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Il Mozart dei canestri

Creato il 22 ottobre 2013 da Pivo

Il Mozart dei canestri
Drazen Petrovic A 15 anni comincia la sua carriera da professionista nel Sibenik, a 16 anni è già titolare e a 18 anni ancora da compiere trascina la sua squadra alla finale di Coppa Korac persa contro il Limoges.
Passa al Cibona Zagabria nel 1984, squadra in cui milita suo fratello Aza: scudetto al primo anno e 112 punti dicasi CENTODODICI PUNTI in una partita contro l’Olimpia Lubiana. 43,3 punti di media in campionato, 2 Coppe dei Campioni nelle due stagioni successive, 4 scudetti, 1 European Cup, colleziona titoli di Mvp come Mike Bongiorno Telegatti. Gioca a basket, parla di basket, guarda solo il basket: è un amore maniacale.
Viene ingaggiato per una cifra stratosferica al Real Madrid dove, ovviamente, continua a dominare ogni singolo minuto sul parquet.
L’approdo, logico, nella Nba.
Sappiamo tutti che l’inizio della sua avventura americana è molto complicato, a Portland non gioca mai. E’ una Nba diametralmente opposta a quella di oggi: gli europei venivano impiegati come i congiuntivi nei talk show. Il passaggio ai Nets e l’esplosione. Gli americani cominciano a capire chi hanno di fronte. Tutti tranne un certo Vernon Maxwell degli Houston Rockets “Deve ancora nascere un bianco europeo in grado di farmi le scarpe”. Petrović lo saluterà con la manina a fine partita dopo avergli messo nella faccia 44 punti.
A New Jersey chiude le stagioni a oltre 20 punti di media ed ha una personalità talmente forte ed eccezionale che per lui sfidare Michael Jordan, Isiah Thomas o Magic Johnson è come giocare contro chiunque altro. Sarebbe pronto per andare in una franchigia da titolo e nell’estate del ’93 mezza Nba farebbe carte false per averlo. Ma non sapremo mai se sarebbe davvero approdato in un team da titolo, se avrebbe conquistato l’anello. Purtroppo.
L’uomo non c’è più, ma la sua memoria rimarrà per sempre fortissima.
“Mi sfidava, mi insultava in quattro lingue. Adoravo giocare contro di lui. Per me è il miglior tiratore che abbia mai visto” - Reggie Miller
(Cit. La Giornata Tipo)

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