
L’ultima volta che l’ho visto, qualche anno fa, eravamo entrambi in attesa, all’alba, dell’apertura di un’edicola, nel piccolo porto di Sant’Angelo a Ischia. Mi parlava di comuni conoscenze cominciando da Eliseo Milani e da quella sua Bergamo dove Togliatti aveva parlato di “sofferta coscienza religiosa”.
Lo avevo conosciuto (anni sessanta) in un viaggio “politico” in Jugoslavia, con una delegazione del Pci. Eravamo ospiti a Opatija (Abbazia) nei tempi dell’autogestione di Tito. Lo ricordo in riva al mare con tra le mani un poderoso volume di György Lukács. Durante ogni riunione con i rappresentanti del partito ospite faceva domande impertinenti sul futuro dell’autogestione. Non si accontentava di quanto dicevano e aveva una fissazione: “Quando pensate che sarà superato il mercato?”. Una domanda che oggi, mentre siamo preda dell’ira funesta dei mercati mondiali, potrebbe far riflettere. E le sue uscite facevano imbestialire un anziano compagno della delegazione italiana che, immagino, lo avrebbe radiato anzitempo.
L’ho rivisto altre volte. Ad esempio a una Festa dell’Unità a Bologna, quando una voce dalla platea gridò “abbronzato!” denunciando le passioni sciistiche di Lucio e cercando così in qualche modo di offenderlo. Ma la foto più bella che ho nella testa è sotto il portone di casa mia. C’erano Lucio Magri e Michelangelo Notarianni (prima “Unità” e poi “Manifesto”) e cercavano insieme di far partire uno scassato motorino. E alla fine l’aggeggio partiva. E loro, abbracciati, si allontanavano allegramente.