing.net/index.php?art_id=1045&sez_id=&sez=MEDIA)

 L’invasione del  3D continua!

All’inizio di ottobre per la prima volta, nella storia della televisione italiana, uno degli eventi golfistici più importanti, la Ryder Cup, è stato trasmessa in 3D. Ovviamente non è stato possibile per tutti gli italiani partecipare a questo “debutto” della tv tridimensionale in quanto per poter visionare l’evento golfistico era necessario un televisore in 3D con appositi occhialini ed essere abbonati a Sky con decoder HD. Attualmente in commercio si trovano solo tv che utilizzano occhiali attivi, dotati di lenti ricoperte da una pellicola a cristalli liquidi, oscurate alternativamente per l’occhio destro/sinistro e sincronizzate via wireless con le immagini stereoscopiche visualizzate.

Questo però è solo un primo passo per la tv italiana, in quanto è sempre più diffusa nei negozi la vendita di televisori tridimensionali che in un futuro potrebbero essere senza occhialini ponendo una lente angolata davanti a un gruppo di pixel: l’occhio destro ne vede alcuni mentre il sinistro ne vede altri.

Il “fenomeno” del 3D è scoppiato al cinema già dal secolo scorso. Più precisamente il primo film in 3D “The Power of  Love” fu girato negli Stati Uniti nel 1922. Questo film, oggi andato disperso, fu il primo lungometraggio distribuito nelle sale ad un pubblico pagante. Per quanto riguarda l’Italia, il primo lungometraggio, “Nozze vagabonde” venne girato nel 1936. Prima ancora i lungometraggi l’effetto tridimensionale, con ripresa angolata e non frontale in modo tale da apprezzarne di più la profondità, venne creato dai fratelli Lumièrè per proiettare il filmato “Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”, una ripresa di 45 secondi del 1895.

L’immagine tridimensionale, o anaglifo (dal greco anaglyphos: scolpito sopra), può essere statica, nel caso in cui si parli di fotografia, cioè due foto sovrapposte di uno stesso oggetto  fotografate da due macchine fotografiche che lo inquadrano da angolazioni differenti, e dinamiche, nel caso in cui si registrano immagini in movimento da due cineprese con angolazioni differenti.

Nella vita reale anche il nostro organismo ha due cineprese perfette, i nostri occhi, distanti tra loro circa 6 centimetri, che inquadrano un soggetto statico o dinamico e lo registrano per poterlo vedere in stereoscopia. Questo a patto che entrambi gli occhi abbiano una buona visione, naturale o corretta.

Gli oculisti da tempo utilizzano il test stereoscopico per valutare la buona visione di entrambi gli occhi. Lo stereo test, con occhialini polarizzati, si esegue facendo vedere ai giovani pazienti un disegno “doppio”, ad esempio una mosca, e si chiede di prenderne le ali con entrambi le mani. In assenza di visione binoculare l’immagne apparirà piatta e quindi non sarà possibile rilevare le ali. Con questo test si riescono a scoprire difetti di vista in uno dei due occhi ed eventualmente correggerli con esercizi ortottici, con occhiali o con bende occlusive per far lavorare il cosiddetto “occhio pigro” (tecnicamente “ambliopico”).

In pratica il mondo tridimensionale, oltre al piacere di visione di immagini “in rilievo” proprie dei media: televisione, cinema, computer; può essere visto anche come una possibilità reale di screening nei bambini. Ricordiamo infatti che lo sviluppo delle cellule deputate alla visione, coni e bastoncelli, è massimo quando l’occhio è più plastico e modificabile e, se non viene stimolato alla visione, ed eventualmente corretto in presenza di difetti visivi o strabismo nei primi anni di età, mai più sarà possibile farlo. Proprio di questo si parla in un libro, “Vedere e rivedere” di Susan Barry. Questa neuroscienziata, moglie di un astronauta della Nasa, scrive come ha cercato in tutti i modi di allenare, durante la sua vita, il suo occhio ambliopico per poter finalmente vedere “in rilievo”.

 Solo due macchine fotografiche possono produrre una immagine statica tridimensionale. Solo due cineprese possono registrare un filmato tridimensionale. Solo due occhi con buona visione possono far vedere tali immagini, statiche o dinamiche, in 3D.

Gli occhialini servono solo a filtrare e distribuire lo spettro dei colori ai due occhi; le fibre nervose del nervo ottico e la corteccia cerebrale deputata alla visione, daranno vita alla visione “in rilievo”.

Tra qualche anno probabilmente tutti avranno nelle loro case almeno un televisione o un apparecchio elettronico in 3D e per questo è bene conoscere se la vista tridimensionale ha un effetto positivo o negativo per i nostri occhi.

Nel mese di marzo il Ministro della Salute ha emanato una circolare (http://www.normativasanitaria.it/normsan-pdf/0000/34853_1.pdf)  che controindica ai bambini di età inferiore ai sei anni di vedere filmati in 3D.

A questo proposito è stata fatta un’intervista all’oculista dott. Domenico De Felice, trasmessa il 15 maggio 2010 nel programma “L’Altra Televisione” di Telereporter  (http://sanitasana.wordpress.com/2010/05/16/sanitasana-allaltra-televisione/).

Egli ha fermamente dichiarato che vedere i film in 3D, sempre più diffusi nelle sale, non ha effetti negativi per i nostri occhi, quindi non deve esserne controindicata la visione ma, al contrario soprattutto nei primi anni di vita, può essere molto utile per effettuare un indagine di massa e cercare di prevenire una patologia che colpisce il 4% della popolazione italiana.

Come dire vedere in 3D vuol dire anche vedere meglio. Vedere in 3D, oggi con TV, cinema e computer, come tempo fa semplicemente con una specie di giocattolo, il view master, che proiettava in controluce due immagini uguali ai due occhi, può essere terapeutico.

 Diffondiamo quindi attraverso i media il mondo 3D, apprezzandone i lati positivi, in modo tale da ottenere, nel mondo reale, un beneficio agli…..”occhi della gente”!

Arianna De Felice


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